L'ingiustizia sportiva: quando anche da innocenti conviene patteggiare
Mettiamo di trovarci di fronte al caso in cui un tizio, colto a commettere un reato, decide di collaborare con la giustizia al fine di ridursi la pena. Richiesta accolta. Ecco così che il pentito inizia ad esporre una serie di fatti che vedono coinvolte tante persone, e tra queste ce ne sta una che riveste un ruolo particolarmente importante. L’unica prova di cui dispone il giudice è la parola del collaboratore, già ritenuto colpevole. Successivamente si viene a conoscenza che tra l’accusatore e colui che dal nulla è stato tirato in ballo, c’è del rancore per passati motivi professionali. Sapete come andrà a finire per la persona importante citata? Semplice, trovandosi in una botte di ferro, verrà prosciolto da ogni accusa, mentre il pentito passerà ancora più guai di quanti già ne ha. Questo perché il sistema giuridico italiano ha come pilastro la presunzione di innocenza, ossia fino a prova contraria una persona deve essere considerata innocente. Tutto liscio come l’olio. Ecco passare però alla giustizia sportiva, un mondo a parte, dove è sufficiente che un condannato qualunque decida di tirare in ballo chicchessia, così da alleggerire di molto la sua posizione, che chiunque venga accusato, anche senza prove, si trova in un mare di guai. Da cosa derivano questi guai? I guai derivano dal fatto che qui l’onere della prova di innocenza in questo caso spetta appunto all’accusato, cioè tu accusato devi dimostrare di essere innocente. Ma come si fanno a trovare delle prove di cui neppure l’accusa dispone? Il punto è proprio questo, è quasi impossibile trovare prove che non esistono, basandosi il tutto su “la mia parola contro la tua”. Ebbene, in circostanze come questa, anche se uno sa di essere innocente, non potendo riuscire incredibilmente a dimostrarlo, ha come unica soluzione il patteggiamento se si vogliono limitare i danni. Esiste in realtà la possibilità di andare fino in fondo, scegliendo di pagare l’intera pena da innocente, in quanto si sa, nella giurisdizione patteggiare ha il significato di ammettere una colpa. Nella giustizia sportiva no, e questo è bene sottolinearlo tante volte, poiché la parola di un provato colpevole può avere più valore di quella di un innocente. Forse sarebbe giusto affrontare a testa alta la sentenza, qualunque essa sia; certo è che ancora una volta, chi pagherà è la Juve, nonostante sia completamente estranea alla vicenda. E c’è da scommetterci, dopo che i tesserati juventini verranno condannati, con gran tempismo inizieranno a pervenire proposte da parte di tutti affinchè si cambi questa pessima giustizia sportiva. Ma dopo, sia chiaro, solo a sentenze ultimate.






