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TMW RADIO - Fiore: "Lazio, ora l'ultimo passo: sei più forte del Bruges. Caicedo via? Ci penserei"

TMW RADIO - Fiore: "Lazio, ora l'ultimo passo: sei più forte del Bruges. Caicedo via? Ci penserei"
martedì 8 dicembre 2020, 18:33Serie A
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Stefano Fiore intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex centrocampista Stefano Fiore è intervenuto in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando dalla Lazio: "La Champions mancava da tanto a Roma, e dopo anni di ottimi campionati era ora: c'era tanta voglia di ben figurare, e in un girone non impossibile era importante iniziare bene. La Lazio sta meritando sul campo, specie nelle due partite contro il Borussia Dortmund: a volte però i gironi equilibrati riservano certe sorprese, e con 9 punti non sono ancora qualificati. Manca l'ultimo passo: incrociamo le dita ma credo possa andare tutto bene, a parere mio la Lazio è superiore al Bruges".

Quanti meriti sono di Inzaghi?
"Evidenzierei la cosa, perché siamo abituati a cambi frequenti, a volte ingiustificati. Spesso si ha poco tempo e poca pazienza nel nostro modo di pensare il calcio, mentre Simone ha fatto un percorso differente: merito suo, che ha saputo farsi apprezzare e consolidarsi grazie al suo lavoro, ma anche della lungimiranza di Lotito e Tare. Alla Lazio c'è un bel progetto tecnico e sta portando dei risultati: la qualificazione sarebbe un successo meritato e li ripagherebbe della strategia".

Si priverebbe di Caicedo a gennaio?
"A vedere cos'ha combinato in questi anni, pur partendo spesso dalle retrovie, rinunciarci a cuor leggero è difficile, e potrebbe essere anche un grave errore. Non è facile trovare chi accetta questo tipo di situazione, pur avendo davanti un mostro come Immobile, e risponde sempre presente anche se è chiamato per qualche minuto. Una caratteristica rara, la Lazio deve considerarla. Se mi dovessi privare di lui, proverei a cercare qualcosa di simile: vero che c'è Muriqi, ma Correa e lo stesso Immobile non riempiono l'area di rigore ma arrivano da dietro, e in alcune partite è necessario avere uno come Caicedo".

Immobile deve confermarsi all'Europeo o i gol in Champions già lo accreditano?
"Quello che sta facendo è sotto gli occhi di tutti: non considerarlo un giocatore fondamentale in questo momento sarebbe da pazzi. Continua a segnare con una regolarità incredibile, e anche quando è stato messo in discussione e sembrava più appannato, riusciva ad arrivare in zona gol frequentemente. Ci sono le volte che sfiori e va all'incrocio e altre in cui sbaglio quattro tiri su quattro: un attaccante vive di questi momenti, ma Immobile è uno dei più bravi che abbiamo e sarà tra i protagonisti della Nazionale".

Mancini è andato oltre ogni aspettativa o ha solo messo ordine?
"Un po' tutte e due le cose: il suo carisma e la sua grande personalità nelle convocazioni ha creato una sorta di chimica con i giocatori, riscontrabile in ogni partita e nella qualità del gioco. Aveva un compito difficile, perché dopo la mancata qualificazione ai Mondiali quella dell'Italia era una panchina scomoda, con tanti dubbi: il primo pensiero è stato "ma chi gliel'ha fatto fare". Il fatto di dover ricostruire, però, ha rappresentato un vantaggio enorme, perché nessuno gli chiedeva risultati da subito. Questo splendido percorso sta prendendo forma, e ora magari ci si aspetta che possa arrivare a vincere qualcosa di importante: non va escluso, di sicuro la squadra ha un'identità forte e grande fiducia, tutto fa sperare per il meglio".

Svizzera, Nord Irlanda, Bulgaria e Lituania: poteva andare peggio?
"Mancini si è lamentato un po' della Svizzera ma poteva capitare decisamente di peggio. La Svizzera è una buona squadra ma per quanto stiamo facendo vedere bisogna rispettare tutti e non temere nessuno".

Si aspettava un ritorno così difficoltoso a Firenze per Prandelli?
"Non nascondo che, pur avendoci militato un anno solo, la Fiorentina è una delle squadre che mi è rimasta più dentro e li seguo con attenzione. Mi aspettavo un suo ritorno, era abbastanza in preventivo un cambio di allenatore: non perché non avessi fiducia nel lavoro di Iachini, che post-Covid è andato discretamente bene, ma era come ripartire senza un progetto a lunga gittata. Prandelli, anche per il percorso fatto a Firenze, era tra i più papabili. Le difficoltà non possono essere addebitate a lui, ha trovato una situazione nuova e un progetto che non era il suo: lo conosco e dico che ha bisogno di tempo per lavorare e costruire quello che ha saputo fare negli anni. Ci vorrà tempo e tranquillità: ieri era evidente lo stato mentale di molti giocatori non al top, ricaduto sulla prestazione. Per quanto arrivato al 97' il gol, la Fiorentina comunque non meritava di perdere. Serve serenità per poter venire fuori da una situazione di classifica che mette ansia".

Ripensando alla vittoria della Coppa UEFA e al digiuno delle italiane: c'era un approccio diverso? Cosa è cambiato?
"Per com'è cambiato il format, e da quando le terze eliminate del girone di Champions scendono nella seconda coppa, è più difficile vincerla. Non penso sia snobbata, penso più ad un impoverimento generale del nostro calcio e la crescita contemporanea degli altri campionati. Spagna e Inghilterra sono migliorate tanto, il nostro tecnicamente non è tra i migliori campionati e quindi in finale ci arrivano le altre squadre. L'anno scorso ci è riuscita l'Inter, ma dopo tantissimo tempo. Se vai a vedere la formazione di quel Parma ti dà l'idea della qualità, che oggi fai fatica a riscontrare. Però ribadisco, gli altri sono cresciuti".

Ranieri è infinito?
"Non posso che parlarne bene. L'ho avuto, purtroppo in un anno non fortunatissimo al Valencia. Ha una carriera talmente lunga e con tanti successi che parla da sola, è uno molto pratico e bada al sodo: in ogni maniera riesce a tirare fuori il meglio dai giocatori che ha a disposizione, ed è una delle doti migliori per gli allenatori. La gestione è alla base, e lui ne è un maestro".

C'è qualcuno tra i suoi ex compagni oggi allenatori che non si aspettava dov'è?
"Chi sembrava avere meno dal lato gestionale, ma forse era solo più giovane degli altri, era Simone Inzaghi: lo vedevo più leggero, un po' come ero io. Non lo vedevo allenatore in campo, a differenza dei vari Simeone, Mihajlovic, ma anche dello stesso Liverani...".

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