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Emergenza Coronavirus, medico Hellas: "Nessuno ha registrato sintomi per ora"

Emergenza Coronavirus, medico Hellas: "Nessuno ha registrato sintomi per ora"
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
venerdì 13 marzo 2020, 19:26Serie A
di Michele Pavese

Il Responsabile Sanitario dell'Hellas Verona, Dario Donato, è intervenuto in diretta a Radio Verona per fare il punto della situazione e spiegare i motivi per i quali staff tecnico, calciatori e dirigenti presenti a Genova hanno seguito la procedura dell’isolamento domiciliare volontario, procedura avviata subito dopo la riscontrata positività al COVID-19 del calciatore Manolo Gabbiadini della Sampdoria, squadra contro la quale l’Hellas Verona ha giocato domenica scorsa, 8 marzo, al ‘Luigi Ferraris’: "Per ora i membri dello staff tecnico, i dirigenti e tutti i giocatori stanno bene: nessuno ha registrato sintomi allarmanti, come febbre, tosse o disturbi alle vie respiratorie, ma devo dire che è ancora presto per dire con certezza che il pericolo è scongiurato. Le canoniche due settimane rimangono un tempo affidabile per poter dire che la squadra è sana. Chiaro che, se dopo dieci giorni, non si presenteranno sintomi, allora sarà altamente improbabile che qualcuno abbia contratto il virus. Parliamo di circa una quarantina di persone: è stata messa in isolamento tutta la squadra, i membri dello staff e i dirigenti al seguito, che in questi giorni lavorano da casa. Il contatto con il calciatore della Sampdoria risultato positivo non è stato così stretto per tutti: alcuni dovranno stare più attenti durante questo autoisolamento, agli altri ho invece consigliato di rimanere più tranquilli".

Ha sentito il Responsabile Sanitario della Samp riguardo alle condizioni di Gabbiadini?
"Ci siamo sentiti ieri sera e lo sentirò nuovamente oggi: mi ha rassicurato dicendomi che il ragazzo sta bene e che la situazione è sotto controllo. Pare che la febbre sia anche rientrata e che, comunque, i sintomi siano lievi. Noi medici della Serie A ci sentiamo tutti i giorni e ci teniamo aggiornati, seguendo l'indicazione, valida per tutti, ovvero quella di tenere monitorate le temperature corporee dei calciatori e dei membri dello staff. Finché un soggetto è asintomatico non si può eseguire il tampone, ma i controlli sono quotidiani e gli atleti vengono contattati tutti i giorni, in modo che possano dirmi se hanno sintomi. L'importante, in questo momento, è che non si manifestino sintomi nuovi rispetto a domenica: in quel caso sono chiamati a comunicarlo immediatamente, così da permettermi di coordinarmi con il Reparto di Malattie Infettive dell'Ospedale di Negrar".

Bisognava fermarsi prima?
"Con il senno di poi è facile dirlo. Io penso di sì, ma il problema, nel caso dei contagi, è la percezione del rischio da parte delle persone. Se non viene vissuta, è difficile capirne la gravità, ma fermare tutto prima avrebbe evitato di mettere noi medici in difficoltà nei nostri ruoli di responsabili delle squadre, perché il controllo su questo virus non è facile!.

Che succederà nel mondo del calcio?
"Il timore è che in questi giorni vengano resi noti altri casi positivi, ma io rimango fiducioso in queste manovre di contenimento, perché possano portare ai risultati sperati. Significherebbe avere un autentico controllo della diffusione di questo virus e nel caso in cui competizioni europee e internazionali venissero rimandate, ma non spetta certo a me deciderlo, potremmo avere il tempo di tornare in campo con la preparazione adeguata. Noi intanto ci atteniamo alle norme che ci sono state date, sperando abbiano un buon effetto nel contrastare questa epidemia".

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