
Salernitana, la notte più nera. Tifosi furiosi e due errori clamorosi di Doveri
La Salernitana torna in serie C dopo 10 anni. Lo fa al termine di una stagione ricca di errori, con un mercato invernale disastroso da parte del direttore sportivo Marco Valentini e con una doppia sfida playout che ha messo in vetrina i limiti tecnici, tattici e caratteriali di un gruppo che non è mai diventato squadra e che non ha saputo ripagare l'enorme sentimento di un popolo che, al netto di ogni presa di posizione e dello sciopero di parte della curva, ha portato sugli spalti oltre 21mila spettatori. Quella che doveva essere la serata del riscatto si è trasformata in una lunga notte di lacrime e tensione. Perché alla fine l'arbitro Doveri ha dovuto sospendere definitivamente la gara a causa della protesta della curva Sud e degli altri settori dello stadio. Quanto accaduto in questi quaranta giorni di ordinaria follia calcistica ha esasperato gli animi in città e in provincia, come testimoniato dai tantissimi striscioni contro il presidente della FIGC Gabriele Gravina e dalla scelta di partire per Marassi restando però all'esterno del settore ospiti "perché Salerno non si piega a una retrocessione scritta a tavolino per aiutare la Sampdoria". Ecco, sugli spalti dell'Arechi si respirava questo clima di ingiustizia misto al senso di impotenza: il playout col Frosinone annullato il giorno prima senza una società ufficialmente deferita o penalizzata, le inadempienze del Brescia scoperte a febbraio ma "ufficializzate" a metà maggio, date degli spareggi stabilite ancor prima che i tribunali si pronunciassero sui ricorsi, l'episodio dell'intossicazione alimentare nel viaggio di ritorno da Genova che è ancora oggetto di indagini e i 33 giorni di stop forzato che hanno spezzato il ritmo di una squadra che aveva trovato la quadratura del cerchio conquistando 4 vittorie su 6 che non bastarono per la salvezza diretta anche a causa di risultati a sorpresa maturati sugli altri campi (su tutto lo 0-1 del Frosinone a Sassuolo).
La direzione di Doveri è l'argomento principale negli ambienti del tifo granata. L'esperto fischietto romano è incappato nella classica serata storta, come testimoniato da un rigore solare negato a Soriano al 25' e sul risultato di 0-0 e dalla scelta di convalidare il primo gol della Sampdoria viziato da un fallo di mano che nemmeno il VAR è riuscito a ravvisare. Tutto dopo aver annullato la rete di Ferrari per una dinamica simile. Quando Doveri ha graziato Vieira dopo l'ennesimo fallo da giallo su Amatucci, il pubblico è letteralmente esploso e in tanti hanno perso le staffe. Qualcuno ha provato a rompere i cancelli della curva per fare invasione di campo, altri hanno iniziato a lanciare sediolini e bottigliette facendo esplodere una decina di petardi. All'esterno della tribuna, invece, erano in 500 a cantare contro la FIGC, contro la Lega B, contro l'arbitro e contro la proprietà chiedendo l' "interruzione di questa farsa, gli hanno regalato la salvezza. Basta prestarsi a una sceneggiata, tutti fuori". L'applauso ironico degli altri settori all'indirizzo di dirigenti e calciatori della Sampdoria alzava il livello di tensione, al punto che si temevano scontri anche tra le due tifoserie: fine della storica amicizia tra due curve che in passato si erano manifestate affetto e che ora vivranno una forte rivalità a causa di uno spareggio che, come detto anche in altre occasioni, doveva essere giocato tra Salernitana e Frosinone nei tempi stabiliti e nel rispetto della classifica ripescando la perdente al termine dell'iter giudiziario di un Brescia che, per logica, poteva essere considerata anche la quarta retrocessa.
Cosa accadrà ora in casa granata? La rivoluzione sarà totale. Il ds Valentini e il tecnico Marino, che hanno commesso una miriade di errori, sono stati virtualmente licenziati già ieri sera. L'AD Milan ha promesso che da oggi inizieranno i casting per il nuovo direttore sportivo e per l'allenatore, presumibilmente gente di categoria che, in tre settimane, dovrà obbligatoriamente allestire una corazzata che possa competere al meglio in un girone di fuoco come quello meridionale. E poi ci sono i calciatori. Tra fine prestito e mancati riscatti andranno via in 22. Di proprietà ci sono soltanto Sepe, Fiorillo (che potrebbe tornare a Carrara), Ghiglione, Njoh e Tongya mentre rientreranno alla base i vari Daniliuc, Lovato, Sambia, Maggiore, Dalmonte e Legowski che andranno piazzati altrove per motivi economici. Il nuovo corso inizierà con un proprietario contestatissimo per aver disatteso tutte le promesse fatte all'atto dell'insediamento nel gennaio del 2022, con uno stadio che sarà chiuso per squalifica per diverse giornate e con una tifoseria spaccata ma che potrebbe scendere in strada in modo compatto chiedendo al patron di passare la mano dopo aver portato la Salernitana dalla A alla C chiudendo incomprensibilmente i rapporti con la stampa locale e con un pubblico che, ieri, avrebbe meritato quantomeno scuse e spiegazioni.
La direzione di Doveri è l'argomento principale negli ambienti del tifo granata. L'esperto fischietto romano è incappato nella classica serata storta, come testimoniato da un rigore solare negato a Soriano al 25' e sul risultato di 0-0 e dalla scelta di convalidare il primo gol della Sampdoria viziato da un fallo di mano che nemmeno il VAR è riuscito a ravvisare. Tutto dopo aver annullato la rete di Ferrari per una dinamica simile. Quando Doveri ha graziato Vieira dopo l'ennesimo fallo da giallo su Amatucci, il pubblico è letteralmente esploso e in tanti hanno perso le staffe. Qualcuno ha provato a rompere i cancelli della curva per fare invasione di campo, altri hanno iniziato a lanciare sediolini e bottigliette facendo esplodere una decina di petardi. All'esterno della tribuna, invece, erano in 500 a cantare contro la FIGC, contro la Lega B, contro l'arbitro e contro la proprietà chiedendo l' "interruzione di questa farsa, gli hanno regalato la salvezza. Basta prestarsi a una sceneggiata, tutti fuori". L'applauso ironico degli altri settori all'indirizzo di dirigenti e calciatori della Sampdoria alzava il livello di tensione, al punto che si temevano scontri anche tra le due tifoserie: fine della storica amicizia tra due curve che in passato si erano manifestate affetto e che ora vivranno una forte rivalità a causa di uno spareggio che, come detto anche in altre occasioni, doveva essere giocato tra Salernitana e Frosinone nei tempi stabiliti e nel rispetto della classifica ripescando la perdente al termine dell'iter giudiziario di un Brescia che, per logica, poteva essere considerata anche la quarta retrocessa.
Cosa accadrà ora in casa granata? La rivoluzione sarà totale. Il ds Valentini e il tecnico Marino, che hanno commesso una miriade di errori, sono stati virtualmente licenziati già ieri sera. L'AD Milan ha promesso che da oggi inizieranno i casting per il nuovo direttore sportivo e per l'allenatore, presumibilmente gente di categoria che, in tre settimane, dovrà obbligatoriamente allestire una corazzata che possa competere al meglio in un girone di fuoco come quello meridionale. E poi ci sono i calciatori. Tra fine prestito e mancati riscatti andranno via in 22. Di proprietà ci sono soltanto Sepe, Fiorillo (che potrebbe tornare a Carrara), Ghiglione, Njoh e Tongya mentre rientreranno alla base i vari Daniliuc, Lovato, Sambia, Maggiore, Dalmonte e Legowski che andranno piazzati altrove per motivi economici. Il nuovo corso inizierà con un proprietario contestatissimo per aver disatteso tutte le promesse fatte all'atto dell'insediamento nel gennaio del 2022, con uno stadio che sarà chiuso per squalifica per diverse giornate e con una tifoseria spaccata ma che potrebbe scendere in strada in modo compatto chiedendo al patron di passare la mano dopo aver portato la Salernitana dalla A alla C chiudendo incomprensibilmente i rapporti con la stampa locale e con un pubblico che, ieri, avrebbe meritato quantomeno scuse e spiegazioni.
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