
CHI È IL PROGETTISTA?
di Vittorio Sanna
Il 3 giugno è il giorno del confronto. Davide Nicola a rapporto con la società per verificare le condizioni per andare avanti. Il tecnico rossoblu fino a eventuale nuova nomina è sempre lui, investito dalla società a curare la squadra salvata in questa stagione. Le sue idee in merito al futuro sono chiare, vuole restare, la crescita può avvenire anche di salvezza in salvezza, per alzare l’asticella c’è bisogno di investimenti. Idee da progettista e non da esecutore dei lavori, tanto che viene da chiedersi: ma esiste un progetto? E chi è il progettista?
Se il progetto esiste Davide Nicola sarà chiamato a sposarlo, eventualmente a studiare le strategie di attuazione e non a disegnarlo da capo. Se il progetto è fumoso, non ben delineato, con ampi margini di personalizzazione, ecco che hanno ragione di esistere tutti i parametri anticipati al termine della stagione appena conclusa (step by step, nuovi investimenti).
Un progetto in stile moderno richiederebbe un pizzico di coraggio: svecchiare la squadra, promuovere dei giovani, avere un vero leader alla guida del team, investito dalla massima fiducia. Un tecnico che non ci sarebbe bisogno di incontrare per capire, già da subito capace di essere investito del ruolo, senza il minimo dubbio. Se c’è bisogno dell’incontro il dubbio esiste. C’è da chiarire il progetto, da verificare la condivisione, stabilire i punti di incontro. Come dire che il progetto è in corso di elaborazione.
Da cosa si parte? A voler costruire su dati concreti si dovrebbe partire dai calciatori a disposizione, coloro che hanno un contratto e che non sono sul mercato. Quanti ce ne sono di questi? Quali sono gli inamovibili? I calciatori con il contratto sono Sherri e Ciocci tra i portieri, Luperto, Mina, Obert e Zappa tra i difensori, Prati, Makoumbou, Marin, Deiola, Zortea tra i centrocampisti, Felici, Luvumbo, Mutandwa e Pavoletti tra gli attaccanti. Questa dovrebbe essere la base. Riscattare Caprile, Adopo e Piccoli appare il passaggio più importante. Lo spazio per il progettista è abbastanza limitato. Maturo o giovane? Esperto o a fine carriera? E qui si pone legittima un’altra domanda: quanto denaro c’è?
Avere un allenatore che faccia restaurazione annuale è una cosa, avendo dei capomastri che ne curano la disciplina. Averne un altro, o anche lo stesso, che si assume l’incarico di lavorare la materia prima per farla diventare un buon prodotto fatto in casa è un altro paio di maniche.
Il progettista, chiunque esso sia, speriamo che abbia chiare le idee, perché altrimenti si rischia di appaltare la stagione all’impresa sbagliata. E il “progetto” di crescita rimarrà ancora una chimera. Galleggiando in quelle acque inquinate dove il pericolo costante si chiama retrocessione. L’accettazione di una dimensione dove il sogno si impantana nella tristezza. In un orizzonte sempre denso di nubi in cui il libro da leggere è sempre “Speriamo che me la cavo”. Nel disprezzo totale del congiuntivo da una stagione all’altra.







