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Olimpiadi Invernali e nuovo San Siro solo rossonero, a Milano ci sono due pesi e due misure per le "colate di cemento"TUTTO mercato WEB
mercoledì 29 marzo 2023, 18:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio
per Milannews.it

Olimpiadi Invernali e nuovo San Siro solo rossonero, a Milano ci sono due pesi e due misure per le "colate di cemento"

Dopo quasi quattro anni di tira e molla, di scaricabarili, burocrazia infinita e presunti vincoli dietro ogni angolo, il Milan ha deciso (non ancora in via formale) di abbandonare il progetto del nuovo San Siro condiviso con l’Inter, per un piano che voleva il nuovo impianto sorgere di fianco all’attuale Meazza (che sarebbe stato demolito), a favore di un nuovo stadio in solitaria, quindi solo a tinte rossonere, sempre all’interno dell’area metropolitana di Milano.

Un cambio di direzione repentino, innescatosi con il passaggio di proprietà del club da Elliott a RedBird Capital Partners. Gerry Cardinale, founder e managing partner del fondo americano, non ha perso tempo e una volta capite le difficoltà nel proseguire nel piano Nuovo San Siro presentato a luglio del 2019, anche a causa delle enormi difficoltà economiche che sta vivendo ormai da tempo la proprietà cinese dell’Inter, ha intrapreso questa nuova strada, visionando diverse aree nel milanese e parlando con tante persone. Dopo mesi di ricerche e valutazioni i siti individuati sono numerosi, sia dentro che fuori Milano.

La preferita è quella de “La Maura”. Si trova in via Lampugnano 95, nella zona nord ovest della città, fra i quartieri di San Siro, Lampugnano e il parco di Trenno. Ad oggi è sede delle corse ippiche del trotto (il nome deriva dalla pista di allenamento su cui è stato realizzato l’ippodromo) e ospita anche numerosi concerti, soprattutto in estate. Un’area enorme da 70 ettari, solo in parte vincolata. La gestione del Parco Agricolo Sud Milano, che ha competenze sulla zona in questione, è passata sotto l’egida della Regione Lombardia e dunque non è più gestita dal Comune di Milano. Da questo si capisce il perché dei due incontri in poco meno di un mese, di Cardinale, Furlani, Scaroni (e anche Romani, presidente di CAA ICON) sia con il sindaco di Milano Beppe Sala che con il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.

Incontri formali e necessari, in cui i rossoneri hanno dato indicazioni chiare sulle proprie intenzioni (in attesa di una dichiarazione d’intenti ufficiale, ormai prossima, ad abbandonare il progetto con l’Inter e partire con il piano in solitaria a La Maura). In attesa di comunicazioni precise, le prime indicazioni arrivano dal Presidente Fontana: “Devo dire che l’incontro con Cardinale è stato positivo. L’idea è bella, vedremo come si realizzerà a livello progettuale. Penso che dobbiamo confrontarci ed entrare più nei dettagli. Posso dire che gran parte di questo grande parco, rimarrà un grande parco. Ad oggi non posso dire se si farà lo stadio a La Maura. Dopo aver parlato con il proprietario del Milan credo che la sua volontà sia di mettere in 2-3 anni la prima pietra”. Il sindaco Sala invece è stato più attendista, perché giustamente ha bisogno di formalità e scelte ufficiali, ma comunque possibilista: “Loro (Il Milan, ndr) confermano la volontà di procedere su La Maura. Quello che io ho chiesto è per prima cosa di confermarmi formalmente che non intendono procedere con il progetto dello stadio vicino a San Siro. Rispetto a La Maura ho ribadito che prendo atto del loro interesse: ciò che serve è un progetto. Ritengono che in un paio di settimane potranno portarmi un progetto di massima e quello che chiedono in termini di nostri passi formali per avviare il procedimento. Per me è importante che il processo amministrativo sullo stadio vicino a San Siro, trovi una definizione: non si può rimanere sospesi. Trovo profondamente sbagliato l'atteggiamento anche di una parte del Pd, che non avendo ancora visto il progetto dice che non va bene. Io non mi esprimerò mai su un no di fronte a un progetto che non ho visto. Non sono ideologico: se il progetto non sarà tale da poterlo poi avviare per l'iter necessario, sarà un'altra cosa, ma prima non si dice di no”.

Come mai il Sindaco è stato costretto a fare dichiarazioni di questo genere? Perché vari gruppi del Consiglio Comunale, con i Verdi in testa, si sono detti contrari ad un progetto che al momento non esiste ancora. Il Milan ha presentato delle ipotesi e Fontana ha già parlato, in attesa di numeri precisi, di come il verde sia un punto chiave importante dell’idea rossonera per La Maura. Ma i Verdi, nella figura di Carlo Monguzzi, hanno già deciso che non si può, che non va bene, che saremmo di fronte ad un’apocalisse ecologica, appropriandosi in fretta del classico e sempre d’effetto modo di dire: “Colata di cemento”.

L’aspetto ecologico e gli spazi verdi all’interno di un’area metropolitana così estesa e densamente popolata come quella di Milano sono argomenti seri e fondamentali, dall’importanza massima. È triste vedere che siano usati semplicemente come slogan, come un pretesto per fare muro (ah, l’ironia!) da parte di chi come missione di vita ha scelto di difendere questi valori e ideali. Nessuno sta dicendo che il progetto del Milan vada bene a prescindere senza discussione, ma è desolante prendere atto di come una discussione non sia neanche possibile iniziarla. No! Niente! Colata di cemento! Spazi verdi! Parchi! Speculazione! Augh! Parole ripetute a pappardella, come una poesia imparata alle elementari, svuotate di ogni tipo di significato. E ribadiamo che il significato del verde, del green, dell’ecologia all’interno di una città è enorme. Non si attende il progetto, ignorando come per il “vecchio nuovo San Siro” Milan ed Inter abbiano cambiato più volte planimetria e volumi, adattandosi alle giuste richieste del Comune riguardo gli spazi verdi, ma si vada all’attacco all’arma bianca (o verde?) incondizionato. È legittimo avere dubbi e perplessità, ma sarebbe giusto e rispettoso esternarle solo dopo aver preso visione e studiato quello che sarà il piano della società rossonera.

Il tutto diventa ancora più curioso perché Milano, insieme a Cortina, ha vinto la candidatura per ospitare i Giochi Olimpici Invernali del 2026. Grande prestigio per la città, grandi opportunità date dal turismo e dalla creazione di nuovi posti di lavoro e grandissima esposizione mediatica. Ma qui niente colate di cemento? Niente catene per impedire i lavori di due nuove palazzetti e per il complesso di alloggi per gli atleti (una riqualificazione dell'ex Scalo di Porta Romana che interessa 216mila metri quadri, di cui 164mila mq di superficie lorda per le aree edificabili, mentre il 50% dello Scalo sarà dedicato ad aree verdi e spazi pubblici), che poi verrà riconvertito in studentato? Carlo Monguzzi, in questi giorni alla ribalta come non mai nella sua vita, all’epoca rilasciò dichiarazioni ovviamente “preoccupate” per l’impatto ambientale dato da questi lavori, ma sicuramente più concilianti: “Sul piano ambientale è opportuno un Documento di indirizzo del Consiglio Comunale, come ho proposto oggi in aula che affronti la questione dell’emissione di CO2, delle edificazioni senza impatto ambientale, con materiali ecocompatibili, ad alta efficienza energetica. È poi indispensabile che, sia la preparazione che lo svolgimento delle Olimpiadi, sia plastic free. Sono fiducioso per quanto riguarda Milano, più preoccupato per ciò che accadrà in Valtellina, ricordando i mondiali di sci degli anni ’80, dove furono abbattuti migliaia di alberi. In piena emergenza climatica è una cosa che non dobbiamo consentire”.

Parole giuste e che trattano un tema importante con la serietà dovuta e richiesta da un esponente del Consiglio Comunale, che tra l’altro fa parte della Commissione Olimpiadi e Paralimpiadi Milano Cortina 2026.
Per le Olimpiadi a Milano si svolgeranno le gare di hockey, pattinaggio di figura e short track. Gli impianti individuati sono il “PalaItalia Santa Giulia”, l’“Arena Hockey Milano” e il Mediolanum Forum. Di questi tre solo il Forum è una struttura funzionante, inaugurata nel 1990. E le altre due? Da ristrutturare e rimettere in sesto, ma tutte e due al centro di vari dibattiti e contenziosi. Per quanto riguarda l’area dove sarà edificato il Palaitalia il sito al momento è occupato ancora dai capannoni utilizzati per la bonifica dei terreni che hanno ospitato per decenni le industrie della ex Montedison ed ex Redaelli. C'è ancora tanto lavoro da fare.

Non direttamente collegate alla questione ma comunque d’interesse sono le dichiarazioni di questi giorni del Ministro dello Sport Andrea Abodi a margine dell’inaugurazione della Palestra della Legalità a San Basilio: “Nuovi stadi? Ci stiamo già muovendo, anche relativamente a delle valutazioni che porterò all'attenzione della Presidenza, del Ministero dell'Economia e degli altri ministeri che saranno coinvolti, su un miglioramento delle infrastrutture nella doppia veste di stadi in quanto tali e stadi in quanto dossier per la candidatura ad Euro 2032".

Magari fraintendiamo, ma da queste parole si può capire come nuovi impianti e nuovi stadi hanno possibilità di vedere la luce solo se “utili” allo Stato per la candidatura ad eventi sportivi di portata mondiale. Con questa chiave di lettura si può capire come mai il nuovo stadio del Milan a La Maura è un no a prescindere, mentre i tanti cantieri richiesti per partecipare ai Giochi Olimpici Invernali del 2026 vanno bene.

È una visione sinceramente abbastanza limitata, che frena la crescita di una città che nel tempo si è dimostrata sempre più cosmopolita (con un occhio di riguardo per il verde, cosa che il Milan considera fondamentale). Nel resto d’Europa e del mondo nuovi impianti sportivi sorgono senza problemi, regalando ad appassionati e non strutture in cui si può fare letteralmente di tutto, mentre Milano in questo momento sta facendo la guerra alla possibilità di rimettere in sesto un’area verde enorme e poco sfruttata (un parco da regalare alla comunità è centrale nel progetto del Milan), oltre che a tanti nuovi posti di lavoro. Anche se c’è da dire che senza neanche un progetto ufficiale c’è chi l’America, quella mediatica, è già riuscito a trovarla. È altresì evidente che quando si tratta di “colate di cemento” ci siano due pesi e due misure.