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La bolla NBA è una soluzione populistica e impraticabile per l'Italia

La bolla NBA è una soluzione populistica e impraticabile per l'ItaliaTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
lunedì 12 ottobre 2020, 15:38Il corsivo
di Marco Conterio

La bolla dell'NBA per l'Italia che è all'inizio di un percorso, senza strutture, senza piani, pure senza fondi ad hoc, è una soluzione impraticabile. E' un ventaglio populistico, sbandierato senza profonda conoscenza della materia. In brevissimo, perché la questione è complessa: la National Basketball Association ha istituito a Disneyworld, 110 chilometri quadrati di struttura, una bubble dove ha ospitato 6500 persone e inizialmente 22 squadre. Sono stati investiti 170 milioni da parte della Lega per giocare i play-off, dunque tre mesi di competizione, che hanno visto solo per i primi quindici giorni in scena tutte le franchigie. Orlando era di fatto già pronta, con numerose arene per giocare le partite e con alberghi poi trasformati in campi d'allenamento. Disneyworld è di proprietà di Disney, che è proprietaria di ESPN, che è dunque ABC, che è titolare dei diritti della NBA. E poi tanti dettagli, organizzativi, di struttura, che portano a pensare razionalmente che quella americana sia una soluzione impraticabile per il calcio nostrano.

Dove, poi? Già. Dove? L'Italia non ha strutture del genere, se consideriamo che Disneyworld ha ospitato appunto migliaia di persone addette al funzionamento dei play-off di tre mesi. Già prima del primo lockdown, le istituzioni calcistiche ragionavano sulla possibilità di spostare Milan, Inter e Atalanta in altre regioni, ma nessuna aveva le strutture per ospitare tutti al contempo e figuriamoci venti squadre. Figuriamoci per lunghi mesi. Perché al momento mancano sette mesi al termine del campionato e comunque le Coppe europee presupporrebbero dei viaggi e dunque l'interruzione di una bolla all'americana per alcuni dei presenti.

Ritiri forzati? Così non resta che navigare a vista. La soluzione di semi-bolle sembra quella più praticabile, ovvero quella di squadre permanentemente in ritiro, e con la possibilità di uscire solo per viaggiare. Almeno adesso, almeno in questi primi mesi di difficoltà. I numerosi casi che si stanno allargando a macchia d'olio costringono infatti a pensare che le società dovranno accettare e lavorare su un nuovo protocollo e anche di dover giocare gare importanti con assenze pesanti per positività. Inevitabile. Parlare di 'campionato falsato' per gli assenti da Covid appartiene a una vecchia mentalità che non fa più parte dei tempi moderni. Ora serve prendere quel che c'è, senza però sbandierare ai quattro venti soluzioni populistiche e impraticabili.

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