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Il calcio e l'amicizia con Totti e De Rossi: la storia di Fabrizio RomondiniTUTTO mercato WEB
ieri alle 20:50Storie di Calcio
di TMWRadio Redazione

Il calcio e l'amicizia con Totti e De Rossi: la storia di Fabrizio Romondini

A TMW Radio, a Storie di Calcio, è stato protagonista Fabrizio Romondini, calciatore che fece il suo debutto da giovanissimo nella Roma con il suo amico Francesco Totti, e che poi ha girato tanto nelle serie minori.

Dopo aver debuttato giovanissimo in Serie A con la Roma nella stagione 1996-1997 giocando pochi minuti da subentrato contro il Napoli e il Perugia, collezionando anche qualche presenza nelle competizioni europee, è stato mandato poi in prestito all'Albacete per una stagione e alla Pistoiese. Da quel momento in poi ha militato nelle serie minori con varie casacche (tra cui Padova, Venezia, Avellino) dal 2000 al 2009. Per lui anche un'esperienza nella Serie B greca con la maglia dell'Olympiakos Volos, squadra allenata da Giuseppe Materazzi, poi il rientro in Italia con l'approdo alla Cisco Roma, squadra della Seconda Divisione. E da quel momento ha girovagato per diverse squadre romane o laziali, fino al ritiro nel 2020, quando ha deciso di intraprendere la carriera di allenatore.

Dei suoi esordi da bambino ha un ricordo nitido: "Feci un torneo Primi Calci, la cui finale si disputava proprio a Trigoria, nella sede della Roma, e l'ho vinto con la Romulea. In quegli anni quella era una squadra molto forte, che dava filo da torcere a squadre come Roma e Lazio. Il mio sogno è sempre stato quello di diventare calciatore. Mio padre mi regalò subito un pallone giallorosso da piccolo, al mare ero l'incubo di tutti i bambini, perché tutto il giorno andavo in giro sotto gli ombrelloni per organizzare partite". 

Da sempre Romondini ha avuto una passione per la Roma: "L'idolo era Falcao, perché papà era tifosissimo della Roma, abbonato in Tribuna Tevere. Sono diventato centrocampista non per lui ma perché i vari mister poi mi hanno visto meglio lì, anche se qualcuno ha provato anche a schierarmi libero perché avevo visione di gioco, ma non mi piaceva molto".

E sull'arrivo in giallorosso ha raccontato: "Alla Roma arrivo dopo diversi provini. Ero capitano alla Romulea e un anno della mia squadra andarono via tutti in altre squadre, mio padre parlò con il presidente del club e gli disse 'Come mai Fabrizio rimane?' e gli rispose che non era ancora tempo ma che l'anno successivo mi avrebbe messo davanti diverse squadre dove potevo andare. E fu così. E mio padre ovviamente scelse la Roma. C'erano Bologna, Empoli, Milan, Lazio, Torino, Pisa e altre. La scelta credo sia stata giusta, perché poi esordii con la Roma, ma poi non si può mai dire se è stata veramente giusta. Mi ricordo che feci un provino col Bologna e mi chiamarono per andare lì a fare uno stage, fecero una squadra con tutti giocatori in prova e finito il primo tempo mio padre vide Sonetti, allora allenatore della prima squadra, e Cabrini, responsabile delle giovanili . E Cabrini mi mise poi nel Bologna contro i ragazzi in prova. Alla fine ci chiamarono in sala e ci dissero che mi avevano scelto e che mi potevo trasferire lì. Ma mio padre disse di no, perché avevo due giorni dopo il provino con la Roma. Lì mi dissero che potevo essere importante e non solo un numero come sarei stato alla Roma, ma alla fine tornai con mio padre a casa".


Mentre sull'esordio con la Roma nella stagione 96/97 contro il Napoli ha raccontato: "Ricordo tutto. Spesso venivo convocato e mi riscaldavo spesso. Quando il mister Bianchi mi chiamò non ero molto emozionato. Totti era uscito da poco mi ricordo, io mi stavo togliendo la tuta ma mi si impigliò sotto i tacchetti e avevo difficoltà, Francesco però mi disse 'Sbrigate prima che ce ripensa'. E mi strappò un sorriso. Poi come ho messo il piede sulla linea è stato come un vortice, non ho capito più nulla".

Un esordio in un club importante, che però non gli ha fatto montare la testa: "Dopo l'esordio ho pensato 'Sono contento e voglio continuare e fare di più', ma soprattutto per me era talmente facile giocare che non pensavo neanche all'essere arrivato. Per me il calcio era una cosa che dovevo fare tutta la vita. E ho continuato a farlo. Ho girato tanto? Sì, ho fatto anche due esperienze all'estero, ma ho un solo rimorso: non aver rinnovato a Padova dopo due anni importanti. Mi era stato chiesto di rinnovare altri due anni e lì ho scelto di andare in Serie B all'Arezzo, perché volevo salire di categoria per riprovare la Serie A. Ma in quell'anno ebbi molti problemi. Ad Arezzo feci sono la Coppa Italia, eravamo troppi in rosa ed era un caos. Tornai in C a Salerno, feci un buon campionato e ci fu anche una trattativa col Genoa, ma per la regola appena uscita per cui non si poteva giocare per tre club diversi non se ne fece nulla".

Ma ha anche aggiunto: "Andai all'Albacete per Helguera, che era arrivato in giallorosso. Io ero andato all'estero pur avendo un po' di mercato in Italia, alla fine tornai qui ma non lo avevo più. Andai anche nel Volos di Materazzi, fu un'esperienza diversa, ero più maturo e il mister lo conoscevo già. Andai con molto entusiasmo, perché lottavano in Serie B ma per salire in A, non come ero io ad Avellino che si lottava per salvarci". 

E ha chiuso dicendo: "Se si parla di meriti, credo di avere avuto la fortuna di essere protagonista in tutte le squadre in cui ho giocato. Potevo fare di più? Ovvio che sì, magari determinate scelte o consigli potevano permettermi di fare una carriera diversa. Ho avuto due stop importanti, non dovuti a infortuni, e ho praticamente dovuto ricominciare. Ad esempio l'anno dello Scudetto della Roma io rimasi fuori rosa e ho dovuto veramente ricominciare da capo". 

Mentre su alcuni personaggi incontrati nella sua carriera ha detto: "Incocciati? Lo incrociai ad Avellino come calciatore, poi lo raggiunsi alla Cisco Roma dopo l'esperienza in Grecia. Mi sono fidato di questo salto all'indietro, vincemmo la C2 e facemmo anche la finale per andare in Serie B. Negli anni abbiamo mantenuto un ottimo rapporto e ho avuto la fortuna di diventare suo secondo in panchina dopo il ritiro nel 2020. Mi ha dato un grande bagaglio personale dal punto di vista tattico. Totti? L'amicizia con lui è bella, perché abitavamo a un chilometro e quando avevo 17 anni lui ne aveva 18 e andavo al campo con lui a giocare. Negli anni è rimasto sempre lo stesso, l'umiltà che ha Francesco è incredibile. De Rossi? C'è un rapporto di amicizia, è una bella persona, un uomo generoso che vuole sempre il bene degli altri, anche all'interno dello spogliatoio. Cerca sempre di far andare le cose nel verso giusto. E' uno passionale e fuori dal campo è divertente".