
Coppitelli racconta: "Il mio percorso dalla Roma alla Croazia. Italia? Tornarci mi attira"
Dopo l'esperienza nel campionato croato - all'Osijek - Federico Coppitelli torna sul mercato degli allenatori con il suo nome che è già stato accostato a diversi club. Intervenuto in esclusiva a TuttoMercatoWeb.com, ci ha raccontato alcuni passaggi del percorso che ha fatto fino a qui. Campione d'Italia con il Lecce Primavera nel 2022/23, Coppitelli con il Torino Primavera ha vinto sia la Supercoppa Italiana che la Coppa Italia. A Roma poi ha vinto il campionato Under 17 nel 2014/15 e la Supercoppa Italiana. Poi ecco appunto l'Osijek, primo club ad affidargli una prima squadra.
Cosa le ha lasciato l'esperienza in Croazia?
"E' stata una esperienza bellissima. Tendiamo a snobbarli certi campionati quando non sono di prima fascia, quando invece ci sono realtà molto importanti. Io ho vissuto lì 9 mesi lunghi, bellissimi. Abbiamo giocato due volte a Spalato contro l'Hajduk davanti a 50mila spettatori e due volte a Zagabria. Tre volte abbiamo battuto la Dinamo, ho giocato in Conference League... Un'esperienza che mi ha arricchito molto".
Parlando con José Boto, oggi direttore sportivo al Flamengo, ci disse: "Voglio dare una possibilità a Coppitelli, che può diventare un grande allenatore".
"Mi fa piacere questo attestato di stima, non ne ero a conoscenza anche se ho percepito la sua fiducia chiaramente. Il fatto di essere stato scelto da uno come lui che oggi dirige un club come il Flamengo e che fra Benfica e Shakhtar ha un curriculum importante, mi fa molto piacere. Chiaramente la sua presenza nel club croato era uno dei motivi per cui ero andato lì e la sua partenza mi aveva tolto un riferimento".
Come dice lei c'è scarsa attenzione verso alcuni campionati, anche se la presenza di 4 tecnici italiani ha aumentato l'attenzione del nostro Paese verso quello croato l'ultimo anno. Ha percepito anche lei che andando all'estero un allenatore sia meno seguito?
"L'attenzione è difficile pesarla. Sicuramente in Italia c'è questa poca voglia di vedere cosa c'è in questi campionati, quello sì. Mi sono trovato a spiegare spesso sia la scelta fatta che quello che stavo facendo. Un po' viene sottovalutata l'esperienza all'estero, soprattutto in un momento in cui il nostro campionato non è il top".
Anche la Nazionale. Che idea si è fatto delle analisi sui settori giovanili che sentiamo in questi giorni?
"Dovremmo fare una intervista solo su quello. E' un argomento ampio da affrontare sotto tutti i punti di vista. Quando sei all'estero sei paradossalmente ancora più attento a risultati della Nazionale. CI tieni ancora di più che faccia bene. Le cause sono molte, sicuramente mi fa sorridere che in tanti ne parlano adesso, ma in pochi sanno davvero cosa voglia dire lavorare in un settore giovanile".
Gattuso lo conosce bene e lo ha affrontato più volte quest'anno. Che ne pensa della sua nomina come ct dell'Italia?
"E' una persona speciale per me, è stato il primo a chiamarmi quando sono andato via dalla Croazia. Sono davvero contento per lui. Al di là di quello che penso di lui come tecnico, sono sotto gli occhi di tutti i suoi valori morali, che possono essere fondamentali in questo momento".
Spesso si sente dire: nei settori giovanili si pensa troppo a vincere.
"Non ho mai capito questa cosa. Ho da sempre lavorato nei settori giovanili, penso semplicemente che si possa fare un grande lavoro, lavorare sui giocatori e, contemporaneamente, cercare di vincere. Negli altri sport è così, nel tennis esistono le classifiche dei bambini di 8 anni, senza voler fare paragoni. Poi dal bianco al nero c'è una scala di grigi enorme. Non mi piace che si demonizzi questa cosa".
Se le parlo di Roma, cosa ricorda di quella esperienza che immagino sia stata importante per lei che è della Capitale.
"Esperienza per me bellissima. Ero molto giovane, ma ho avuto la Luis Enrique, Garcia, Zeman. Poi allenando squadre di grande livello e confrontarmi con tante squadre forti in Europa. Scamacca, Pellegrini, Frattesi sono alcuni di quelli con cui ho lavorato. Con giocatori così ti diverti, li aiuti a crescere e cresci anche tu".
Lei conosce bene l'ambiente di Roma: come vede l'avvento di Gasperini?
"Sono contentissimo di ciò che ha fatto Ranieri, eccezionale. Ha chiamato un tecnico di grande personalità ecarisma come Gasperini, quello che ha fatto è sotto gli occhi di tutti. Vedo benissimo questo matrimonio".
Pellegrini, Scamacca e Frattesi che lei ha allenato sono 'arrivati'. La differenza con chi invece si ferma prima è data solamente dalla loro forza caratteriale o c'è altro?
"In Italia il problema è trovare i giocatori di fascia alta, da Nazionale. Cercare un percorso adatto per chi ha talento per farlo arrivare prima. Frattesi e Scamacca sono arrivati, però paradossalmente anche loro potevano avere un percorso più agevole. Donnarumma ha avuto la fortuna di trovare un allenatore ed una società che gli hanno aperto le porte della prima squadra da giovanissimo, così è arrivato a 20-21 anni con già più di 100 presenze al Milan. Ho avuto anche Buongiorno al Torino che pure ha avuto un percorso tortuoso per arrivare".
Penso a Francesco Pio Esposito e Francesco Camarda: per loro sarebbe giusto valutare dei prestiti o sono da integrare subito fra i grandi?
"Ogni situazione va valutata chiaramente e non sta a me dire a tavolino cosa sia giusto per tutti. Dico solo che prima fanno certi step, prima secondo me capisci dove il loro percorso possa trovare delle difficoltà".
Prossimi passi: che progetto cerca ora? Il ritorno in Italia lo valuta?
"Ho avuto la possibilità di parlare con tanti dirigenti, vedo che in tanti club puntano sempre di più sui giovani e questo mi piace. Vediamo cosa si può incastrare bene, sono ambizioso. Per quanto riguarda l'Italia beh: chiaramente da italiano un ritorno mi stuzzica sempre".
Cosa le ha lasciato l'esperienza in Croazia?
"E' stata una esperienza bellissima. Tendiamo a snobbarli certi campionati quando non sono di prima fascia, quando invece ci sono realtà molto importanti. Io ho vissuto lì 9 mesi lunghi, bellissimi. Abbiamo giocato due volte a Spalato contro l'Hajduk davanti a 50mila spettatori e due volte a Zagabria. Tre volte abbiamo battuto la Dinamo, ho giocato in Conference League... Un'esperienza che mi ha arricchito molto".
Parlando con José Boto, oggi direttore sportivo al Flamengo, ci disse: "Voglio dare una possibilità a Coppitelli, che può diventare un grande allenatore".
"Mi fa piacere questo attestato di stima, non ne ero a conoscenza anche se ho percepito la sua fiducia chiaramente. Il fatto di essere stato scelto da uno come lui che oggi dirige un club come il Flamengo e che fra Benfica e Shakhtar ha un curriculum importante, mi fa molto piacere. Chiaramente la sua presenza nel club croato era uno dei motivi per cui ero andato lì e la sua partenza mi aveva tolto un riferimento".
Come dice lei c'è scarsa attenzione verso alcuni campionati, anche se la presenza di 4 tecnici italiani ha aumentato l'attenzione del nostro Paese verso quello croato l'ultimo anno. Ha percepito anche lei che andando all'estero un allenatore sia meno seguito?
"L'attenzione è difficile pesarla. Sicuramente in Italia c'è questa poca voglia di vedere cosa c'è in questi campionati, quello sì. Mi sono trovato a spiegare spesso sia la scelta fatta che quello che stavo facendo. Un po' viene sottovalutata l'esperienza all'estero, soprattutto in un momento in cui il nostro campionato non è il top".
Anche la Nazionale. Che idea si è fatto delle analisi sui settori giovanili che sentiamo in questi giorni?
"Dovremmo fare una intervista solo su quello. E' un argomento ampio da affrontare sotto tutti i punti di vista. Quando sei all'estero sei paradossalmente ancora più attento a risultati della Nazionale. CI tieni ancora di più che faccia bene. Le cause sono molte, sicuramente mi fa sorridere che in tanti ne parlano adesso, ma in pochi sanno davvero cosa voglia dire lavorare in un settore giovanile".
Gattuso lo conosce bene e lo ha affrontato più volte quest'anno. Che ne pensa della sua nomina come ct dell'Italia?
"E' una persona speciale per me, è stato il primo a chiamarmi quando sono andato via dalla Croazia. Sono davvero contento per lui. Al di là di quello che penso di lui come tecnico, sono sotto gli occhi di tutti i suoi valori morali, che possono essere fondamentali in questo momento".
Spesso si sente dire: nei settori giovanili si pensa troppo a vincere.
"Non ho mai capito questa cosa. Ho da sempre lavorato nei settori giovanili, penso semplicemente che si possa fare un grande lavoro, lavorare sui giocatori e, contemporaneamente, cercare di vincere. Negli altri sport è così, nel tennis esistono le classifiche dei bambini di 8 anni, senza voler fare paragoni. Poi dal bianco al nero c'è una scala di grigi enorme. Non mi piace che si demonizzi questa cosa".
Se le parlo di Roma, cosa ricorda di quella esperienza che immagino sia stata importante per lei che è della Capitale.
"Esperienza per me bellissima. Ero molto giovane, ma ho avuto la Luis Enrique, Garcia, Zeman. Poi allenando squadre di grande livello e confrontarmi con tante squadre forti in Europa. Scamacca, Pellegrini, Frattesi sono alcuni di quelli con cui ho lavorato. Con giocatori così ti diverti, li aiuti a crescere e cresci anche tu".
Lei conosce bene l'ambiente di Roma: come vede l'avvento di Gasperini?
"Sono contentissimo di ciò che ha fatto Ranieri, eccezionale. Ha chiamato un tecnico di grande personalità ecarisma come Gasperini, quello che ha fatto è sotto gli occhi di tutti. Vedo benissimo questo matrimonio".
Pellegrini, Scamacca e Frattesi che lei ha allenato sono 'arrivati'. La differenza con chi invece si ferma prima è data solamente dalla loro forza caratteriale o c'è altro?
"In Italia il problema è trovare i giocatori di fascia alta, da Nazionale. Cercare un percorso adatto per chi ha talento per farlo arrivare prima. Frattesi e Scamacca sono arrivati, però paradossalmente anche loro potevano avere un percorso più agevole. Donnarumma ha avuto la fortuna di trovare un allenatore ed una società che gli hanno aperto le porte della prima squadra da giovanissimo, così è arrivato a 20-21 anni con già più di 100 presenze al Milan. Ho avuto anche Buongiorno al Torino che pure ha avuto un percorso tortuoso per arrivare".
Penso a Francesco Pio Esposito e Francesco Camarda: per loro sarebbe giusto valutare dei prestiti o sono da integrare subito fra i grandi?
"Ogni situazione va valutata chiaramente e non sta a me dire a tavolino cosa sia giusto per tutti. Dico solo che prima fanno certi step, prima secondo me capisci dove il loro percorso possa trovare delle difficoltà".
Prossimi passi: che progetto cerca ora? Il ritorno in Italia lo valuta?
"Ho avuto la possibilità di parlare con tanti dirigenti, vedo che in tanti club puntano sempre di più sui giovani e questo mi piace. Vediamo cosa si può incastrare bene, sono ambizioso. Per quanto riguarda l'Italia beh: chiaramente da italiano un ritorno mi stuzzica sempre".
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