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...con Francesco Moriero

...con Francesco MorieroTUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
domenica 10 maggio 2020, 00:00A tu per tu
di Alessio Alaimo
“Io e Miccoli insieme per Lecce: le nostre maglie per aiutare i meno fortunati. Ero del Milan, poi ho scelto l’Inter. Ora amo i nerazzurri. Futuro? Una chiamata dal Kazakistan”

Francesco Moriero e Fabrizio Miccoli insieme per gli Angeli di Quartiere di Lecce. Una serie di maglie all’asta per aiutare la popolazione salentina, per permettere ai meno fortunati di superare il momento dovuto al Coronavirus che ha messo in ginocchio l’economia italiana. “Fabrizio ha fatto una sua linea di maglie e in due settimane le ha vendute tutto. Il ricavato è andato all’associazione Angeli di Quartiere e così poi abbiamo avuto l’idea di mettere all’asta maglie a noi molto care. Fabrizio ha messo in palio quella di Totti scambiata quando giocava e poi una di Mutu oltre la sua. Hanno aderito alcuni miei ex compagni dell’Inter che hanno iniziato a mandarmi delle maglie e facendo dei video. Così hanno fatto anche ex compagni di Fabrizio e la cosa più bella è che anche i tifosi partecipano a questa iniziativa: ci è stata donata una maglia del Lecce di quarant’anni fa, questo ci ha colpito molto. Per noi ovviamente nessuno scopo di lucro, siamo volontari al servizio dei ragazzi”, dice l’ex centrocampista dell’Inter a TuttoMercatoWeb.

Come si aderisce alla vostra iniziativa?
“Ogni settimana metteremo a disposizione di coloro che vogliono fare del bene quattro maglie sui nostri profili di Instagram. Ci sarà un numero di telefono e sarà possibile donare e cercare di aggiudicarsi la maglia”.

Si aspetta la ripresa della Serie A?
“Da uomo di calcio e di sport faccio fatica a pensare che ciò avvenga. Stiamo contando i morti. Ma capisco anche che il calcio è un business e bisogna ripartire. Io da allenatore non farei fare allenamento, bisognerebbe avere la testa per iniziare. Non credo che il mondo del calcio sia pronto. Non ci sono sono soltanto i calciatori ma attorno vanno considerate anche tante altre figure che dovrebbero stare a contatto con i calciatori e penso ai giornalisti, ai magazzinieri e tanti altri. Poi se tutto venisse messo in sicurezza allora si potrebbe pensare ad una ripresa. Quella oretta di calcio raccontata da voi e dalle tv potrebbe distogliere l’attenzione delle famiglie rispetto ai problemi seri. Però da uomo di sport sono contrario alla ripresa”.

Che campionato è stato per l’Inter fin qui?
“Era partita bene, stava crescendo sotto il profilo caratteriale. Conte sta inculcando grande mentalità. C’è stata la possibilità di fare il salto di qualità, ma vuoi per qualche infortunio o per qualche defezione c’è stata una frenata. In ogni caso la mentalità è quella di creare un progetto”.

Oggi dopo il Lecce tifa Inter. E pensare che prima di firmare per i nerazzurri era ad un passo dal Milan, al punto che fu annunciato da entrambe le riviste tematiche nello stesso mese, dello stesso anno.
“Ero svincolato dalla Roma, dovevo andare in Inghilterra. Mi chiama Galliani, faccio le visite e torno a casa. Poi mi ha chiamato Mazzola. Stavano trattando entrambe Cruz che si era messo d’accordo con tutte e due e nel novero dei calciatori Simoni scelse me. Mi sono ritrovato sulle due copertine delle riviste...”.

Perché all’epoca scelse l’Inter?
“Inter e Milan per me in quel momento erano uguali, non ero certo tifoso nerazzurro all’epoca. Ma mi erano venute in mente le immagini di Simeone, Zamorano e dell’arrivo di Ronaldo. Poi ho conosciuto la famiglia nerazzurra e mi sono innamorato di questi colori”.

E nel futuro pronto a sposare un progetto?
“Continuo a fare la gavetta nel mio percorso da allenatore e spero di trovare una sistemazione logica. Tante volte non si guarda il lavoro della crescita giornaliera ma i risultati. Non ho nessun problema... avevo avuto la possibilità di incontrare un club in Kazakistan ma poi abbiamo rinviato tutti a causa della pandemia”.

Valuterebbe anche l’estero?
“Mi vedo su un campo di calcio: Italia o altro non cambia. Il calcio è una passione, ho iniziato la vita da allenatore in Costa d’Avorio. Non guardo la categoria o la Nazione. Oggi si sono persi i valori dello sport, vorrei farli ritrovare”.

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