
Dall'Inter alle favole Vicenza e Messina: la storia di "Re Artù" Di Napoli
Una faccia da eterno ragazzo e la maglia col numero 20 sulle spalle. Così si è imposto nel calcio che conta Arturo Di Napoli, bomber di razza che a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila ha scritto una pagina importante della Serie A grazie alle sue reti, che lo hanno fatto diventare per tutti Re Artù. Una storia che ha raccontato a TMW Radio durante Storie di Calcio.
Cresciuto nelle giovanili dell'Inter, nel 1993 viene ceduto in prestito dal club nerazzurro all'Acireale, squadra di Serie B con cui disputa 21 incontri (segnando 1 gol). Tornato all'Inter, viene prestato al Gualdo in Serie C1, dove in 30 presenze mette a segno 10 reti nella stagione 1994-1995. Poi viene ceduto in comproprietà al Napoli, con cui esordisce in Serie A il 27 agosto 1995 alla prima giornata subentrando al 37' al posto di Alain Boghossian e mette a segno il suo primo gol in Serie A il 23 dicembre 1995 nel 2-2 contro la Sampdoria a Marassi. A fine campionato colleziona 27 partite e 5 reti. Nella stagione successiva si divide tra i campani e l'Inter (che lo riscatta a gennaio), per un totale di 7 presenze senza reti.
Poi le esperienze con Vicenza (dove è protagonista con una squadra entrata nella storia) ed Empoli, poi nel 1999-2000 viene ceduto definitivamente al Piacenza e successivamente al Venezia. Dopo una breve parentesi al Palermo, l'importante esperienza con il Messina, con cui gioca fino al 2007. Con i giallorossi ottiene la promozione in Serie A, grazie anche alle sue 19 reti, e nella stagione 2004-2005 è uno degli artefici del 7º posto della squadra siciliana, segnando 9 gol. Nella stagione 2005-2006 supera i suo record di reti in massima serie andando in gol 13 volte. Le ultime avventure sono con Salernitana, di nuovo Messina, infine Venezia e Caronnese.
"E' stato un viaggio fantastico, ancora oggi vivo le emozioni del campo. E' sempre stata una sfera di cristallo il mondo del calcio, una sfera in cui accedono in pochi. E' tutto più bello lì", ha detto Di Napoli, raccontando la sua carriera e poi gli esordi a Rozzano: "A Rozzano ci sono sempre tornato, è sempre un'etichetta che mi è piaciuto avere quella del 'ragazzo di Rozzano'. Lo sport mi ha dato la possibilità di emergere in una realtà del genere, non semplice una volta. E' casa mia, la mia realtà, dove ho vissuto la mia infanzia e dove sono cresciuto e forgiato. E' stata una grande scuola di vita. Sono passati tanti anni, giocavo per la squadra del mio paese e un giorno arrivò un dirigente dell'Inter che chiese informazioni su di me e da lì mi presero con un contratto per un milione di lire. Quando andai all'Inter, i ragazzi della squadra mi fecero una festa incredibile che ricordo ancora oggi. Lì mi sono accorto che potevo avere la grande opportunità per rendere orgogliosa la mia famiglia ma non solo, gli amici che avevo attorno a me".
E sempre sull'esperienza all'Inter ha ammesso: "Moratti è stato importante per me, così come Mazzola. Lui mi diceva di rimanere all'Inter, perché potevo crescere in mezzo a tanti campioni, ma io poi andai via perché ero testardo. Molti dicono che il mio carattere mi ha penalizzato, e in parte è vero, ma è stato anche la mia forza. Come in occasione del primo gol, che feci a Walter Zenga ed ebbi la forza di prendere quel pallone e realizzare quella prima rete. Mi ricordo che quando passai definitivamente al Piacenza mi offrirono un contratto a cui era difficile dire di no, giocai poco e sicuramente persi un'opportunità importante. Tornassi indietro quella decisione non la riprenderei, ma alla fine il calcio mi ha dato tanto. Alla fine ho fatto divertire in tanti, da Vicenza a Salerno, passando per Messina, Palermo. L'importante è lasciare qualcosa e credo di averlo fatto. Non rimpiango nulla, anche se di sicuro potevo fare di più". In quell'Inter era arrivato Ronaldo il Fenomeno: "Mi ricordo che in una sfida con il Piacenza alla fine ci scambiammo la maglia e la sua la tengo con grande gelosia, perché ci tengo veramente tanto. Fu un'emozione unica, perché è stato uno dei più grandi".
E ha raccontato anche l'esperienza al Napoli, che arrivò quando scomparse suo padre: "L'Inter mi ha forgiato come calciatore, ma il Napoli è la squadra della mia famiglia. Mio padre era un punto di riferimento e la sua perdita fu un duro colpo. Peccato che non possa aver vissuto il mio esordio in Serie A, rimane il mio unico vero grande rimpianto. Ma rimane comunque presente sempre nella mia vita, anche se non è fisica. Napoli fu una tappa importante, Taglialatela fu un punto di riferimento importante in quella mia esperienza".
Mentre sul presidente "del cuore" ha detto: "Franza, perché ero giovane, facemmo una cavalcata incredibile e scrivemmo una storia importante del club. Portammo la squadra in Serie A e sfiorammo l'Europa al Messina". Mentre sull'allenatore ha detto: "Boskov era un maestro nel preparare le gare senza darti pressioni, poi Novellino, Guidolin, Ventura. Mi hanno insegnato calcio. Pur non giocando molto, credo di aver avuto un grandissimo rapporto con Nedo Sonetti. Ho accettato serenamente la panchina, senza fare polemiche. E quando entravo in campo davo il massimo".
Cresciuto nelle giovanili dell'Inter, nel 1993 viene ceduto in prestito dal club nerazzurro all'Acireale, squadra di Serie B con cui disputa 21 incontri (segnando 1 gol). Tornato all'Inter, viene prestato al Gualdo in Serie C1, dove in 30 presenze mette a segno 10 reti nella stagione 1994-1995. Poi viene ceduto in comproprietà al Napoli, con cui esordisce in Serie A il 27 agosto 1995 alla prima giornata subentrando al 37' al posto di Alain Boghossian e mette a segno il suo primo gol in Serie A il 23 dicembre 1995 nel 2-2 contro la Sampdoria a Marassi. A fine campionato colleziona 27 partite e 5 reti. Nella stagione successiva si divide tra i campani e l'Inter (che lo riscatta a gennaio), per un totale di 7 presenze senza reti.
Poi le esperienze con Vicenza (dove è protagonista con una squadra entrata nella storia) ed Empoli, poi nel 1999-2000 viene ceduto definitivamente al Piacenza e successivamente al Venezia. Dopo una breve parentesi al Palermo, l'importante esperienza con il Messina, con cui gioca fino al 2007. Con i giallorossi ottiene la promozione in Serie A, grazie anche alle sue 19 reti, e nella stagione 2004-2005 è uno degli artefici del 7º posto della squadra siciliana, segnando 9 gol. Nella stagione 2005-2006 supera i suo record di reti in massima serie andando in gol 13 volte. Le ultime avventure sono con Salernitana, di nuovo Messina, infine Venezia e Caronnese.
"E' stato un viaggio fantastico, ancora oggi vivo le emozioni del campo. E' sempre stata una sfera di cristallo il mondo del calcio, una sfera in cui accedono in pochi. E' tutto più bello lì", ha detto Di Napoli, raccontando la sua carriera e poi gli esordi a Rozzano: "A Rozzano ci sono sempre tornato, è sempre un'etichetta che mi è piaciuto avere quella del 'ragazzo di Rozzano'. Lo sport mi ha dato la possibilità di emergere in una realtà del genere, non semplice una volta. E' casa mia, la mia realtà, dove ho vissuto la mia infanzia e dove sono cresciuto e forgiato. E' stata una grande scuola di vita. Sono passati tanti anni, giocavo per la squadra del mio paese e un giorno arrivò un dirigente dell'Inter che chiese informazioni su di me e da lì mi presero con un contratto per un milione di lire. Quando andai all'Inter, i ragazzi della squadra mi fecero una festa incredibile che ricordo ancora oggi. Lì mi sono accorto che potevo avere la grande opportunità per rendere orgogliosa la mia famiglia ma non solo, gli amici che avevo attorno a me".
E sempre sull'esperienza all'Inter ha ammesso: "Moratti è stato importante per me, così come Mazzola. Lui mi diceva di rimanere all'Inter, perché potevo crescere in mezzo a tanti campioni, ma io poi andai via perché ero testardo. Molti dicono che il mio carattere mi ha penalizzato, e in parte è vero, ma è stato anche la mia forza. Come in occasione del primo gol, che feci a Walter Zenga ed ebbi la forza di prendere quel pallone e realizzare quella prima rete. Mi ricordo che quando passai definitivamente al Piacenza mi offrirono un contratto a cui era difficile dire di no, giocai poco e sicuramente persi un'opportunità importante. Tornassi indietro quella decisione non la riprenderei, ma alla fine il calcio mi ha dato tanto. Alla fine ho fatto divertire in tanti, da Vicenza a Salerno, passando per Messina, Palermo. L'importante è lasciare qualcosa e credo di averlo fatto. Non rimpiango nulla, anche se di sicuro potevo fare di più". In quell'Inter era arrivato Ronaldo il Fenomeno: "Mi ricordo che in una sfida con il Piacenza alla fine ci scambiammo la maglia e la sua la tengo con grande gelosia, perché ci tengo veramente tanto. Fu un'emozione unica, perché è stato uno dei più grandi".
E ha raccontato anche l'esperienza al Napoli, che arrivò quando scomparse suo padre: "L'Inter mi ha forgiato come calciatore, ma il Napoli è la squadra della mia famiglia. Mio padre era un punto di riferimento e la sua perdita fu un duro colpo. Peccato che non possa aver vissuto il mio esordio in Serie A, rimane il mio unico vero grande rimpianto. Ma rimane comunque presente sempre nella mia vita, anche se non è fisica. Napoli fu una tappa importante, Taglialatela fu un punto di riferimento importante in quella mia esperienza".
Mentre sul presidente "del cuore" ha detto: "Franza, perché ero giovane, facemmo una cavalcata incredibile e scrivemmo una storia importante del club. Portammo la squadra in Serie A e sfiorammo l'Europa al Messina". Mentre sull'allenatore ha detto: "Boskov era un maestro nel preparare le gare senza darti pressioni, poi Novellino, Guidolin, Ventura. Mi hanno insegnato calcio. Pur non giocando molto, credo di aver avuto un grandissimo rapporto con Nedo Sonetti. Ho accettato serenamente la panchina, senza fare polemiche. E quando entravo in campo davo il massimo".
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