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Conte a processo ma cambiare sarebbe folle. Gazidis va a tentativi. L'ipocrisia degli stadi chiusi. Spegnete il Var: non funziona

Conte a processo ma cambiare sarebbe folle. Gazidis va a tentativi. L'ipocrisia degli stadi chiusi. Spegnete il Var: non funzionaTUTTO mercato WEB
lunedì 13 luglio 2020, 15:19Editoriale
di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb

Che non sia l'anno perfetto per Antonio Conte lo sanno tutti. Conte in primis. Solitamente l'allenatore leccese impiega poco ad entrare nella testa e nel cuore dei suoi calciatori. Al primo anno fa la differenza, al massimo scema negli anni successivi. All'Inter non è andata come tutti credevamo, eppure, i presupposti c'erano tutti. Giocare per vincere, in un campionato senza Milan, Roma e Napoli, non è uno sconto da poco. La Juventus, quest'anno, vincerà per manifesta inferiorità altrui. La Lazio ha mollato sul più bello perché per giocare ogni tre giorni serve una rosa lunga o si paga. L'Atalanta corre ma non è pronta per il tricolore e le altre si sono fermate troppo presto, o addirittura non sono proprio partite. Conte ha fallito la sua prima stagione nerazzurra. E' un dato di fatto e il famoso bicchiere non è mezzo pieno né mezzo vuoto; è semplicemente un bicchiere di carta e non di cristallo. Da qui a dire, però, che Conte deve andare via ce ne passa. Nel calcio non ci sono le mezze misure e, spesso, non sappiamo neanche pesare le parole. Punto 1: siamo delusi da Conte, avrebbe dovuto fare di più, sbaglia a lamentarsi sempre e gli hanno costruito una signora squadra da potenziare ulteriormente in questo mercato. Punto 2: Conte deve avere la possibilità di continuare la costruzione della sua squadra e deve riprovare il prossimo anno a fare quello che non gli è riuscito quest'anno. Una società seria e prestigiosa come l'Inter non può giudicare solo i risultati come i tifosi al bar, deve saper giudicare anche il lavoro fatto in questi primi 10 mesi e correggere dove sono stati commessi gli errori. Quest'anno, poi, non ci sarà tempo per ritiri, preparazione e amichevoli quindi bisognerà ripartire da dove ci si era interrotti. Conte aveva un ottimo vice che era Angelo Alessio. Il suo perfetto alter ego. Silenzioso, tattico e riflessivo. Un po' come Gigi Riccio a Napoli con Gattuso. Queste figure sembrano secondarie ma non lo sono affatto e sono fondamentali per un allenatore. Stellini è un ottimo allenatore ma cambiare abitudini e uomini al proprio fianco non è il massimo anche quando ti chiami Conte. L'allenatore leccese ha commesso degli errori evidenti ma, forse, la cosa più grave che notiamo è che sembra aver perso la fame e la cattiveria che aveva alla Juventus. Insomma, la Nazionale e soprattutto l'esperienza inglese ci hanno riconsegnato un Conte leggermente imborghesito. E per uno che fa della cattiveria agonistica la sua forza non è il massimo.
Se all'Inter c'è il mal di pancia di Antonio Conte, al Milan c'è il mal di testa di Ivan Gazidis. O meglio: il mal di testa sta venendo a noi. Il Milan va a tentativi. Si gioca la carta Leonardo, finisce l'anno e la butta sotto il tavolo. Ci prova con Gattuso e lo lascia andare senza capire che la rifondazione era già iniziata proprio con Rino. Va su Boban-Maldini e Massara e li brucia tutti e tre. Concede la grande chance a Giampaolo in panchina e lo silura senza neanche avergli dato un anno per giudicarlo. Pioli è, invece, il tappabuchi che va bene in ogni mese della stagione e per tutte le stagioni. Il classico maglioncino che porti dietro e indossi solo se fa freschetto. Ora, nel gira la ruota di Gazidis, l'asticella si ferma sulla bandiera tedesca.

Altro esperimento a casaccio nel periodo peggiore; chi arriverà dovrà imparare la lingua, conoscere le strutture, studiare il calcio italiano, fare mercato con i giovani e il tempo per fare tutto questo andrà dal 3 agosto al 12 settembre. Non è proprio il massimo per programmare una rifondazione. Certamente non è un progetto che partirà morto alla nascita perché andando a tentativi, prima o poi, la carta giusta ti arriva. Non è così, però, che il Milan potrà rinascere. I fondi nel calcio, almeno in Italia, non stanno dando grandi risultati. Dalla A alla C. Ci vogliono direttori capaci che conoscano il nostro campionato e non servono dei manager che con il calcio italiano non hanno nulla a che fare.
L'ipocrisia degli stadi chiusi continua e la speranza è quella di vedere le ultime giornate con la gente sugli spalti. Il Governo, sul tema calcio, ha fallito su tutta la linea. Non voleva la ripresa del Campionato e c'è stata. Voleva il calcio in chiaro e non c'è stato. Adesso gli stadi chiusi sono l'ennesima ipocrisia per condannare un sistema che già fa fatica a ripartire. Se prendiamo un aereo la distanza è di mezzo centimetro, abbiamo riaperto giustamente discoteche, cinema e ristoranti. In spiaggia siamo tutti ammassati come è sempre stato e dobbiamo tenere 20 persone in stadi da 80 mila posti. Perché? Che significato ha tutta questa pagliacciata? Gli stadi vanno riaperti e anche subito. Ci pensi la Lega, intervenga la Federazione ma il Governo del calcio provi a far ragionare il Governo delle contraddizioni.
Un ultimo consiglio, se possibile. Spegniamo questo Var che ha davvero rotto. Se volete vedere una partita di calcio bisogna aspettare la ripresa dei campionati Primavera e serie D. La serie A rischia di diventare inguardabile oltre che falsata. I rigori che vengono dati (a tutti) sono senza senso. Abbiamo arbitri scarsi, completamente rimbecilliti dalla tecnologia. Un uso eccessivo di uno strumento che dovrebbe essere invisibile. Quei rigori non si possono fischiare. Il braccio sarà sempre leggermente attaccato o staccato al corpo e o cambiamo l'essere umano oppure ci ritroveremo sempre a fischiare dei rigori assurdi. Basta anche finire le azioni quando è evidente il fuorigioco. Si tiri su la bandierina e amen. Non esultiamo quando già tutti abbiamo visto che l'attaccante è in posizione di fuorigioco di tre metri. Cosa paghiamo a fare gli arbitri se non chiamano neanche un fuorigioco di un metro? Ridiamo peso alla terna e quando sbaglierà li criticheremo ma è giusto che l'uomo si assuma la sua responsabilità e venga dato spazio al gioco. Il Var serve per vedere quello che un arbitro non può vedere. Il caso di Patric (Lazio) a Lecce è l'emblema di come e a cosa serva il Var. Un giocatore morde l'avversario, a palla lontana, nessuno può vedere. Il Var vede e interviene. Rosso e 4 giornate di squalifica. A questo serve il Var. Torniamo al calcio che ci piace perché siamo stati capaci di distruggere una tecnologia utile per il dettaglio, facendola diventare l'ossessione di uno sport bellissimo.

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