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Speciale scouting. Più forti della Championship: il sistema Watford è un gioiello

Speciale scouting. Più forti della Championship: il sistema Watford è un gioielloTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 12 novembre 2020, 12:00Serie A
di Marco Conterio

Ripartire. Come parola d'ordine, mantra, obbligo. Il Watford ha lo sguardo puntato verso l'alto, e questo significa Premier League, e non potrebbe essere altrimenti. Anche perché retrocedere costringe gioco forza a cambiare i piani, o almeno parte di questi. A virare in quanto a planning e strategia. La società della famiglia Pozzo, però, ha chiaramente smussato gli angoli della programmazione, perché la Premier porta degli introiti e la Championship altri. Andar avanti sullo stesso binario e con la stessa filosofia sarebbe stato rischioso se non che irresponsabile. Però non muta la filosofia e soprattutto la struttura che da anni regala talenti e giocatori che si rivelano poi capitali tecnici ed economici alle Api di Londra.

Struttura capillare Club londinese e struttura molto italiana, ovviamente guidata da Gino Pozzo che ha consegnato le chiavi del comparto scouting al toscano Filippo Giraldi. Che guida sette senior scout e circa altri dieci-dodici junior scout: divisi per macroaree e poi paesi, seguono a tappeto in particolar modo l'Europa. Il Watford, da club sì inglese e dunque con risorse ma non certo con quelle di Liverpool, Manchester City, Manchester United e via discorrendo, ha obiettivi diversi. Sicché occhio alle Nazionali giovanili e ai raduni, alle rising stars prima che diventino ancor più lucenti con le rispettive rappresentative.

Lo scouting e i permessi di lavoro Il mercato inglese ha delle specificità di non certo poco conto, che ogni club deve valutare. Ed è per questo che il mercato di riferimento del Watford e di tante altre società è l'Europa anziché l'Africa o il Sudamerica, tranne poche eccezioni. Per poter essere tesserato un giocatore deve aver preso parte almeno al 75% delle gare ufficiali disputate dalla sua Nazionale negli ultimi due anni e appartenere a una Federazione di rango uguale o superiore al 70° posto. Non vale, per i giovani talenti chiaramente, la questione del "calciatore di altissimo livello", ed è comunque una specificità valutata di volta in volta dalla FA. Per questo il Watford non prende giocatori baby in Africa o da campionati di fascia inferiore in Sudamerica, ma deve (come le altre inglesi) far fare loro uno step altrove. Ci sono anche dei casi limite, vedi Pellistri e Touré al Manchester United, ma in questo caso entrambi hanno raggiunto i criteri economici.

Europa come target Per questo la struttura degli osservatori del Watford copre in modo capillare tutti i campionati europei, di prima fascia e giovanile. Gli scout, peraltro, non si limitano alla mera osservazione ma i senior portano relazioni molto dettagliate anche su tutto quel che riguarda l'extracampo del giocatore per una profilazione più accurata e per una trattativa più immediata, nel caso.

La retrocessione E poi c'è il terremoto della scorsa stagione, arrivato dopo un'annata dove il Watford non sembrava a un passo dal baratro ma dove è stato colpito duramente anche dalle positività al Covid-19. Nigel Pearson ha avuto modo di raccontare la sua lunga e dura battaglia contro il Coronavirus proprio la scorsa settimana e anche all'interno dello spogliatoio la questione ha lasciato tracce profonde. Tornando alla questione scouting, ovviamente la società aveva impostato un mercato e delle operazioni 'da Premier', ma ha dimostrato di saper subito reagire prendendo calciatori per risalire in Premier. Tutto questo in un breve lasso di tempo, anche grazie alla partnership con l'Udinese, ma soprattutto per merito dello storico dello scouting e del mercato che permette di avere dei b-plan in caso d'emergenza. Anche in quello di retrocessione.

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