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Non solo per noi stessi siamo nati

Non solo per noi stessi siamo natiTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
sabato 7 marzo 2020, 00:05Il corsivo
di Marco Conterio

Anche dal letame del virus, può nascere un diamante. Un insegnamento. Dall'epidemia, una lezione. Dalla paura, una strada. Persi nella rincorsa dell'oro, ci eravamo scordati quanto avessimo bisogno gli uni degli altri. Invece davanti al Coronavirus siamo nudi, senza classi, senza nobiltà. Scienza e ricerca gli appigli per sconfiggerlo, il senso civico l'arma per contenerlo. E a questo s'appella ora anche il calcio, il pallone. Le porte chiuse sono l'aberrazione dello spettacolo ma un mezzo, necessario, unico. Il calcio che va avanti e non si ferma però non è panem et circenses, ma una carezza agli spiriti affranti. Perché la paura è umana ma la reazione altrettanto. Così l'Italia atterrita, atterrata, reagisce. Le disposizioni del Ministero della Sanità sono un appello alle coscienze. Gli echi romani di Cicerone, non solo per noi stessi siamo nati, sono un richiamo all'umanità che è dentro di noi.

In questo virus, infinitesimale particella di odio, c'è una lezione. Che uniti si può. Che abbiamo bisogno di quegli abbracci mancati. Di quei baci distanti, freddi, placati. Via le maschere, un giorno, presto, quando tutto passerà. Ma non ancora. Non è il momento. Il calcio non si ferma perché c'è bisogno dello sport, che è medicina per cuori e anime. Dei sani litigi, delle discussioni veraci e poi degli abbracci. Le tribune pallonare hanno raccontato dei veleni che hanno accompagnato la stesura dei calendari, riunioni al vetriolo, Juventus-Inter e le polemiche del caso. Le stanze dei bottoni del calcio hanno dato pessime lezioni, finché le porte non sono state chiuse. Finché non si è capito che l'appello al senso civico deve valere per tutti, l'uomo della strada, l'uomo del palazzo, il portiere e l'attaccante, il presidente e il dipendente.

Il suono del silenzio sarà compagno delle nostre vite ovattate per un mese. Gli spalti tirati a lucido dal vento, il teatro di sfide epiche perché uniche. Seduti su un divano, su una poltrona, davanti a una tavola imbandita, a seguire Cristiano Ronaldo e Romelu Lukaku, Ciro Immobile e Zlatan Ibrahimovic. Sulle tribune, i voraci ticchettii sulle tastiere di sparuti giornalisti, spettatori per novanta minuti, senza conferenze, senza interviste. Tutto limitato e ovattato, delegato ai canali ufficiali e paganti. Giusto così. Non è il tempo di stilar polemiche vuote ma di stringersi in un abbraccio virtuale. Lontano ma mai così vicino. Il senso civico ci deve portare a rispettare le indicazioni del Ministero, per chi c'è, per chi ha bisogno, per chi lo avrà. Non solo per noi stessi siamo nati. Una particella d'amore, dentro al virus. Che ci ha insegnato che i confini non esistono, che senza l'altro sei perso. E che non esiste un diverso. Un diamante, nel letame. Un abbraccio a porte aperte.

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