
Tresoldi jr, primo gol in Champions e ora l'Atalanta: il figlio d’arte che l’Italia rischia di perdere
A volte la storia sembra scritta dal destino. A Cagliari è nato, a Gubbio è cresciuto, in Germania è diventato grande e a Bruges si è consacrato. Nicolò Tresoldi, classe 2004 e figlio d’arte (papà Emanuele, ex terzino di Atalanta e Cesena, campione europeo Under 21 nel ’94), ha timbrato la sua prima rete in Champions League alla prima occasione utile. Una zampata rapace, degna di un centravanti vero, nel 4-1 dei belgi al Monaco. Un segnale che non è passato inosservato: perché il ragazzo italiano di nascita, tedesco di passaporto calcistico, potrebbe diventare presto uno dei nomi più chiacchierati d’Europa.
DAL TENNIS AL CALCIO – In famiglia, lo sport era una scelta di cuore e di talento. Fino ai 12 anni Nicolò ha diviso il suo tempo tra pallina e racchetta, arrivando a essere tra i migliori Under 12 in Italia, allenandosi con Luca Nardi e incrociando spesso Flavio Cobolli e Holger Rune. Poi, il bivio. «Col calcio aveva una luce diversa negli occhi», ha ricordato papà Emanuele. E così, dal Fontanelle di Gubbio al settore giovanile dell’Hannover, il passo è stato breve. Nel 2017 il trasferimento in Germania, grazie al lavoro della madre Barbara, ha cambiato tutto: scuola, accento, modo di intendere lo sport. Da lì, un percorso costante fino all’approdo al Bruges la scorsa estate per 6 milioni di euro.
LA SCELTA TEDESCA – Naturalizzato tedesco dopo cinque anni - descrive La Gazzetta dello Sport -, Tresoldi ha già vestito la maglia dell’Under 21, incrociando due volte l’Italia, l’ultima ai quarti dell’Europeo 2025. Eppure la porta azzurra non è chiusa: non avendo esordito con la nazionale maggiore, Nicolò resta eleggibile per l’Italia. «Se penso a un Mondiale, forse lo immagino con la maglia azzurra», aveva confessato in passato. Un “forse” che lascia aperto ogni scenario e che, chissà, potrebbe diventare un tema caldo per Gravina e Spalletti.
MILAN NEL DESTINO – Nel cuore di Tresoldi c’è il Milan. Porta sulle spalle il numero 7 di Shevchenko, si ispira a Inzaghi, ma non disdegna Suarez e Nadal (perché il tennis resta un amore mai del tutto abbandonato). «Nemmeno il Real Madrid può togliergli il sogno Milan», giura il padre. Non a caso dal Bruges a Milano la linea è già tracciata: basti pensare ai precedenti recenti di De Ketelaere e Jashari.
IL RITORNO A BERGAMO – Martedì prossimo il destino regalerà un intreccio suggestivo: Nicolò tornerà in Italia da avversario dell’Atalanta, il club che papà Emanuele vestì a metà anni ’90. Sarà la sfida della Champions, ma anche il segno di una storia familiare che continua a scriversi in nerazzurro, stavolta con i colori del Bruges.
L’Italia rischia di veder sfuggire un talento cresciuto in casa propria e coltivato all’estero. Nicolò Tresoldi, “figlio d’arte” ma soprattutto attaccante moderno, è già un patrimonio calcistico conteso tra due nazioni e due identità. Il primo gol in Champions è solo l’inizio: adesso, tra sogni rossoneri e possibili convocazioni, il futuro è tutto da scrivere.






