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Cagliari, l'addio di Ranieri: "Solo una volta sono riusciti a farmi cambiare idea"
Claudio Ranieri, allenatore del Cagliari, parla a Sky Sport dopo la sconfitta interna contro la Fiorentina, ultima sua partita sulla panchina dei sardi: "Difficile descrivere, non sono uno che sa raccontare molto. Ma da stamani che mi sono alzato ho capito che era una giornata bella, diversa dalle altre. Questo grazie ai ragazzi che hanno fatto risultato a Reggio Emilia. Ringrazio il popolo sardo che mi ha coccolato fin dai primi giorni 35 anni fa".
Come hanno provato a convincerla a non andarsene?
"Sanno che quando dico una cosa è quella. L'unica volta in cui l'hanno fatto è quando dissi che andavo via perché la squadra aveva bisogno di un elettroshock. Loro mi hanno detto di no, era troppo facile. E allora quella è stata l'unica volta in cui ho cambiato idea".
Momento bello e meno bello?
"Il meno bello è quando abbiamo preso quelle libecciate che mi aspettavo... Molto brutto. Il più bello quando l'arbitro ha fischiato a Reggio Emilia, per me la salvezza voleva dire tanto. Dare una gioia al popolo sardo vale più di mille cose".
Mai avuto timori?
"Sono felice e soddisfatto di aver scelto questa stagione. Avevo la paura che il ritorno al Cagliari potesse andare come quello al Valencia in cui è finita male. Perché sporcare quel ricordo meraviglioso? E poi però la spinta, le parole di Gigi Riva... Mi sono chiesto perché essere così egoista. Però la paura era tanta. Siamo riusciti a salire subito e poi la salvezza: quando sono arrivato ho detto che il Cagliari sarà la mia ultima squadra di club. Poi, dovesse arrivare una Nazionale che mi stuzzichi l'entusiasmo, perché aver fatto male con la Grecia non mi è andata giù, perché no? Ma coi club basta. Se sarà bene, sennò sono soddisfatto. Ora forse qualcosa di calcio capisco...".
Aveva sognato così bello questo percorso?
"No, per niente, iniziai con l'Interregionale e dopo 3-4 mesi me ne sono andato da primo in classifica. Quindi la salvezza con la Puteolana e a mia moglie dissi che questo mestiere non faceva per me. Una volta mi trovò a vedere il Torneo di Viareggio e aveva capito che non avrei mai smesso".
Come hanno provato a convincerla a non andarsene?
"Sanno che quando dico una cosa è quella. L'unica volta in cui l'hanno fatto è quando dissi che andavo via perché la squadra aveva bisogno di un elettroshock. Loro mi hanno detto di no, era troppo facile. E allora quella è stata l'unica volta in cui ho cambiato idea".
Momento bello e meno bello?
"Il meno bello è quando abbiamo preso quelle libecciate che mi aspettavo... Molto brutto. Il più bello quando l'arbitro ha fischiato a Reggio Emilia, per me la salvezza voleva dire tanto. Dare una gioia al popolo sardo vale più di mille cose".
Mai avuto timori?
"Sono felice e soddisfatto di aver scelto questa stagione. Avevo la paura che il ritorno al Cagliari potesse andare come quello al Valencia in cui è finita male. Perché sporcare quel ricordo meraviglioso? E poi però la spinta, le parole di Gigi Riva... Mi sono chiesto perché essere così egoista. Però la paura era tanta. Siamo riusciti a salire subito e poi la salvezza: quando sono arrivato ho detto che il Cagliari sarà la mia ultima squadra di club. Poi, dovesse arrivare una Nazionale che mi stuzzichi l'entusiasmo, perché aver fatto male con la Grecia non mi è andata giù, perché no? Ma coi club basta. Se sarà bene, sennò sono soddisfatto. Ora forse qualcosa di calcio capisco...".
Aveva sognato così bello questo percorso?
"No, per niente, iniziai con l'Interregionale e dopo 3-4 mesi me ne sono andato da primo in classifica. Quindi la salvezza con la Puteolana e a mia moglie dissi che questo mestiere non faceva per me. Una volta mi trovò a vedere il Torneo di Viareggio e aveva capito che non avrei mai smesso".
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