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esclusiva

Ghirelli: "Ha vinto una linea, ne prendo atto. Dispiace per chi retrocede"

ESCLUSIVA TMW - Ghirelli: "Ha vinto una linea, ne prendo atto. Dispiace per chi retrocede"
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
lunedì 8 giugno 2020, 17:23Serie A
di Ivan Cardia

Le tre capolista promosse in B, le ultime tre retrocesse in D. Poi playoff e playout. È questo il futuro delineato per la Serie C dopo il Consiglio Federale di oggi. Ne abbiamo parlato con Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro: “Io ho sempre detto che il presidente si deve prendere gli onori e gli oneri, mia è la responsabilità di questo percorso. Non ho cambiato idea dall’assemblea del 7 maggio: qualcuno ha usato termini come trasformista a cui sinceramente ho preferito non rispondere. Anche la riunione di oggi conferma quello che io ho cercato di far comprendere. E lo dico ora a lei come l’ho detto in Consiglio Federale, oggi o il 20 maggio: in realtà si sono confrontate due linee. Io le rispetto entrambe, ma una, che è prevalsa, dice che deve prevalere il merito sportivo. L’altra, invece, che ci siamo trovati di fronte a un fatto eccezionale. E che dovessimo salvaguardare chi ha meritato delle premialità, senza penalizzare gli altri”.

Tornasse indietro cosa vorrebbe cambiare?
“Credo che una delle cose che si è sbagliata in sede federale in quella fase, forse per eccessiva onestà intellettuale, è stata quella dei ripescaggi. Si poteva, con maggiore furbizia, dire: valutiamo dopo. Si sono gettati su quel punto in maniera feroce, pensando che avessimo non si sa quale intenzione”.

Come ha affrontato questo periodo con i suoi club?
“Abbiamo fatto un ragionamento in assemblea, nel corso di queste settimane, molto serio, con toni di rispetto, come deve avvenire. Sappiamo che questa vicenda del Covid ha aperto diverse problematiche, mettendo in discussione serenità e punti d’approccio. Dopo il 20 maggio ci hanno detto che la C non contasse niente: ora gli stessi che lo dicevano per noi lo devono dire anche per la A. Il punto vero è che da quel momento, in maniera molto pragmatica, abbiamo cercato di salvaguardare sempre le società e fare sempre l’interesse generale di un campionato. Queste sono le decisioni prese oggi: io ne ho preso atto, è il quadro con cui dobbiamo misurarci, partendo dal fatto che il 20 maggio non avevamo i voti per far passare le nostre proposte senza l’approvazione delle altre componenti”.

Ci sono stati anche degli attriti.
“C’è stata una diversità di posizioni. Dopodiché, abbiamo collaborato correttamente in modo tale da portare a conclusione la situazione”.

Non tutti saranno contenti.
“A me dispiace per le società che retrocedono, però è la posizione che ha preso la maggioranza e deriva anche dalle possibilità attribuite alla FIGC dal Decreto Rilancio. Si va avanti in quella direzione. Mi auguro si possa concludere il campionato in maniera serena, per quanto possibile: ci sono ferite che saranno difficili da rimarginare. Teniamo conto che si è giocata una partita sul bersaglio grosso. Abbiamo scongiurato incursioni violente, dirette a mettere in discussione la Serie C. Alcuni hanno aperto anche dall’interno varchi per un progetto assurdo come B1 o B2. Noi siamo per le riforme, l’ho ribadito anche oggi: quando entreremo nel merito vedremo chi ha bluffato o meno. Le riforme, va chiarito, riguardano la A, la B, la C, la D: se qualcuno pensa di giocare sulla distruzione della C ha già perso. Ora la partita si gioca sulla qualità della riforma”.

Avete già certezze su date e formule?
“I playout si giocheranno andata e ritorno. Prima dei playoff si giocherà la Coppa Italia, dovrebbe essere il 27 o il 28 giugno. Cercheremo di mettere nelle migliori situazioni tutti i club: si dovrebbe finire entro il 22-23 luglio, cercheremo di rispettare i tempi che ci sono stati indicati”.

Sentirà le società che retrocederanno?
“Certamente sì, magari faccio passare oggi. Per certe cose conviene andare avanti con calma”.

Forse più semplice sentire Monza, Vicenza e Reggina.
“Sì, ma c’è tempo anche per quello. Io ho l’animo tranquillo, anche se dispiaciuto, nel senso che non ho da rimproverarmi molto. Ho da assumermi la responsabilità, perché devo essere onesto a livello intellettuale. Tutto mi si può dire tranne non aver cercato di salvaguardare tutti. Mi è dispiaciuto vedere qualcuno che non ha consentito di avere una linearità complessiva permettendo le discussioni interne. Complessivamente, per fortuna, è emersa una credibilità della categoria. Ci si può dire di tutto, ma siamo stati gli unici che hanno offerto una posizione chiara da tempo. Poi c’è chi dice che sia stata anticipata, ma non credo sia vero. Si sono confrontate due linee, la nostra non è passata. E quando prevale un’altra idea, allora la strada è quella”.

Stupito dal fatto che la A si sia presentata con la vostra stessa proposta per quanto riguarda le retrocessioni?
“Beh, non era la stessa. La A si è limitata alla questione delle retrocessioni, noi avevamo fatto un ragionamento molto diverso: chi aveva premialità se la vedeva riconosciuta e gli altri non pagavano pegno. Lo pagavamo noi come Lega, in carico prendendo un numero maggiore di club. La A non ha fatto una proposta di questo genere, ha pensato alle sue retrocessioni: ci doveva pensare il 20 maggio, quando ha votato contro di noi, non comprendendo bene la questione e il nostro ragionamento. Non ci si può fermare a salvaguardare il proprio orticello”.

Adesso?
“Adesso dobbiamo rapidamente concludere questo campionato. Nel frattempo, stiamo portando avanti in Parlamento tutte le questioni relative al credito di imposta, su cui hanno presentato proposte tutti i gruppi parlamentari, così come hanno presentato emendamenti sulla CIG per portarla a 18 settimane. Ripartiamo dalla sostenibilità della Lega Pro, una partita rimasta bloccata da troppo tempo”.

Ecco. La prossima stagione avremo 60 squadre in C?
“Faccio un discorso generale. Noi, attraverso la collaborazione con PWC, abbiamo cercato di capire quale fosse l’orientamento della società. C’era una domanda che ha riguardato noi, volley e basket, le leghe con cui si è lavorato attorno al credito d’imposta. Abbiamo chiesto chi non avesse ancora deciso cosa fare: complessivamente, il 31% delle società sta pensando su cosa fare. Diciamo che il segnale è un campanello d’allarme. Da qui la spinta sul credito d’imposta, che darebbe ossigeno a tutto lo sport”.

In queste settimane si è parlato anche del suo futuro come presidente di Lega Pro. Le ha dato fastidio?
“Assolutamente no. Perché io sono qui pro tempore, chi va a vedere le mie dichiarazioni sa che parlo sempre pro tempore. La mia ipotesi di lavoro è fare la riforma della Lega Pro e partecipare al calcio italiano, inteso come sistema. La Lega Pro ne esce, se si vede il lavoro fatto in Parlamento, non certo malissimo. Poi, quanto a chi ne ha parlato, distinguo tra chi lo ha fatto alla maniera degli sfascia-carrozze, in maniera strumentale, e chi invece sa fermarsi davanti al rispetto degli interessi generali”.

Chiudiamo con un messaggio positivo. Non era la vostra linea, ma da presidente, la C che torna a giocare è un bel messaggio.
“Io l’ho sempre detto in maniera molto semplice: c’è un prima del 20 maggio, su cui il mio giudizio rimane fermo, e un dopo che mi auguro vada avanti con grande sportività. Spero davvero che si rimetta la palla al centro. Sarebbe veramente una cosa sciocca non dare un segnale positivo: vorrei che rapidamente ci fosse il pubblico, che rapidamente tornassero le risorse nelle tasche dei presidenti. Mi auguro che la palla possa ridare un po’ di sollievo a questo Paese, su questo non ci sono dubbi”.

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