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Il calcio cambierà, come le nostre abitudini

Il calcio cambierà, come le nostre abitudiniTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
mercoledì 25 marzo 2020, 06:00L'Angolo di Calcio2000
di Fabrizio Ponciroli

Il Covid-19 ci sta prendendo a schiaffi. Ci ha costretto a rintanarci nelle nostre abitazioni e, per forza di cose, ad interrogarci su quello che, fino a poche settimane fa, era il nostro modo di vivere e pensare quotidiano. Ognuno di noi sta facendo i conti con i suoi demoni. C’è chi spergiura che, una volta debellato il virus, si comporterà in maniera più responsabile e chi sogna di visitare tutte le città che ha sentito solo per nome. Per chi è appassionato di calcio, il sogno è ricorrente e maestoso: poter rivedere 22 giocatori su un rettangolo verde che giocano con una palla, sotto gli occhi di un arbitro e tanti, tantissimi tifosi. Nessuno sa quando accadrà. Lo slogan #andratuttobene ci accompagna da giorni, con l’obiettivo di sostenere la fiamma della speranza. Per alcune famiglie, l’hastag è già evaporato, lasciando spazio ad una rabbia violenta per un virus che non guarda in faccia a nessuno e semina morte e sconforto in tante, troppe persone. Per fortuna, ci sono anche aspetti positivi. La continua ed inesorabile introspezione che, tutti noi, ci stiamo autoinfliggendo è un esercizio mentale anche dei ben pesanti del calcio. Infantino, numero uno della Fifa, ha ammesso che potrebbe essere fatto “… un passo indietro”. Tradotto, i vertici del calcio hanno compreso che il sistema calcio va rivisto, dalle fondamenta. C’è stato un calcio pre Covid-19 e ci sarà un calcio post Covid-19. Il giro d’affari subirà, inevitabilmente, un duro colpo. Ci saranno meno soldi in giro (almeno inizialmente) e, di conseguenza, tutti, dai presidenti ai calciatori, passando per procuratori e addetti vari, dovranno “darsi una ridimensionata”.

Il valore del cartellino dei giocatori dovrà sgonfiarsi, così come il livello medio di ogni stipendio. Gli investimenti saranno più contenuti, così come l’offerta di calcio. Infantino ha aperto alla concreta possibilità di ridurre il numero di partite e di partecipanti ai vari tornei. Le amichevoli, soprattutto quelle delle nazionali, sono destinate a sparire, così come tutte le partite “a corollario dei grandi eventi”. Calendari meno congestionati, sia per “gestire” il sistema finanziario, sia per non rischiare di “stancare” il fruitore finale, ossia il fan…
Solo parole dettate dal momento? No, nient’affatto. La sensazione è che il Coronavirus abbia indicato una via ben precisa a chi fa del calcio il proprio mestiere, oltre che la propria passione. Un virus, contagioso e letale, sta costringendo i vertici del pallone a modificare le proprie strategie, nella speranza che non sia troppo tardi e che si riesca a preservare il vero cuore pulsante dello sport più bello del mondo, ovvero la sua naturale semplicità.
Da appassionato di calcio, non posso che sposare questa “bella sensazione”. Un rinnovamento era necessario, che sia la volta buona? Fa male pensare che tutto sia collegato al Covid-19. La sua devastante crudeltà sta condizionando le nostre vite quotidiane e lo farà anche quando si farà da parte (nella speranza che avvenga il prima possibile). Voglio dare completa fiducia ad Infantino, augurandomi che verranno prese le decisioni migliori. Non ho nessuna intenzione di dar credito a chi, anche in questo momento di grande difficoltà, pensa al proprio orticello, rifiutandosi di accettare la realtà dei fatti, ossia che il giardino di casa, quello ricco e rigoglioso di qualche settimana fa, non c’è più. Tra poco, tutti dovranno rimboccare le maniche e lavorare la terra rimasta grezza dopo il passaggio del Covid-19. La vita tornerà, l’importante sarà scegliere, con cura, che cosa seminare…

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