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Pioli vicino, ma ancora non è fatta. Stefano il collante per un club in difficoltà: può riprodurre il modello Ranieri a FirenzeTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 00:02Copertina
di Mario Tenerani
per Firenzeviola.it

Pioli vicino, ma ancora non è fatta. Stefano il collante per un club in difficoltà: può riprodurre il modello Ranieri a Firenze

Lavori in corso per un clamoroso ritorno, ma ancora non è fatta. Stefano Pioli ha voglia di rivedere Firenze però gli ostacoli non sono ancora superati. I suoi amici fiorentini, sono tanti, restano in agitazione perché i segnali sono confortanti, ma la prudenza non è mai troppa. Le tecnicalità fiscali, l’umore degli arabi che guidano l’Al Nassr e la richiesta di una figura professionale gradita a Pioli da inserire nell’organigramma viola, sono passaggi sostanziali e delicati. Insomma, la partita, nonostante le voci ultra ottimistiche, è ancora nei tempi regolamentari. Speriamo di non ricorrere ai supplementari. 

Poiché la scelta del presidente Commisso - è stata sua la volontà - di puntare su Pioli è certamente positiva. Limitiamoci a coglierne i significati, in attesa della notizia decisiva. 

Il presidente, dopo l’addio di Palladino, avrebbe potuto battere di nuovo la strada di un tecnico emergente e invece ha indicato la traccia Pioli. Che vuol dire? Forse ha compreso che in un frangente come questo più che una scommessa - l’ennesima - serve un uomo che racchiuda in sé diverse peculiarità: qualità, esperienza, carisma, senso di appartenenza, capacità di fare da collante tra un ambiente in ebollizione e un club in grande difficoltà. Votare l’opzione Pioli significa anche, forse, professare un atto di umiltà. Cioè aver capito che sono stati fatti degli errori, soprattutto nella parte gestionale. Dunque occorre ripartire da un punto saldo: l’allenatore. Quando una società è nella tempesta, sotto il fuoco della contestazione, non può permettersi percorsi alternativi, tantomeno percorsi perigliosi. Deve, al contrario, investire sul sicuro. Adesso fa più comodo Pioli alla Fiorentina che la Fiorentina a Pioli. Perché quest’ultimo percepisce 12 milioni netti a stagione, due anni fa ha vinto lo scudetto col Milan, ha disputato una semifinale di Champions League ed ormai a 60 anni considerato un allenatore da prima fascia. 

Un tempo i tecnici, nella nostra serie A, erano importanti, ma non come ora. Si viveva l’era delle società strutturate e fiere della loro centralità. Ora, invece, i bravi manager di pallone sono merce rara, molte società hanno problemi a relazionarsi col calcio, mentre gli allenatori esperti e capaci sopperiscono a vistose lacune dirigenziali. L’ultimo campionato ci lascia in eredità, tra le varie cose, anche la vicenda Ranieri: il tecnico del Testaccio, 74 anni, giramondo e vincente, è stato chiamato in corsa a guarire una Roma che aveva già bruciato due suo colleghi, De Rossi e Juric. La normalità di Ranieri, elevata a valore assoluto, ha consegnato la Roma ad un girone di ritorno strepitoso: sono stati 46 i punti contro i 23 dell’andata. I giallorossi hanno sfiorato la Champions League.

La Roma, intesa come società, aveva sbagliato quasi tutto - più della Fiorentina - e nell’attimo in cui lo spettro della lotta per non retrocedere era ben visibile, si è affidata ad un grande conoscitore del pallone. I risultati non sono tardati ad arrivare. Tanto che Ranieri è stato promosso manager. E Claudio, smessa la tuta da campo, ha indossato subito quella da manager: in poche ore ha fatto firmare Gasperini convincendolo a dire di no alla Juve. Ranieri non aveva mai fatto il dirigente in carriera, ma ha dimostrato di essere molto più abile di tanti improvvisati e apprendisti stregoni, liberi cittadini del nostro calcio. Una lezione straordinaria. Gasperini alla Roma, Sarri alla Lazio, Baroni al Torino, Allegri al Milan, giusto per stare ai soliti noti. L’esperienza sta surclassando il nuovo che avanza. Forse una ragione c’è…

Pioli se tornerà a Firenze, le possibilità sono concrete, sarà un gran colpo. Ama la città - anche se rimpiange di non aver mai acquistato casa, forse stavolta sarà quella buona - dove è stato per 6 anni da calciatore, la più grande parentesi della sua vita come atleta. La Fiorentina è conficcata nel suo cuore. A Firenze ha rischiato la vita in una sfida col Bari in uno scontro violentissimo con Protti. Qui ha allenato bene e gestito benissimo la tragedia Astori, formando uno spogliatoio granitico. Firenze gli vuole bene, tanto. Gli riconosce serietà, preparazione e schiena dritta. Tenete a mente le sue dimissioni da schiena dritta… Diplomatico sì, ma non fesso. Rispetta tutti, ma esige rispetto, a cominciare dai suoi dirigenti. Non gli interessa di essere considerato un figlio, gli basta che lo lascino lavorare in pace. Con Stefano non si bluffa. Certe teatrini tra diesse e allenatore a cui abbiamo assistito quest’anno con Pioli sono impossibili. Stefano non sarà la panacea di tutti mali, ma aiuterà questa società, le cui dinamiche talvolta sono incomprensibili, a rimettere la testa fuori dall’acqua. Il primo gol sarà non affogare.