Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

Joao Pedro: “Nainggolan il Rodman del Cagliari. Se ripartiamo, bisogna finire”

Joao Pedro: “Nainggolan il Rodman del Cagliari. Se ripartiamo, bisogna finire”TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
sabato 16 maggio 2020, 14:37Serie A
di Ivan Cardia

“È un periodo difficile ma ho cercato di godermi la famiglia”. Ospite di Sky Sport 24, Joao Pedro, attaccante del Cagliari, analizza il campionato fermo per il Covid-19.

Ti hanno interrotto nella tua stagione migliore.
“Un peccato, era una stagione che stava andando veramente bene, per me individualmente, e che sicuramente poteva andare ancora meglio. Però è un periodo buio per tutti, fa parte del gioco”.

Sei fiducioso sulla ripresa? E magari sui tuoi 20 gol?
“Sì, la fiducia c’è, anche se non c’è niente di sicuro. Ho voglia di rientrare, ma sappiamo che la situazione non è semplice: serve responsabilità. Vogliamo ricominciare e finire la stagione”.

Avete fatto i test per ripartire a gruppi?
“Sì, lunedì abbiamo fatto i test, per fortuna tutti negativi. La società si sta muovendo bene, con tanta responsabilità: vogliamo riprendere nel modo giusto, per non avere problemi”.

Hai mai perso la speranza di arrivare ad altissimi livelli?
“Non dico che ho perso la speranza, perché io forse mi aspettavo troppo da me stesso. A volte le cose non vanno come vuoi e ci ripensi, però ho sempre ritrovato la forza e la voglia di ripartire. Questa stagione l’ho programmata sin dal primo giorno, sin dall’ultima partita contro l’Udinese l’anno scorso. Ero arrabbiato, ma mi ero già messo in testa che questa stagione sarebbe stata la mia. 100 anni del Cagliari, 50 anni dallo scudetto: sapevo quanto sarebbe stata importante. E il Cagliari è casa mia, è l’unico modo che ho per spiegare quanto questo club sia importante”.

Con Nainggolan vi siete trovati benissimo. Qual è la posizione che preferisci?
“Io vedo come una fortuna il fatto di poter coprire tanti ruoli. Magari hai meno identità, ma nel calcio moderno è una cosa positiva. Arrivando da dietro ho un po’ più di visione e credo che come caratteristiche la posizione di quest’anno sia perfetta. Con Radja ci siamo capiti sin dal primo giorno. Da prima punta ho imparato tanto, l’anno scorso giocavamo con due attaccanti fissi e ho cercato di migliorare su questo: non è facile, perché è un po’ come fare il portiere. Non vedi quasi mai la palla, ma quando arriva devi essere bravo nello sfruttare l’occasione”.

Sei un appassionato di basket. Cosa cambia rispetto al calcio?
“Credo che la differenza la faccia sempre la testa. Anche se non stai bene fisicamente, riesci a fare cose importanti. Sono due sport diversi, ma la gestione del gruppo è uguale, anche per capire chi ha bisogno di una certa follia, come per esempio Dennis Rodman”.

Chi è il Rodman del Cagliari?
“È dura. Però Radja è un bel personaggio, anche se non va a Las Vegas a giocare a poker”.

Anche a livello di capelli.
“A parte gli scherzi, ha una grande personalità, ci ha dato tanto. Vuole sempre vincere e fare bene, ha trascinato la squadra sotto questo punto di vista. Quest’anno, nonostante l’ultima parte del campionato più faticosa, abbiamo fatto tante cose buone. L’anno scorso lottavamo per non retrocedere”.

Come ti spieghi la flessione che avete avuto?
“Siamo partiti fortissimo. E dicevamo tutti che un momento buio sarebbe arrivato: non siamo stati bravi e lucidi nell’aggredirlo. Abbiamo vissuto tanti episodi negativi e la squadra non ha ragionato più bene. Tutti noi abbiamo la nostra fetta di colpa, fino alla partita contro la Lazio, in cui avremmo anche meritato la vittoria, sembrava che dovevamo riprenderci e non ci siamo riusciti più. È un peccato perché siamo veramente forti, abbiamo tanti ottimi giocatori e l’abbiamo dimostrato. Però quando entri in una certa fase, se non sei bravo di testa, è difficile uscirne”.

Vorresti vincere il Mondiale o il Pallone d’Oro?
“Il Mondiale col Brasile sarebbe il massimo. Mi ricordo il 2002, ci siamo svegliati alle 7,30 con tutta la famiglia, è uno dei ricordi legati al calcio che mi tocca di più. E poi è uno sport di squadra, vincere con i tuoi compagni è una cosa unica”.

Sei un brasiliano atipico?
“Non sono tanto diverso, ognuno ha le sue caratteristiche. Forse sono un po’ più moderno, perché ho cercato di imparare tanto: ho fatto la mezzala, la seconda punta, il trequarti, la prima punta. Ho cercato di imparare da tutti i ruoli e credo che il calcio stia andando avanti: non sono io, è il calcio che cambia e ti cambia”.

In che squadra vorresti chiudere la carriera, a parte il Cagliari?
“Ho una squadra del cuore, l’Atletico Mineiro, dove ho giocato per poco da ragazzo. Mi piacerebbe tornare, poi il Cagliari fa parte di me e ha un bel po’ del mio cuore: qui ho vissuto di tutto e ho trovato la squadra giusta per appoggiarmi e fare bene”.

Ti senti più 9 o 10?
“Beh, il 10 è il mio ruolo originario. Però mi sto divertendo a fare il 9, se hai compagni bravi come me ti arrivano tante opportunità”.

Ti piacerebbe fare un’esperienza da un’altra parte o pensi di rimanere a Cagliari ancora a lungo?
“Ho cercato di non fare pensieri diversi, voglio vivere al massimo il presente. Nel calcio fai dei programmi, dei progetti, però basta mezza stagione per cambiare tutto. Sto pensando solo a qui e ora: si sta veramente bene, è un posto simile al Brasile e poi mia moglie è italiana. Credo che la cosa migliore sia sempre vivere il presente al massimo”.

Giochi al fantacalcio?
“No, i miei figli mi tolgono tutto il tempo che ho. C’è stato un periodo che volevamo fare un fantacalcio di squadra, però poi non è andata avanti”.

La migliore squadra del mondo?
“È difficile, ce ne sono tante che fanno bene. A me piace da sempre il Barcellona, al di là dei grandi calciatori ha uno spirito vincente, come il Real Madrid, che per me sono le squadre al top oggi”.

Qual era il tuo idolo da bambino?
“Per la mia generazione, per me, quello che ha fatto Ronaldinho a Barcellona non ha eguali. Messi e Ronaldo sono grandissimi giocatori, però il sogno era di provare a fare qualcosa di minimamente uguale a lui, è il top del top”.

In allenamento provi giochi di prestigio come i suoi?
“Ci provo poco e niente, il dribbling lo uso più come un ricorso. Non lo alleno più di tanto, anche perché ho perso un po’ la tendenza all’uno contro uno, non sono Ronaldinho e preferisco non andare oltre”.

Dividi la stanza con Rafael.
“Un grande ragazzo, una persona straordinaria, ci troviamo molto bene insieme”.

Il gol al Milan è uno dei più importanti?
“Sì, pazzesco, per tutto quello che è successo. Tre minuti dopo sei mesi (il brasiliano veniva da una squalifica, ndr), un tiro brutto da vedere ma la palla doveva entrare: si vedeva che era il destino. Ma non mi piace rivederlo”.

Vorresti andare alla Juve?
“Non ho altri pensieri oltre al Cagliari, come ho già detto. La Juve è una grande squadra, sicuramente, però il top per me è il Cagliari”.

Come ti immagini la ripresa del campionato?
“Sarà un altro campionato. Siamo stati due mesi chiusi in casa, non è semplice. Nel senso che, fisicamente, pensare di andare a giocare 90 minuti dopo tutto questo tempo, pur con un po’ di preparazione, tra l’altro non normale, sarà veramente difficile. Rimettersi in moto non è semplice per nessuno, sarà un campionato diverso, in cui potrà succedere di tutto. Se non stai bene psicologicamente puoi perdere tre partite e trovarti in una situazione peggiore, oppure puoi vincere e poi non fermarti più”.

Qual è la tua opinione? Hai paura, voglia, preoccupazione?
“Sì, un po’ di paura c’è sempre. La voglia di riprendere è grande, però con tanta responsabilità: è una situazione senza precedenti. Vogliamo tornare a giocare, riprendere nonostante tutte le difficoltà che ci saranno, con la testa però per poter tornare a giocare bene e poter pensare solo al campionato”.

In Germania stanno ripartendo.
“Credo che si debba cercare la soluzione più giusta per poter tornare a vivere le partite senza grande preoccupazioni. La Bundesliga ha fatto un grande passo, gli auguro di iniziare e finire in tranquillità, possono essere un esempio per gli altri campionati”.

Hai dedicato un gol a Kobe Bryant.
“È una persona che ho sempre ammirato, ho sempre seguito, perché ha uno spirito da vincitore che vogliamo tutti. Era un top player, ma la testa comanda: aveva una mentalità indispensabile per vincere. Tanti atleti sono rimasti shoccati, Kobe era un idolo per tutti noi”.

Primo piano
TMW Radio Sport
Serie A
Serie B
Serie C
Calcio femminile