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#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: Akinfenwa, Bestia star di FIFA che disse no al Chelsea

#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: Akinfenwa, Bestia star di FIFA che disse no al ChelseaTUTTO mercato WEB
venerdì 1 maggio 2020, 01:05Serie A
di Simone Bernabei
#iorestoacasa - Tuttomercatoweb.com propone ai suoi lettori delle storie di calcio per tenerci compagnia in queste giornate tra le mura domestiche

Il grande pubblico negli ultimi mesi ha sprecato considerazioni e meme parlando di Adama Traore. L’esterno del Wolverhampton, ex Barcellona, ha rubato la scena più per i suoi quadricipiti che per le sue giocate in campo. Una storia per certi versi simile a quella di un altro culturista del pallone. Era il 2015 quando Adebayo Akinfenwa ha fatto irruzione sulla scena, o almeno su quella mediatica. E’ un attaccante che, pur sguazzando da sempre nelle serie minori inglesi, ha segnato in carriera oltre 200 gol. Ma la sua fama più che a reti ed esultanze la deve proprio al suo aspetto fisico da sollevatore di pesi, sebbene per lui non sia mai stato un problema: “Lo accetto. E’ il mio tratto distintivo, tutti ne hanno uno e col tempo ho capito che non si può cambiare quello che la gente percepisce di te, nal calcio come nella vita”.

The Beast, La Bestia - E’ sempre stato questo il suo soprannome. 178 cm di altezza per 102 chili di massa muscolare, Akinfenwa è il ‘classico’ attaccante centrale capace di aiutare i movimenti e il gioco della squadra grazie alla sua infinita stazza fisica. Chi ha auto il piacere di intervistarlo e seguirlo nel privato, racconta di un atleta capace di sollevare circa 200kg sulla panca piana. Nonostante un fisico extralarge, l’attaccante si è sempre distinto, in ogni tappa della sua carriera, per i gol. E per il modo di fare rispettoso ma pure un po’ guascone. Ai suoi allenatori non ha mai potuto dare profondità o fraseggio nello stretto, ma proprio grazie alla sua corporatura ha sempre avuto un qualcosa in più nel colpo di testa, nel far salire la squadra e soprattutto nello ‘sfondare’ le difese avversarie. Ad oggi, il suo score parla di 705 presenze fra i professionisti e 222 gol segnati.

Nato a Londra, ha iniziato a giocare (e prendere insulti) in Lituania - Oggi East London è considerata zona cool per mercatini, street art e ristoranti etnici di ogni tipo. Ma una ventina d’anni fa la situazione era diversa. E Akinfenwa, figlio di immigrati nigeriani, era un ragazzo del ghetto. All’inizio fu il Watford a scommettere su di lui, ma ben presto fu escluso per ‘scarsa determinazione’. Semplicemente, preferiva la compagnia degli amici agli allenamenti. Nonostante tutto, però, voleva giocare a calcio: in Inghilterra nessuno lo voleva? No problem, il suo agente (grazie alla moglie) gli procurò un contratto dalla… Lituania. Con l’Atlantas, squadra della città di Klaipeda. Dopo un provino arrivò un triennale per quello che diventò il primo giocatore di colore della storia del campionato lituano. Non aveva troppa voglia di vivere e giocare in un contesto così diverso dal suo, ma quella era l’unica opzione sul tavolo. I problemi però emerso presto: alla prima gara stagionale, una fetta dei suoi tifosi lo accolse con beceri cori razzisti. E la sera stessa, al supermercato, una ragazzina gli si avvicinò invocando il ‘white power’. L’avesse saputo forse non avrebbe scelto la Lituania, “ma non avrei permesso a nessuno di costringermi ad andare via”. Questione di orgoglio. “Fu davvero strano, in Inghilterra nessuno si sarebbe permesso di avvicinarsi per dirmi una cosa del genere, vista la stazza”. Nonostante gli inizi ambientali poco incoraggianti, sul campo riuscì a conquistare la simpatia di tutti. E a segnare il gol vittoria nella finale di Coppa di Lituania contro lo Zalgiris Vilnius. Da quel momento divenne idolo di tutti, anche di chi lo insultava a inizio anno. Peccato che di li a poco la sua avventura si concluse, troppo forte il richiamo anglosassone.

Il ritorno in patria e l’apice della carriera - Il ritorno fu in Galles, col Barry Town. Poi in rapida sequenza Boston United, Leyton Orient, Rushden, Doncaster e Torquay United. Poi, nel luglio 2005, la chiamata dello Swansea e la prima rete della storia segnata nel Liberty Stadium, l’impianto del club gallese inaugurato in quei giorni. Allo Swansea rimase e segnò per due anni, poi Millwall, tanto Northampton, Gillingham e, dal 2014, AFC Wimbledon in LeagueTwo (quarta divisione inglese). E proprio nella squadra della parte opposta della città in cui è nato, Akinfenwa ha trovato la gloria che (forse non) cercava: 19 luglio 2014, il suo Wimbledon gioca in amichevole contro il Chelsea di José Mourinho. La sua squadra ha perso e lui non ha segnato, ma ha fatto di tutto per provarci. E alla fine di quel 3-2 finale in favore dei Blues non si è neanche parlato, perché titoli e falsh erano tutti per l’attaccante XL. “Mi sono reso conto che probabilmente le dimensioni del mio braccio sono le stesse della coscia di Terry”, scherzò a fine partita. Pochi mesi dopo, 5 gennaio 2015, nel terzo turno di FA Cup, la coppa dei sogni in Inghilterra, fa visita alla sua squadra del cuore: il Liverpool. Vantaggio Reds, poi al 36’ ecco la zampata in area di Akinfenwa che batte Mignolet e pareggia i conti. Alla fine il Liverpool vincerà 2-1 e passerà il turno, ma “abbiamo quasi fermato i giocatori del Liverpool, ovvero quelli che tutti vorremmo essere”. Un sogno già così, anche senza vittoria, per lui che ha sempre cantato You’ll never walk alone. Oggi The Beast continua a giocare col Wycombe, ovviamente nella sua amata League Two.

Il no al Chelsea di Conte per colpa… del pollo - Nel gennaio 2018 il suo nome è stato clamorosamente accostato dai tabloid inglesi anche al Chelsea di Antonio Conte. I Blues avevano bisogno di un attaccante di peso, chi meglio di lui. Alla fine a Stamford Bridge arrivò Olivier Giroud, ma il suo nome in quel contesto balzò nuovamente sulle prime pagine dei giornali. E lui, come ha sempre fatto, rispose con ironia: “Sono lusingato dell’interesse del Chelsea, ma ho scoperto che Conte non fa mangiare il pollo durante gli allenamenti, quindi devo rifiutare”. Impossibile, per un frequentatore assiduo delle palestre, rinunciare al pollo. Anche di fronte a una verosimile offerta di un club di Premier League.

Star di FIFA e dei social - Sui social è una sorta di celebrità, con centinaia di migliaia di follower che lo seguono nelle sue gesta virtuali, sempre molto simpatiche. Già da prima di quel luglio 2014 e dell’amichevole contro Mou, Akinfenwa aveva trovato una via traversa per farsi conoscere: nel videogioco FIFA 14 era il giocatore col valore ‘Forza’ più alto: 97. Il brasiliano Hulk, per capirci, aveva ‘solo’ 90. Questo valore virtuale gli è rimasto negli anni e tantissimi cyberallenatori lo hanno scelto nelle proprie squadre. Addirittura, storia recente, due fratelli messicani amanti del videogame, sono volati in Europa per conoscere il loro idolo Akynfenwa e vedere dal vivo una gara di campionato del Wycombe (dove ovviamente ha segnato). Nell’occasione i due, Francisco e Frenzel, gli hanno regalato una maschera da luchador, quella che indossa il noto wrestler Rey Mysterio. E proprio quella, a conti fatti, potrebbe essere la sua carriera futura per sua stessa ammissione. Chissà, il fisico e la forza ci sono tutti. Ma nonostante i suoi 38 anni i tifosi dell’Adams Park di High Wycombe sperano di vederlo ancora a lungo sul campo da calcio. Intanto, per riderci un po’ su, ha lanciato la sua linea di abbigliamento, Beast Mode On. Il motto? “2 big 2 play football… haha!”.

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