
Ascoli, non basta cambiare proprietà: serve rifondare la squadra dopo una stagione disastrosa
Mentre tiene banco la possibile cessione dell’Ascoli Calcio, con l’imprenditore Francesco Pecci pronto a subentrare a Massimo Pulcinelli, un’altra verità appare sempre più evidente: la squadra va rifondata quasi completamente.
La retrocessione in Serie C è il frutto anche di una campagna acquisti estiva sbagliata, con giocatori che non hanno reso come ci si attendeva e una rosa male assemblata, senza un’identità precisa.
Tanti nomi, poche certezze: il fallimento di un mercato senza visione
Molti dei nuovi arrivati non hanno inciso, né tra i giovani né tra gli elementi più esperti. Tra questi spicca il caso di Luca Tremolada, trequartista di talento ma poco funzionale al progetto bianconero.
Arrivato in prestito dal Modena, dove era finito fuori dai piani tecnici, Tremolada ha giocato pochissimo e non è mai stato davvero al centro del gioco. A fine stagione farà ritorno al club emiliano, chiudendo una parentesi breve e deludente.
Non solo Tremolada: una lunga lista di errori
Tremolada è solo la punta dell’iceberg. Tanti innesti si sono rivelati fuori contesto o semplicemente non adatti alla categoria. Alcuni, presi forse più per curriculum che per logica tecnico-tattica, non hanno fatto la differenza nei momenti cruciali.
Il risultato è stato un campionato senza anima, con un Ascoli mai realmente in grado di costruire una propria identità di gioco. Inutile puntare il dito su un solo reparto: è l’intera ossatura che va ripensata.
Il futuro passa da scelte tecniche forti e consapevoli
La nuova proprietà, qualunque essa sia, dovrà affrontare una ricostruzione tecnica profonda. Servirà un direttore sportivo esperto, un allenatore preparato e coerente con le ambizioni, e soprattutto una rosa costruita con equilibrio, senza rincorrere nomi ma cercando profili funzionali alla missione: risalire.
La Serie C non perdona leggerezze, e Ascoli non può permettersi un altro anno da dimenticare.







