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TMW RADIO - Vicenza, Di Carlo: "Il sogno è la Serie A, vorrei ripercorrere le orme di Guidolin"

TMW RADIO - Vicenza, Di Carlo: "Il sogno è la Serie A, vorrei ripercorrere le orme di Guidolin"
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 9 luglio 2020, 19:04Serie B
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Domenico Di Carlo, allenatore del Vicenza, intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Domenico Di Carlo, allenatore del Vicenza fresco di promozione in Serie B, è intervenuto ai microfoni di TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto, condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Quando giocavo qui raggiungemmo risultati storici, dalla C alla Coppe delle Coppe e alla Coppa Italia: tornare a Vicenza è stata una grande motivazione, ho fatto due passi indietro in Serie C ma sapendo che c'è una società seria, pronta a fare grande calcio. Siamo riusciti a salire al primo colpo, il Covid purtroppo ha interrotto la stagione anche se avevamo vinto gli scontri diretti, riuscendo a centrare l'obiettivo in anticipo".

Ha sentito Guidolin?
"Sì, mi ha fatto i complimenti. Gli ho detto che mi piacerebbe ripercorrere il suo percorso: i tempi sono cambiati ma non metto limiti ai sogni. Ci sono squadre anche non strutturate che sono riuscite a fare il doppio salto: qui c'è la competenza per fare bene. L'anno prossimo puntiamo a consolidarci, sognando poi di fare qualcosa in più. Siccome avevo detto che avrei fatto una scalata in bicicletta sul Monte Grappa, mi ha detto che se volevo veniva con me. Gli ho detto che doveva proprio spingermi. Prima c'è da riprendere un po' di condizione, almeno un paio di uscite (ride, ndr)".

Uno dei vostri segreti sembra la fase difensiva. Cosa c'è dietro?
"Quest'anno siamo andati su profili che conoscevamo, o io o il direttore sportivo, per portare oltre a giocatori forti tecnicamente anche di personalità. Abbiamo aggiunto Padella, Bruscagin e Cappelletti a un reparto già esistente: tutti giocatori che avevano già vinto campionati e giocato anche la B. Per caratteristiche si sono compensati: avevamo una difesa forte per la Serie C, in B c'è molta più qualità e saranno messi più sotto pressione, ma questo non mi spaventa. Abbiamo acquisito mentalità, crescendo mese dopo mese sin da luglio/agosto, e ci sono ancora margini di crescita".

Quanto fa la differenza la proprietà?
"Sono arrivato che c'era un programma per arrivare in Serie A in 5 anni. Al secondo siamo arrivati in B, e ce ne rimangono altri tre. Immaginatevi la solidità dell'investimento fatto dalla famiglia Rosso, e se si accorciano i tempi è anche meglio. Però bisogna strutturarsi ancora di più, sia sul campo che fuori, e lavorare. Fondamentale è riuscire a trovare giocatori che siano mossi da grandi motivazioni".

Il vostro girone era il più difficile tra i tre di Serie C?
"Non facevo la Serie C da oltre dieci anni, e l'ho trovata di valore. Ci sono squadre veramente organizzate e con buoni giocatori: anche quelle di medio-bassa classifica provavano a fare calcio".

Chi sarà la quarta promossa?
"Bisogna vedere chi arriva meglio, essendo partite secche. Pensate al Bari, Reggiana e alla Carrarese che devono ancora giocare, e magari incontrano squadre con già alcune partite alle spalle: quel momento là sarà decisivo. Per me favorite Bari, Reggiana e Carpi, col Monopoli come sorpresa".

Sente questa promozione come una rivincita personale?
"No, perché l'anno scorso al Chievo, in una situazione difficilissimo, abbiamo fatto un grandissimo lavoro: oltre ai giovani, la squadra ha continuato a lottare fino all'ultima giornata, anche se poi non è andato a buon fine. Per me allenare il Vicenza è come stare in Serie A: sì, sono tornato indietro in C e per il primo mese c'è stata qualche difficoltà d'adattamento, ma la sfida è affascinante e c'è ancora da lavorare per renderla più bella. L'importante era vincere in questo primo anno, e ci siamo riusciti: togliersi dalla C permette alla società di programmare meglio il quinquennio. Ogni vittoria col Vicenza per me vale doppio: sia come tifoso che come allenatore".

Sedici anni fa firmava l'impresa col Mantova. Oggi che percorso sente di aver fatto?
"Sono migliorato nella comunicazione, nella mentalità e nella gestione dello spogliatoio: dopotutto l'esperienza serve anche a questo. Le ambizioni però sono sempre le stesse, ci piace sempre ottenere il massimo, e farlo puntando a giocare al calcio. Certo, se devi salvarti punti più alla fase difensiva ma quando c'è da vincere devi essere di spessore davanti: quest'anno a Vicenza eravamo quarto attacco perché avevamo tanti gol sbagliati, vogliamo migliorare in B mantenendo i numeri difensivi. Ringrazio però tutti i posti in cui sono stato: quando dalla Sampdoria passi dall'altro lato d'Italia trovi una mentalità differente, ma conta l'impostazione dell'allenatore, che sia fatta bene".

Sia voi che il Monza che la Reggina sembrate neo-promosse agguerrite. Che Serie B si prospetta?
"Sono contento, il valore della Serie B si alza. Sarà un campionato più difficile ed avvincente, secondo me quando è così tutti possono vincere e tutti possono perdere. Serve il gruppo e la squadra, poi chi sarà più bravo vincerà".

Com'è stato l'impatto con la piazza?
"Come tutti i tifosi, anche io ero deluso per le vicissitudini societarie. Se la società cambia spesso, è difficile arrivare a risultati, se non grazie ad imprese. L'avevano sfiorata con Marino, quando hanno potuto operare a mercato chiuso rinforzandosi con alcuni profili forti, ma negli altri anni disorganizzazione e problemi societari hanno portato a discontinuità. Nell'incertezza non si può essere contenti, la programmazione sta sempre alla società: noi allenatori lavoriamo, ma così non è premiante. La continuità premia, non c'è niente da fare. Sentivo tanta negatività, più che pressione. Poi con la nuova proprietà si è creato un entusiasmo per cui tutti quanti hanno vinto, dando il massimo per l'obiettivo. Voglio ringraziare davvero tutti quanti".

In Serie A si sono visti molti problemi alla ripresa.
"La situazione è anomala, perciò non sappiamo cosa può succedere. Giocare ogni tre giorni col caldo dopo tre mesi di stop è un problema per tutti: la forza sta nel gruppo, se è affiatato ci saranno meno problemi. Ma da ogni partita ora dobbiamo aspettarci una sorpresa, e l'esempio è Lecce-Lazio: se azzecchi la partita giusta puoi battere tutti, si è visto anche con il Milan contro la Juventus. A proposito, voglio fare i complimenti a Pioli che meriterebbe di poter aprire un ciclo, e spero possa essere riconfermato. Lui come Gattuso dimostrano che in Italia abbiamo allenatori bravi".

Che dire sull'Atalanta?
"Oltre ad un grandissimo allenatore, con mentalità vincente, hanno anche giocatori di grandissima qualità: due come Ilicic e Gomez, puoi mettere chi vuoi, ma l'uomo te lo saltano. Hanno qualità e intensità, oltre che consapevolezza: sanno di poter sempre fare gol, e anche quando non riescono a sbloccarla non perdono la testa. Complimenti a loro, come a Juric nel Verona, che è stato giocatore di Gasperini e gioca più o meno come lui: si merita il titolo di sorpresa del campionato".

La Serie B ha perso progettualità negli ultimi anni?
"Sì, sono d'accordo: sarebbe giusto dare più spazio ed importanza alla Serie B, dove chi sale va ad approdare in un grande campionato. Ci sono squadre di spessore, e spero che anche il prossimo sia come quest'anno che a parte il Benevento è bella e avvincente. Bisogna sostenere questa categoria: la prossima stagione sarà più difficile per tutti, ma l'importante è programmare e progettare un calcio con regole nuove".

Che ne pensa delle squadre B?
"Giusto che ce l'abbia la Juventus, devono averla anche le varie Inter, Milan, Roma... Le grandi devono avere la seconda squadra, visto che i loro giovani mandati in B o C spesso non giocano. Giusto che facciano i titolari in casa loro. Per le big ok, per le altre un pochino meno... Anche all'estero tante squadre non hanno la seconda".

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