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Donadel: "Felice dei miei inizi da tecnico. Vi racconto la mia America"

Donadel: "Felice dei miei inizi da tecnico. Vi racconto la mia America"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
mercoledì 1 luglio 2020, 08:45La Giovane Italia
di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro

Dopo una lunga carriera, conclusasi nel 2018 con la maglia dei canadesi del Montreal Impact, formazione della Mls americana, nel 2019 Marco Donadel è tornato in Italia per iniziare il percorso da allenatore. Il suo primo incarico, svolto con la precisione e la dedizione che lo hanno contraddistinto da calciatore, è di allenatore dell’Under 16 della Fiorentina, squadra con la quale, prima della sospensione a causa della pandemia, stava conducendo un campionato di ottimo livello. I viola infatti occupavano la seconda posizione alle spalle della Juventus, capolista del campionato.

Allora mister, contento del tuo primo approccio come allenatore?
“Sì direi che sono molto contento. Sto ancora imparando, studiando e apprendendo quello che posso, ma vedo miglioramenti nei miei metodi di allenamento, nella velocità in cui faccio le cose, nella capacità di saper leggere le avversarie. Sono riuscito a crearmi un metodo di lavoro e uno stile di gioco dettagliato, ho fatto questo percorso su di me e sono contento dei progressi, ottenuti anche grazie al lavoro svolto a casa mentre eravamo in lockdown. Sono anche fortunato perché ho un bel gruppo a disposizione: i miei ragazzi, in questo momento difficile, hanno dimostrato maturità e responsabilità importanti, qualità da non sottovalutare, contribuendo a creare un bell’ambiente con tutte le competenze giuste per lavorare. Sono contento della mole di ore fatte, dei concetti trasmessi dei miglioramenti fatti dai ragazzi".

Anche i risultati immagino siano stati una bella soddisfazione.
“I risultati sono figli del lavoro che abbiamo fatto. L’atteggiamento nella prima parte del campionato è stato molto spregiudicato, e ci ha portato a subire qualche gol in più del dovuto. Poi i ragazzi hanno fatto un passo in avanti nella consapevolezza degli aspetti individuali da migliorare e nella parte finale del campionato hanno dimostrato tutta la loro crescita, confermata spesso anche la domenica con delle ottime prestazioni”.

Avreste avuto ambizioni importanti in vista delle fasi finali del campionato?
“Saremmo stati una squadra da play off, capace secondo me di giocarcela fino in fondo. La cosa fondamentale sarebbe stata continuare a lavorare, la partita era una parte della loro settimana ma avevo un gruppo cosciente del fatto che a quest’età vincere non è la cosa più importante, anche se comunque ne avevamo le possibilità. Ci sarebbe piaciuto continuare a giocare e a crescere insieme, ma sono sicuro che a settembre riprenderemo il discorso da dove l’avevamo interrotto. La Fiorentina ha dimostrato con il nuovo progetto del centro sportivo di credere fortemente nel suo settore giovanile. È fondamentale per i ragazzi vivere insieme l’ambiente con le altre giovanili e la prima squadra, perché in questo modo si sviluppano un senso di identità e di collettività importante".

Per finire: hai terminato la tua carriera in America. Cosa ti ha portato a scegliere di tentare l’avventura Oltreoceano?
“L’ultimo anno alla Fiorentina rifiutai a gennaio un’offerta dal Newcastle. Preferii rimanere in Serie A, il fascino di imporsi nel proprio paese ha avuto la meglio in quell’occasione, ma ho sempre avuto la voglia di andare a confrontarmi all’estero sin da quando ero nelle nazionali giovanili. Poi a trent’anni, al posto di girare di società in società di anno in anno, ho deciso di andare in Canada dove ho scoperto un mondo bellissimo non solo sportivamente. Tutte le squadre di Mls sono compagini che potrebbero tranquillamente raggiungere i play off di Serie B, e ci giocano atleti importanti. La qualità è alta, l’organizzazione in campo a volte è rivedibile ma la lega e le società hanno preso ispirazione dagli altri sport americani, rendendo così le strutture molto organizzate e capaci di fare programmazioni importanti. Ritengo che la Mls non sia da meno delle altre leghe americane. La cosa che le contraddistingue è la voglia di creare un bello spettacolo e un business nei modi giusti. Per loro la lega è un prodotto di ricchezza e sono avulsi dai nostri concetti di rivalità. Nella loro concezione lo spettacolo viene prima di tutto...".

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