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#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: per una birra e una cioccolata, Panenka inventò il cucchiaio

#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: per una birra e una cioccolata, Panenka inventò il cucchiaioTUTTO mercato WEB
giovedì 16 aprile 2020, 01:05Serie A
di Simone Bernabei
#iorestoacasa - Tuttomercatoweb.com propone ai suoi lettori delle storie di calcio per tenerci compagnia in queste giornate tra le mura domestiche

“Mo je faccio er cucchiaio”. Era il 29 giugno del 2000. Francesco Totti grazie al rigore con cui beffò Van der Saar contribuì al successo dell’Italia sull’Olanda nella semifinale dell’Europeo, con gli azzurri poi sconfitti solo in finale dalla Francia. Un gesto tecnico sopraffino per pochi eletti. Ma pure scapestrato e guascone, se proprio vogliamo dirla tutta. Per il popolo italiano quel calcio è rimasto nella storia, chi non lo ricorda? Ma il mondo, addirittura 24 anni prima, aveva già avuto a che fare con una prodezza simile, nel gesto e nel contesto. L’inventore universalmente riconosciuto è Antonin Panenka, cecoslovacco dall’aspetto duro e dal baffo sovietico che si inventò questo strano modo di battere i rigori quesi per gioco. “Anche se poi, avessi potuto, l’avrei brevettato”, affermò recentemente Toni, oggi presidente del Bohemians 1905.

Giocava per divertire, Antonin Panenka. Era un perito alberghiero che si innamorò del calcio (o almeno dei metodi di allenamento) relativamente tardi. Centrocampista offensivo con ottime doti tecniche, Panenka nacque e diventò famoso col Bohemians Praha, squadra della sua città che lo fece diventare grande. “Quel tiro ha oscurato il resto della mia carriera. Io ho sempre giocato per far divertire il pubblico, con gol e assist straordinari. Ma sono passati in secondo piano dopo quel rigore, di cui mi sento un po’ prigioniero”, è stata l’ammissione, fra il serio e il faceto, dopo il ritiro. E quel che ha detto era proprio vero: perché da trequatista amava servire assist per i compagni e inventare la giocata. Ed era anche un grande battitore di punizioni. Al Bohemians rimase fino al 1981, quindi giocò in Austria con Rapid Vienna e St. Polten. Con alterne fortune, ma sempre col pallino di far divertire il suo pubblico.

Cecoslovacchia contro Germania Ovest. Quell’Europeo, era il 1976, si giocava in Jugoslavia, con sedi Zagabria e Belgrado. La Cecoslovacchia era una squadra attrezzata e di talento, ben allenata e con i giocatori giusti ai posti giusti. Ma era pur sempre la Cecoslovacchia. Superato il girone, ai quarti sconfisse 4-2 l’Unione Sovietica, quindi la leggendaria Olanda di Cruyff, Neeskens e Krol in semifinale. Lo sviluppo del tabellone regalò alla Cecoslovacchia la finale contro la strafavorita Germania Ovest, selezione campione in carica d’Europa e del Mondo. Il teatro della sfida del 20 giugno fu il Marakana di Belgrado, impianto da 90mila posti che però nell’occasione era semivuoto. Gli spettatori, per colpa del caro-biglietti, non sueravano i 35mila, raccontano le cronache dell’epoca. La sfida si mise subito bene per la Cecoslovacchia in 25’ andò avanti 2-0. Quindi la rete di Dieter Muller fece sperare i tedeschi, quella di Holzenbein gli permise di arrivare ai supplementari. 30 minuti extra in cui non successe praticamente niente, ma in cui probabilmente Panenka si fece venire in testa strane idee.

La genesi di quel rigore. Oggi il Panenka, o il cucchiaio, è gesto ‘comune’ e a tratti abusato. Ma all’epoca fu una vera innovazione e lo stesso Toni la spiegò così: “Dopo gli allenamenti restavo a calciare qualche rigore, col nostro portiere scommetevamo una barretta di cioccolato o una birra. Lui era forte, io perdevo regolarmente e quindi stava diventando un passatempo costoso. quindi stava diventando un passatempo costoso per me, visto che perdevo regolarmente. Poi una notte ecco l’idea: ritardare la battuta e dare un tocco leggero alla palla anziché calciare con forza”. Geniale, senza immaginarlo col senno del poi. Perché il portiere, ignaro, si sarebbe tuffato da una parte qualsiasi e una volta a terra non avrebbe più avuto forza e tempo per riprendere la posizione. L’effetto indesiderato? “Iniziai ad ingrassare, visto che a quel punto le scommesse le vincevo”.

Il Panenka. Masny. Bonhof. Nehoda. Flohe. Ondrus. Bongartz. Jurkemik. I primi 7 rigori andarono tutti dentro. 4 per la Cecoslovacchia, 3 per la Germania. Per l’8° sul dischetto si presentò Uli Hoeness, oggi presidente del Bayern Monaco: alto sopra la traversa. La Cecoslovacchia era vicina all’impresa e quell’ultimo millimetro lo percorse proprio Panenka: rincorsa infinita, sguardo di ghiaccio, stop chirurgico prima del calcio. Il portiere Sepp Maier, convinto e spavaldo, va a sinistra. Panenka fa conoscere al mondo la sua invenzione: tocco sotto morbido, vellutato, dolce e pallone che infingardo si infila in rete per la gioia del popolo cecoslovacco. Era il rigore decisivo e Panenka, forse senza comprenderlo a pieno, aveva appena scritto la storia. La sua, personalissima. Così come quella di un Paese che oggi è solo un ricordo dei libri di storia. “Un genio”, raccontò L’Equipe nelle ore successive riferendosi al 7 della squadra campione d’Europa. “Il rigore più audace che abbiate mai visto”, commentava i cronisti inglesi del tempo.

Fenomenologia del Panenka. Lì per lì, il portiere tedesco Sepp Maier non prese bene quel gesto, considerandolo come un voler sbeffeggiare. “Una certa stampa fece passare quell’esecuzione come una presa in giro nei suoi confronti. Vorrei chiarirlo, mai in alcun momento ho voluto sbeffeggiarlo. Scelsi quell’esecuzione perché considerai che era il modo più facile e sicuro per segnare”, si giustificò Panenka. Che in seguito, dal divano di casa sua, vide più volte l’emulazione della sua idea: Totti ovviamente. Ma pure Pirlo, Zidane, Mascara, Helder Postiga, Di Canio, El Loco Abreu, Miccoli, Doumbia e il Mago Maicosuel. Ah sì, pure il capitano del Real Madrid, Sergio Ramos. Che per Panenka, parole sue, è il suo vero e degno erede in questa specialità.

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