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ESCLUSIVA MN - Albertini: "La Coppa Italia non salverà la stagione del Milan. Non è accettabile uscire dagli obiettivi principali"
Oggi alle 12:00Primo Piano
di Gaetano Mocciaro
per Milannews.it

ESCLUSIVA MN - Albertini: "La Coppa Italia non salverà la stagione del Milan. Non è accettabile uscire dagli obiettivi principali"

Conto alla rovescia per Milan-Bologna, finale di Coppa Italia. Un trofeo che ai rossoneri manca da 22 anni, uno dei pochissimi che Demetrio Albertini non ha mai vinto con il Diavolo nella sua lunghissima militanza in rossonero. Ecco le sue parole, in esclusiva per MilanNews.it.

Demetrio Albertini, che finale dobbiamo aspettarci?
"Credo che vedremo una bella finale, nel senso che il Milan nell'ultimo turno ha dimostrato di avere delle qualità. Ciò che è mancata in questa stagione è la continuità, ma nelle partite secche la squadra ha giocato molto bene, Il Bologna ha fatto cose straordinarie superando la stagione dell'anno scorso, con un discorso a livello sportivo".

Dove vede pendere l'ago della bilancia?
"In una finale contano poco i favori del pronostico. Ho vinto delle Champions da sfavorito e perso da favorito. Pertanto non conta chi è favorito, ma che Milan vedremo in campo. E quest'anno abbiamo visto molti Milan mentre il Bologna ha avuto bene o male un rendimento regolare".

Il Milan sembra aver trovato una quadra nel 3-4-3
"Non la metterei tanto sul discorso del nuovo modulo ma sul fatto che Conceiçao ha avuto tempo per conoscere i giocatori e ha fatto delle scelte. All'inizio cambiava sempre dei giocatori nella formazione iniziale, ora c'è un gruppo che gioca più o meno sempre con continuità. Sono state fatte delle scelte sofferte e questo ha dato un'impronta diversa. Direi che conta più l'interpretazione del modulo, conta il contesto e quello che costruisci nel gruppo. E non dimentichiamoci che cambiare a gennaio non è così semplice, inserire dei giocatori a un gruppo che lavora dall'estate non è semplice".

Il Milan non vince la Coppa Italia dal 2003 e prima ancora dal 1977. Competizione snobbata?
"Snobbata no, quello mai. Certamente in Coppa Italia han giocato tante volte quelli che giocavano meno per dare ritmo partita. Ma anche nel mio Milan le cosiddette riserve non erano riserve. È vero che nella mia carriera al Milan mi manca solo la Coppa Italia. Sono riuscita a vincerla poi con la Lazio. Diciamo così: come si è sempre detto che la casa del Milan è la Champions possiamo dire che la Coppa Italia è stata un fuori casa".

L'impressione è che negli ultimi anni il torneo abbia acquisito maggiore fascino
"Lo devo dire, da dirigente: la Lega ha costruito un evento importantissimo a Roma con la finale di Coppa Italia. Questo anni fa non c'era e devo dire che a questo evento, da calciatore, vorrei parteciparvi. È un errore snobbarla e sì, è una competizione a cui è stato dato lustro. Se dovessi aggiungere una cosa mi piacerebbe un inizio torneo allargato ad altre squadre, non solo di Serie A. Come del resto fanno in altri paesi".

Le televisioni non sarebbero d'accordo, guardando lo share di Empoli-Bologna e di Milan-Inter
"Non è solo lo share, ma oggettivamente ci sono tante, troppe partite. Il calendario è intasato. Per questo non credo sia possibile".

Può bastare la Coppa Italia a salvare la stagione?
"Per me no. Spero che il Milan possa alzare la coppa e festeggiare, perché vincere è sempre difficile però credo che il Milan nella sua storia non possa essere così lontano dagli obiettivi e non pensare al tifoso allo stadio che va per un obiettivo quotidianamente. Non è accettabile".

La società è considerata la colpevole numero uno della situazione. In una recente intervista, Zvonimir Boban ha parlato di mancanza d'identità proprio per scelta della proprietà
"Conoscendo molte aziende extra calcistiche della finanza e dell'imprenditoria vedo che tutti cercano di creare un contesto lavorativo molto importante. La società di calcio è una società atipica, anche a livello di investimento. E il senso d'appartenenza è un valore. Mi sembra un errore non tenerne conto, non valorizzare il senso di appartenenza. E non è solo mettere ex calciatori in società, ma costruire un contesto con filosofia mentalità e valori che oggi non riconosco, non vedo. In passato c'era un tramandare valori da generazione in generazione, da giocatore a giocatore. Ora questo non lo vedo. È un contorno, magari, ma che fa la differenza. Del resto non tutti i giocatori si esprimono nella stessa maniera da una squadra all'altra, quindi riuscire a prevenire e valorizzare la prestazione non dipende dal giocatore ma anche dal contesto".

Conceiçao merita la conferma?
"Sono totalmente rispettoso nei confronti della società e mi attengo alle sue decisioni. La cosa più difficile per un dirigente è valutare l'operato di un allenatore al di là dei risultati. Se prima si diceva che per un gruppo di giocatori non è semplice l'inserimento nel mercato di gennaio, figurarsi l'allenatore. Deve avere i suoi tempi. Certo, il giudizio nei confronti di un tecnico è condizionato dai risultati ma ho fiducia che la società prenderà la scelta migliore".

Le è piaciuto Conceiçao?
"Non ha avuto un compito facile".

Paradossalmente potrebbe andar via con due titoli vinti
"Non voglio snobbare le due coppe, semmai dovesse vincere anche la Coppa Italia. Ma da milanista pensare che già a dicembre hai smesso di lottare per lo scudetto e a febbraio hai smesso di lottare per il quarto posto non mi fa felice. Poi è paradossale un fatto, ossia che di una stagione poi non ricorderai se sei arrivato 3° o 7°, ma ricorderai quello che hai vinto".

La Supercoppa negli anni è stata spesso considerata una coppa minore
"Diciamo che valeva molto vincerla e poco perderla. Ma alzare una coppa è sempre difficile e soprattutto è un percorso di lavoro: vincere la Supercoppa significa averla raggiunta vincendo un campionato o la Coppa Italia. Ai miei tempi la sentivi, comunque, anche se diciamo che era un collaterale".

C'è mai stata la possibilità di un suo ritorno al Milan?
"Non mi ha mai chiamato nessuno. Da parte mia sono sempre stato in Federazione fino a un mese e mezzo fa quindi posso dire di aver fatto il mio percorso".

Il Manchester City ha messo gli occhi su Reijnders: ripartire da lui o valutare anche offerte folli?
"Dipende dal progetto, se è quello di migliorare o di ripartire da 0-0. Se si decideranno di fare pochi investimenti sarà giusto venderlo anche perché parliamo di certe realtà che ti possono dare tanti soldi. Se vuoi costruire qualcosa lo devi tenere".

Una battuta infine su Carlo Ancelotti, destinato a diventare ct del Brasile
"Carlo ha dimostrato in tutti questi anni di aver vinto ovunque sia andato. È il più grande, riesce ad abbinare la parte tecnica e quella umana, cosa fondamentale e un valore che tante volte non si può studiare. Andrà a prendere una grande sfida come quella della nazionale brasiliana e credo che potrà fare molto bene".