
Stadio, quanti nodi da sciogliere per arrivare al project financing
In questa estate senza calcio giocato e in attesa del ritorno di Stefano Pioli sulla panchina della Fiorentina, i lavori allo stadio Franchi procedono senza intoppi causati dalle partite. Si sta accelerando per non farsi trovare impreparati per metà settembre, periodo in cui i viola, alla terza giornata, torneranno a giocare la prima sfida casalinga della stagione 2025-26 e poi ultimare il cosiddetto “primo lotto” entro un anno. Dopo aver festeggiato il centenario gigliato (a fine agosto 2026), i lavori interesseranno la costruzione della nuova curva Ferrovia, più le adiacenti parti di Maratona e Tribuna.
Per quest'ultima tranche una soluzione è che scenda in campo anche la Fiorentina, supportando finanziariamente parte dei costi di ristrutturazione. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo una serie di questioni da chiarire, senza le quali è impossibile che il club di Commisso possa avanzare una proposta di project financing, o lo stesso Comune metta a bando (con la stessa formula) parte dei lavori rimanenti. Da mesi Palazzo Vecchio ha avviato le procedure per la variante che, alla stessa cifra appaltata a Cobar e Sac (il raggruppamento temporaneo di imprese che si è aggiudicato il primo lotto), consenta di proseguire a intervenire permettendo alla Fiorentina di giocare sempre a Firenze. Per completare quanto previsto mancano i famosi 55 milioni dei Piani Urbani Integrati (prima assegnati e poi tolti da un decreto del governo), più (e qui si parla di cifre emerse informalmente), altrettanti. Se la metà di questi 110 milioni potrebbero tornare nelle disponibilità del Comune (da tempo la Città Metropolitana si è vista restituire i 55 milioni che aspettano di essere assegnati a progetti – extra Franchi – già coperti da risorse dell'amministrazione e così girare i soldi risparmiati sullo stadio), gli altri 55 sono la cifra che potrebbe mettere a disposizione la società viola.
Ma il club, ovviamente, necessita di diversi chiarimenti che, a oggi, il Comune non è ancora in grado di dare. La Fiorentina deve sapere cosa sarà compreso nel primo lotto dei lavori una volta approvata la variante, cosa finirà nel secondo e conseguentemente quali opere da realizzare potrebbero essere oggetto dell'investimento viola. Inoltre, visti i continui cambi di cronoprogramma, una volta ridisegnati gli interventi del primo lotto, avere una data certa di fine lavori e di inizio della seconda fase di ristrutturazione (in questo periodo la conferenza dei servizi – che dovrebbe esprimersi a breve - sta valutando piccole modifiche al progetto generale, che consentono di rendere indipendente una parte di stadio riqualificata, da quella da ristrutturare attraverso successivi lotti da affidare).
Questi nodi andrebbero sciolti il prima possibile, perché in caso di project financing (sia messo a bando dal Comune, sia presentato dalla Fiorentina come soggetto promotore) il procedimento amministrativo per arrivare alla aggiudicazione necessita di diversi mesi di tempo (ricordiamo che anche su proposta di ACF alla gara può presentarsi qualsiasi soggetto che abbia i requisiti indicati nel disciplinare - l'aggiudicazione può essere assegnata a un altro concorrente se la sua offerta è più vantaggiosa, ma il promotore può eventualmente godere del diritto di prelazione). La fine del 2026, data verosimile per l'ultimazione dei lavori del primo lotto, non è poi così lontana e nessuno può permettersi di lasciare i cantieri per l'ammodernamento fermi per mesi: serve continuità. Solo in questo modo, come ricordato dal DG Ferrari nella conferenza stampa di fine stagione, sarà possibile tentare di anticipare la chiusura di tutta la ristrutturazione ipotizzata per la fine del 2029.







