
DAVID alla Juventus!
Ed eccoci all’odiosamato calciomercato. Correva l’anno di svolta tra il secondo e il terzo millennio, era il 2000.
Si leggeva L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafon ed eravamo affascinati da quell’immagine mattiniera estiva in una Barcellona del 1945, quando il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all’oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. E qui Daniel entra in possesso di un libro maledetto che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un mondo di misteri e intrighi legato alla figura di Julián Carax, l’autore di quel libro…
Veniva pubblicata l'ultima striscia dei Peanuts a seguito della morte del creatore della serie, Charles M. Schulz e Bon Jovi cantava It’s my life urlando un inno alla vita:
It’s my life
It’s now or never
I ain’t gonna live forever
I just want to live while I’m alive
(It’s my life)
“È la mia vita/È ora o mai più/Io non vivrò per sempre/Voglio solo vivere mentre sono vivo!( È la mia vita)”
Intanto nel caldo luglio la nazionale di calcio francese sconfiggeva l’Italia nella finale del campionato d’Europa a Rotterdam con un golden gol di un giovane centravanti del Monaco… che rispondeva al nome di David Trezeguet.
Un asso e un astro nel firmamento bianconero, punta di diamante, un cannoniere dall’inimitabile stile, si è inserito nella galleria di quei campioni del calcio che del gol hanno fatto un’arte, introducendo il caos nell’ordinata e geometrica garitta del portiere. Tante espressioni ha il gol e quasi tutte le riassume un campione geniale e polivalente come Trezegol, finalizzatore completo, dall’inarrivabile abilità nel gioco aereo, Barone Rosso dei cieli dell’area piccola. Quando scendeva in campo, ai suoi occhi la partita assurgeva a significati che travalicavano il semplice valore sportivo, e si trasformava in una sfida tra il bene e il male. Il pareggio non è nemmeno preso in considerazione; spinto da una determinazione ferrea e da una forza superiore, sembrava convinto che nell’area di rigore avversaria si nascondesse un mostro minaccioso che andava annientato, con cannoneggiamenti diroccanti la rete nemica. Atleticamente esemplare, ambidestro, alto e slanciato, capello rasato e pizzetto ammiccante, intelligente e astuto, va in gol in tutte le maniere. Non lo vedi mai, ma quando ti accorgi di lui è troppo tardi. Alchimia di talento, istinto e fiuto, Trezeguet restringe il suo gioco nel tempo e nello spazio, negli ultimi metri e in pochi decimi di secondo. Il suo rettangolo di gioco comincia dalla lunetta dell’area di rigore e termina alle spalle dell’estremo numero uno. Con l’opportunismo di un cobra, rende ogni assist velenoso per gli avversari, riuscendo a leggere con anticipo le traiettorie del pallone: piove un cross in mezzo e per l’antidoto il tempo è già scaduto.
Un po’ Nureyev e un po’ Van Basten, svettava, librandosi nell’aria, su manipoli di contendenti e ficcava imparabilmente la sfera telecomandata alle spalle di portieri increduli. Ciclonico e preciso sotto misura, inesorabile nelle conclusioni aeree, realizza gol da antologia, come quello nella primavera del 2005 contro il Milan, a San Siro, consegnando di fatto alla Fidanzata d’Italia lo scudetto: capitan Del Piero innalza al sublime un cross colpendo in rovesciata, David è l’unico che crede possibile quel gesto e ci infila la testolina, beffando Dida e l’intera difesa rossonera. Claude Monet ne avrebbe tratto un capolavoro dell’impressionismo, dal titolo Magie sur l’herbe da esporre nella sala dell’Orologio al Museo d’Orsay.
Le sue lunghe leve facevano il resto. Il suo tiro di collo piede è potente e accecante, come un fulmine che cade in mare in piena notte. Nei suoi siluri è racchiusa una violenza brutale, alle volte persino esagerata. Eppure non sembrano esserci alternative nel suo gioco: quando individua un punto sensibile, controlla e colpisce con tutta la forza che ha in corpo, angolando il più possibile la gittata. È in grado di preparare conclusioni difficili con la rapidità e la facilità di chi è nato per fare esattamente quella cosa, tirare al volo da ogni posizione dell’area, anche in condizioni di equilibrio precario o quando deve addomesticare un complicato pallone a campanile.
Nasce a Rouen, in Normandia, il 15 ottobre 1977, ma trascorre gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza nella terra dei suoi genitori, l’Argentina. Dopo cinque stagioni trascorse nella squadra del Principato di Monaco, approda nell’estate del 2000 alla corte della Juventus. Qui scrive la sua leggenda, diventando in dieci anni, il miglior marcatore straniero della storia di Madama, con 171 gol, in 320 partite, vincendo quattro scudetti, di cui uno da capocannoniere, e due Supercoppe italiane. A maggio del 2010, salutato da una lettera di Del Piero che lo definisce «uno dei più grandi attaccanti del mondo», il franco-argentino dà l’addio alla Juventus; parte per nuove avventure intorno al mondo, portando con sè la nostalgia e l’amore eterno per i colori bianconeri.
Come Alessandro Magno, si spinge sin verso l’India, dove appenderà le scarpette al chiodo nel 2014. Con la nazionale transalpina disputa 71 incontri collezionando 34 reti, vincendo un Campionato del Mondo, quello giocato in terra di Francia nel ’98. Da assoluto protagonista trionfa nel Campionato d’Europa del 2000, segnando nella finale contro l’Italia il golden gol: una spettacolare girata a volo di sinistro sotto la traversa, che portò i bleus sul tetto del vecchio continente.
Narra una favola che, se qualcuno mettesse una benda intorno agli occhi di Trezeguet, gli facesse fare qualche giro su sé stesso e poi gli chiedesse di colpire un pallone crossato in area di rigore, non avrebbe alcun problema a farlo. Magari non lo prenderebbe pieno, non lo spedirebbe sotto l’incrocio, ma farebbe gol. Re David, con il suo 17 inciso a fuoco sulla casacca bianconera, numero sacro ai cavalieri templari, ha portato la juventinità in ogni campo del mondo, onorandola e divenendone lui stesso bandiera immortale. Chapeau, monsieur Trezeguet!
Nella speranza che dopo aver sognato con il David francese, possa arrivarne un altro, semmai con lo stesso nome nel cognome, che gioca in Francia nel Lille, canadese di nascita... chissà, o perché no... qualche centravanti "insospettabile" per rinnovare le gesta di re David!?
Roberto De Frede
Tratto da "Ritratti in bianconero" di Roberto De Frede - https://www.amazon.it/dp/B092PKRN38?ref







