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Gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili

Gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibiliTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
giovedì 5 marzo 2020, 17:49Il corsivo
di Andrea Losapio

Andrea Agnelli ha rilanciato, con le parole di Londra, la cara e vecchia Super Lega. Quella sorta di Champions ristretta ai migliori club del Continente, dimodoché ogni settimana ci siano solo grandi partite, super sfide e attesa spasmodica per quello che sarebbe il (e non un) campionato europeo a tutti gli effetti. Con le migliori squadre d'Europa, quelle con più bacino di utenza, con più pubblico e tifosi. Insomma, restringere il campo ma allargare la torta il più possibile, ma far sì che a sedersi ci siano determinate squadre.

ESEMPIO ATALANTA - Lo ha fatto prendendo in oggetto i nerazzurri che nelle ultime stagioni sono arrivati quarta, settima e terza. Quindi non "un anno buono", ma almeno un triennio di ottimi risultati e di discrete prestazioni in Europa, con la macchia dell'eliminazione di Copenaghen arrivata quasi per caso, viste le tante occasioni gettate alle ortiche nelle due partite. L'Atalanta è la sesta italiana per ranking europeo dietro Juventus, Roma, Napoli, Lazio e Inter, davanti a Milan e Fiorentina. Delle due l'una: Agnelli vorrebbe una SuperLega senza i rossoneri, vista la serie storica? Oppure, più probabilmente, preferirebbe anche decidere gli invitati al tavolo, con San Siro che esercita un fascino maggiore della Gewiss Arena?

IRRAGGIUNGIBILI - Se dovesse mai passare un discorso del genere, probabilmente inaccettabile dal punto di vista sportivo ma molto vicino al sistema della franchigia NBA (dove però giocano 82 partite, una ogni due giorni), i grandi club diventerebbero ancora più un'azienda, uno show dentro e fuori dallo stadio, con l'impossibilità di trovare biglietti per i fan e diritti televisivi praticamente irraggiungibili. Non esisterebbero più le favole, come il Leicester di Ranieri, ma - e questo sarebbe ancora più grave - darebbero di fatto una potenza economica "strutturale" a chi viene ammesso al tavolo. Insomma, ci sarebbe una disparità ancora più profonda tra il grande club e la piccola società che può provare a fare un miracolo sportivo. E le scelte incomincerebbero a non avere più senso, perché qualsiasi cosa accada il risultato non è più importante: non ti può succedere niente, sei al tavolo delle grandi per censo e ci rimani.

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