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LIVE TMW - Mancini: "L'Italia ha un grande passato, agli Europei per vincere"

LIVE TMW - Mancini: "L'Italia ha un grande passato, agli Europei per vincere"
venerdì 20 dicembre 2019, 17:45Serie A
di Marco Conterio
fonte dal nostro inviato a Riyad, Arabia Saudita

Commissario tecnico dell'Italia, Roberto Mancini è presente a Riyad per il Leadership Sport Forum al Leadership Institute della capitale araba. Arrivato già nelle prime ore della mattinata insieme all'agente che l'aveva portato al Galatasaray, Nicola Innocentin, risponde a domande e quesiti da parte dei tecnici del campionato saudita.

Che ne pensa del livello dei ragazzi italiani?
"La mia speranza è che possano tornare a giocare tanti ragazzi italiani, in Italia. La percentuale è più bassa rispetto al passato, spero crescano ragazzi giovani e bravi ma il livello si sta rialzando e la mentalità migliora".

Jorginho, Verratti, Sensi, Barella, Tonali, Zaniolo: ha un centrocampo di talento. Ha avuto il coraggio di far giocare sempre almeno tre di grande palleggio in mezzo al campo. Quanto incidono nell'economia della sua Nazionale?
"Chi fa l'allenatore deve credere nelle proprie qualità. Quando ho preso la Nazionale era un momento delicato, pensai che l'unico modo per uscire fuori da una situazione difficile era quella di cercare giocatori giovani, con poca esperienza, bravi tecnicamente, per fare un buon calcio. Volevo riavvicinare i tifosi alla Nazionale: serve fortuna, questi ragazzi giovani, anche con non molta esperienza in campo internazionale, si sono affermati subito. Hanno trovato coesione iniziando a giocare bene, è stata una scelta azzeccata. Ho creduto in loro e hanno fatto il resto".

La sua Italia è capace di cambiare pelle a gara in corso
"Tra fase difensiva e offensiva il sistema è diverso, riusciamo a tener palla e pressare alto. Siamo andati avanti così, è una squadra con ragazzi bravi, il modulo cambia ma la mentalità è stata importante".

Quale è stata la sua gara più bella da preparare?
"Molte ma la più dura e bella, difficile, perché ha avuto tante variabili a gara in corso, è stata l'ultima in Premier League contro il QPR".

Che partita vorrebbe rigiocare per cambiare il risultato?
"Ce ne sarebbero tante, difficile dirne una sola. Ogni volta che le cose non vanno e perdi, potresti aver fatto qualcosa di diverso".

Da allenatore, chi l'ha aiutata di più nella crescita?
"Ne ho avuti due diversi per lungo tempo, per stile e metodo, come Boskov ed Eriksson. Poi in Nazionale Sacchi, che ha cambiato il calcio. La loro somma mi ha aiutato, poi ognuno di noi ha il suo calcio, i suoi sistemi. Esser stato allenato da questi mi ha aiutato molto".

Come mai ha scelto l'Italia?
"Ero rimasto solo io... Non c'era più nessuno... Scherzi a parte, allenare la Nazionale è bello, importante. E' un onore e non è semplice e banale, la situazione era difficile ma ho creduto molto nelle possibilità mie e dei ragazzi che volevo chiamare. Volevamo costruire qualcosa di importante che potesse restare nel tempo, le situazioni sono diverse. A volte decidi di andare all'estero per un'esperienza diversa dalle solite, altre decidi di guidare la Nazionale".

Le sue squadre danno la sensazione di essere sempre ad alti giri.
"Servono bravi giocatori e buono staff. Avere uno staff d'esperienza che ha lavorato tanti anni insieme, è il segreto per riuscire ad avere sempre ritmo e mai cali clamorosi".

Undici vittorie su undici gare, raggiunte anche in base alle scelte.
"Ci basiamo su chi e come gioca in campionato, come stanno a livello psicofisico. Quagliarella era capocannoniere e faceva bene, se uno è esperto e può darci una mano ben venga. Per noi va benissimo".

Ha un sistema di gioco fisso o si adatta ai suoi?
"Ogni tecnico ha una sua idea ma se non si adatta ai giocatori non va bene. Un allenatore non può imporre un gioco se non ha i giocatori adatti, deve insegnare un tipo di gioco, un sistema diverso. Molto dipende da chi ha, un allenatore di club tenta di far comprare dalla società ragazzi adatti ma a volte non accade e ti devi adattare. In Nazionale è diverso, puoi prendere giocatori a seconda del tuo sistema e questo è un po' più semplice".

Qual è la sua ricetta per un club o per una Nazionale?
"Ognuno ha la sua, ce ne sono tanti e non vinci con uno solo. Alla base, se alleni un club solido, serio, serve un progetto per tecnico e giocatori. Per l'allenatore è importante chiarire l'obiettivo stagionale e vedere come affrontare la stagione, cercando di centrarlo".

Che obiettivo ha per l'Europeo? Cosa diranno i giornalisti?
"Spero che ci chiedano come abbiamo fatto a vincere gli Europei. La speranza è questa. La situazione è difficile ma dipende da noi, se in questi sei mesi migioreremo. Ci sono Nazionali più forti ma una partita è aperta a ogni risultato: anche quando affronti qualcuno più forte succede, crediamo nelle nostre qualità e l'obiettivo è il campionato d'Europa. Italia, Francia, Germania, Spagna, partono sempre per vincere. Dobbiamo partire per vincere anche se siamo più indietro, gli altri hanno iniziato prima ma quando parti, devi puntare all'obiettivo massimo. La Nazionale italiana ha un grande passato e vogliamo un grande futuro".

Vent'anni fa non c'era Instagram, non c'erano i social. Ora come si controllano?
"Ho vissuto l'era senza social, poi il mondo si evolve e serve adattarsi. Spero che non si abusi di questo, l'augurio è questo. Sono ragazzi giovani, si lasciano andare, a volte accade ma la maggior parte delle volte fila tutto liscio".

Che differenze ci sono tra allenare un club di A e uno di Premier?
"Quando vai in Inghilterra devi abituarti al loro allenamento. Vivono in modo diverso la partita, gli inglesi preferiscono allenarsi la mattina. Noi a volte facciamo due sedute, due in Inghilterra non si possono fare. Fanno allenamento bene, al massimo, per questo hanno ritmo in partita. Perché fanno tutto al massimo. In Italia è diverso".

Nel gioco moderno è introvabile un nuovo Pirlo?
"Pirlo è stato un grande giocatore, uno dei migliori italiani, con una visione straordinaria e due piedi incredibili. La sostanza è la stessa anche se hanno qualità diverse, uno così completo è difficile trovarlo".

La quantità di giocatori bravi sempre calata vistosamente in Italia.
"C'erano tanti giocatori bravi e giovani anche nelle squadre di media classifica. Ora ne giocano meno. La difesa? E' importante, chiaro. Bisogna saper difendere... Sono meno, in Italia, perché ci sono stranieri. Il 33% sono italiani, negli anni '90 c'era il 66%. La media è calata molto".

L'Italia è una terra con tecnici di poca flessibilità. C'è chi gioca sempre con tre dietro, Conte e Allegri, perché ci si concentra sempre sul 3-5-2 in Italia?
"Ogni tanto il modo di giocare si cambia. Ognuno ha il suo sistema, quello che sa insegnare meglio. Se il preferito di qualcuno è il 3-5-2, insiste lì. In Italia ha sempre portato risultati".

Che pensa della gara di domenica? Sarri e Inzaghi sono sistemi diversi
"Sono due tecnici bravi, con sistemi diversi. Sarà una bella partita, sarà bello vederli rigiocare domenica dopo che si sono incontrati due settimane fa. Sarà una gara avvincente".

Termina qui la conferenza stampa di Roberto Mancini dal Leadership Institute di Riyad.

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