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La sfida che non ci sarà. Pirlo e Gattuso, salvateci voi dai protocolli e dai cavilli

La sfida che non ci sarà. Pirlo e Gattuso, salvateci voi dai protocolli e dai cavilli
domenica 4 ottobre 2020, 08:00Il corsivo
di Ivan Cardia

Moriremo sepolti dai cavilli. Sopraffatti da una montagna di regole, anche quelle che ci tutelano, persino quelle che ci spingono a un faticoso ritorno alla normalità. Il Napoli non parte per Torino: ha frainteso le regole? Lo ha fatto di proposito? Ha toccato un nervo scoperto del protocollo che per settimane abbiamo inseguito? Sono interrogativi che dobbiamo porci, volenti o nolenti, perché dalle risposte dipende il resto del campionato. Schiacciato tra l’asfissiante Nations League e la perdibile Coppa Italia, ingolfato in un calendario che non può sopportare rinvii perché non c’è spazio. E perché il grande calcio non ha saputo dirsi che un piano B serviva. Chiamateli playoff, chiamatela bolla: l’anno scorso ci siamo fermati a marzo, ora la terza giornata non vedrà disputarsi due gare. È evidente che così non si andrà lontano.

Intanto, a Torino non si giocherà. A meno che dal Golfo non si decida di viaggiare last minute. Nella vita di ogni giorno, sono prenotazioni mai davvero convenienti. Ma veni, vidi, vici sarebbe un epilogo da film. Gli sportivi si ritrovano costretti a confrontarsi con note protocollari, circolari, persino la Costituzione. I tifosi assistono coi popcorn in una mano e lo smartphone nell’altra, fanno quel che dovrebbero fare. Si dividono e si prendono in giro. La Juventus comunica subito, celere, intempestiva perché persino prematura: i bianconeri saranno in campo. Il Napoli sceglie la via del silenzio: non un comunicato, una nota stampa, un piccione viaggiatore, un segnale di fumo. Eppure sono gli azzurri, a torto o a ragione, a non essere saliti sull’aereo. La Lega ribadisce che la partita resta in programma: il pallone passa, bollente, tra i piedi della FIGC. Davvero sarà il giudice sportivo a risolvere la questione? Sarebbe, per molti aspetti, clamoroso.

E poi ci sono loro. Andrea Pirlo e Gennaro Gattuso. Decenni uno accanto all’altro, nel Milan e nella nazionale. A passarsi il pallone. Così diversi e così complementari. Gli unici, ancora una volta, a poterci tirare fuori dai meandri di un protocollo e dalle postille di una circolare. Comunque vada a finire, siamo sicuri che nessuno dei due avrebbe voluto tutto questo. Non possiamo credere che il Maestro sogni di vincere nell’ombra, lui che ha sempre portato luce in campo. Né che Ringhio speri di evitare il confronto, lui che non ha mai avuto paura di niente e nessuno. Sarebbe stata la prima partita uno contro l’altro da allenatori. In un’altra vita, ne hanno giocate tante da avversari e ancora di più da compagni. Sarebbe stata, potrebbe ancora essere, la loro partita: amici di una vita, rivali per una sera. L’uno rubi il pallone e l’altro inventi un assist meraviglioso: lo hanno fatto mille volte, fino a tingere d’azzurro il cielo di Berlino. Mettano i signori del calcio scritto davanti a una verità: nessuno si appassionerà mai ai cavilli, ai protocolli. Sappiamo che non sarà così semplice. Che la Juve (peraltro in isolamento anch’essa), se il Napoli ha sbagliato, ha diritto a vedere rispettate regole uguali per tutte. Che il Napoli, se non è nel torto, potrà invocare il provvedimento sanitario dell’ASL. Ma Pirlo e Gattuso sanno meglio di tutti perché ci appassioniamo alle loro avventure. Perché avvengono sul campo, non a tavolino.

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