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Gentilini: "La mia Cina, tra fascino per l'Italia e quei cibi pre partita..."

Gentilini: "La mia Cina, tra fascino per l'Italia e quei cibi pre partita..."TUTTO mercato WEB
© foto di Chiara Biondini
lunedì 12 ottobre 2020, 08:45La Giovane Italia
di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro

Dopo una lunga carriera come giocatore e successivamente come allenatore, compresi cinque anni alla guida della rappresentativa di Serie D, da due anni Augusto Gentilini è approdato in Cina, dove allena l’Under 19 dell’Accademia dell’Università di Pechino, raccogliendo moltissime soddisfazioni. Un'avventura che ha raccontato a La Giovane Italia, tracciando il quadro di un viaggio irripetibile in Estremo Oriente.

Mister, come sei approdato in Cina?
“Tramite Marco Nappi sono stato contattato da due agenti cinesi dell’agenzia Scic, che visto il mio curriculum e mi hanno contattato chiedendomi se fossi disponibile per allenare l’Under 19 dell’accademia dell’Università di Pechino. Ho passato un mese in prova, per capire di che tipo di lavoro si trattasse e incontrare le persone che mi volevano a disposizione. Dopo il primo anno ho ottenuto un rinnovo per altri due e ora continuo a guidare la squadra Under 19”.

Quali sono le principali differenze che hai notato tra i ragazzi italiani e cinesi?
“Secondo me ci sono tantissimi ragazzi che, a livello fisico e tecnico, potrebbero giocare anche in Italia. Le differenze sono soprattutto tattiche: questi sono ragazzi molto determinati, che hanno voglia di correre, giocare e allenarsi, ma che hanno bisogno di un’infarinatura tattica che al momento gli manca. All’inizio ho avuto qualche difficoltà a rapportarmi con loro, perché ho dovuto capire come comportarmi e come approcciarmi, ma dopo essermi integrato e aver capito come relazionarmi con i ragazzi questa si sta rivelando un’esperienza straordinaria”.

Secondo te a cosa è dovuto questo grande esodo degli allenatori in Cina?
“La Cina sta progredendo in ogni sport e in molti è già al massimo livello mondiale. Il loro obiettivo è riuscire a raggiungere questo standard anche a livello calcistico e in questo momento si stanno affidando ad allenatori stranieri per colmare il gap. Inoltre, i cinesi sono veramente affascinati da noi italiani, dalla nostra cultura, dal cibo, dalla fantasia che accomuna i nostri popoli. Tuttavia non ci sono solo tanti italiani, ma anche tanti serbi e portoghesi”.

Credi quindi che la nazionale cinese possa presto fare dei passi in avanti importanti?
“Il processo è lungo. Certo, sul piano tattico ci sono stati grandi miglioramenti, ma ci sono diversi aspetti che ancora non stanno venendo curati, come ad esempio l’alimentazione. Noi italiani siamo sempre molto attenti a quello che mangiamo prima di una partita, mentre qui ho visto tanti ragazzi mangiare tanti cibi pesanti e speziati nei pressi della partita. Sono dei veri e propri cultori del cibo e quindi bisogna imporgli delle usanze diverse da quelle che hanno”.

Senti mai la mancanza dell’Italia?
“In Cina io mi trovo benissimo, sono molto contento e mi sto prendendo le mie soddisfazioni. Dopo aver allenato un Under 15 per un anno, poi sono arrivato terzo ad un torneo e mi hanno messo alla guida di un Under 19. Ho ricevuto alcuni riconoscimenti importanti dall’Università e quest’esperienza mi sta dando tantissimo a 360 gradi, non solo a livello calcistico”.

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