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Dai caffè di Sarri e McTominay agli aneddoti sul matrimonio di Maradona: Starace si raccontaTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 13:53Serie A
di Niccolò Righi

Dai caffè di Sarri e McTominay agli aneddoti sul matrimonio di Maradona: Starace si racconta

Il filo comune tra tutti e quattro gli scudetti nella storia del Napoli è Tommaso Starace. Lo storico magazziniere del club partenopeo da 40 anni si è raccontato a Fanpage tra aneddoti, storie e retroscena: "Sono felice perché ho vissuto una storia molto bella. Ho fatto un lavoro che mi è piaciuto dal primo momento e l’ho sempre fatto con amore. Non mi è mai pesato, anche quando mia moglie mi dice "Ma tu ancora vai a Napoli?". Io le rispondo che ci vado perché ho voglia di farlo, perché mi piace stare con i campioni. In 40 anni non ho mai fatto un giorno di festa per mia volontà: sono sempre stato lì, presente. Quando c’è stata la retrocessione in Serie B del 1997 ho sofferto, ho pianto per il Napoli. Porto ancora un segno particolare sulla mano, è il segno di quella partita maledetta a Firenze in cui il Napoli perse 5-0. Quando Goretti entrò negli spogliatoi mi vide e disse: "Maledico il giorno che ho firmato per il Napoli". Lì mi son cascate le braccia e ho dato un pugno nella nella porta dello spogliatoio. Mi son trovato io con tre punti e non il Napoli".

Come inizia la sua giornata a Castel Volturno?
"Parto presto perché devo essere il primo ad arrivare per controllare che sia tutto ok, dall’abbigliamento, alla colazione. Ai ragazzi faccio sempre trovare pronto il caffè e non solo. Da chi vuole il tè a chi vuole latte e biscotti. Io devo essere sempre lì a disposizione per qualsiasi cosa. Si è perso un po' rituale degli scarpini perché cambiano spesso, troppo, e ogni tre mesi arrivano scarpe diverse. Prima invece non era così. C’era Maradona che arrivava al campo con le scarpe nuove e mi chiedeva di mettere delle strisce di plastica sui tacchetti per farlo stare bene con il piede".

Quando ha capito che stava diventando iconicoil suo caffè?
"Quando i ragazzi hanno iniziato a berlo con il cuore. All’inizio sono sempre tutti un po’ dubbiosi. Non tutti in partenza sono per il caffè, ma poi appena lo assaggiano non ne possono più farne a meno. Ricordo Laurent Blanc ad esempio: non voleva prendere il caffè, ma poi l'ho convertito!.

Ci vuoi raccontare qualche aneddoto?
"Sarri era una persona squisita da questo punto di vista: tra un esercizio e un altro gli preparavo il caffè, quando lui si fermava io entravo in campo e glielo portavo. Ne beveva 4 o 5 al giorno, come minimo. Ovviamente era molto contento perché dopo il caffè c’era l’immancabile sigaretta, quasi alla Zeman. Spalletti invece aveva un po' timore di bere il caffè perché aveva paura di iniziare a fumare, quindi ne beveva poco. Conte? Lo beve, ma con moderazione. Anche lui non è fumatore e non ha quel bisogno di prendere il caffè in continuazione, come invece facevano Sarri o anche Mazzarri".

C'è stato un calciatore del Napoli che non amava il caffè e invece ora non ne può fare a meno?
"McTominay ora è infallibile. Prende due caffè al giorno. Ma pieni, eh! Inizialmente non lo voleva, poi pian piano è diventato un fan. Quando è entrato per la prima volta nello spogliatoio si è subito trasformato in un napoletano. Entra, sorride sempre, è sempre gioioso".

Credeva ad un'impresa come quella che ha portato al quarto Scudetto?
"Io ci ho sempre creduto dal primo giorno, perché la squadra c'era. Avevamo 8-9 undicesimi che avevano già vinto uno Scudetto, non diventi scarso all'improvviso. Dal primo momento ho detto: se non vinciamo quest'anno, non lo vinceremo mai un altro Scudetto. Avevamo basi solide e giocando una volta alla settimana era tutto a nostro favore. Conte poi era l'allenatore che serviva a Napoli".


Ci spiega com’è andato l'ammutinamento con Ancelotti?
"Nel l’intervista nel pre-partita il mister disse: "Noi non andiamo in ritiro". Io ero a casa con mia moglie e dissi: "Ma che sta dicendo?". Non puoi permetterti di dire una cosa del genere. È normale che il calciatore dopo si sente protetto. Poi cosa succede? Lui che aveva detto che non sarebbe andato in ritiro, ci è andato, e i calciatori no.

Durante il Covid succede un bel gesto da parte dei calciatori.
"In quel momento di difficoltà noi non potevamo lavorare e quindi non potevamo essere pagati, ma Gattuso e i calciatori organizzarono una colletta affinché noi tutti dello staff potessimo guadagnare qualcosa. È stato un gesto stupendo. Gattuso è una persona immensa. Ha sempre trattato tutti con il sorriso e con la gioia di vivere. Pretendeva tanto, ma se davi anche lui restituiva".

Com'è il suo rapporto con la famiglia De Laurentiis?
"In questi anni la famiglia De Laurentiis è stata sempre un crescendo nei nostri riguardi e verso i tifosi, a dispetto di ciò che si pensava. Il presidente ha sempre tenuto a cuore il Napoli. A volte è stato solo frenato dal non voler sbagliare, visto il passato del club".

Con Mertens ha instaurato un feeling speciale.
"È sempre stato un ragazzo molto umile e senza "cazzimma". Benitez l’ha portato a Napoli che era ancora un ragazzo e non conosceva il calcio italiano, eppure in panchina era sempre lì che cercava di capire come giocare. Con Sarri poi ha fatto ciò che ha fatto. Per me lui è diverso da tutti; quelli del suo paese hanno un carattere diverso, un modo di fare che non è simile a nessuno, non sono gelosi di nulla. Il balletto con lui? Eravamo a Castel Volturno, dopo una partita amichevole che abbiamo giocato. È stata una cosa bellissima e non organizzata, nata sul momento. Nella vita bisogna essere espansivi, felici. Quel periodo fu meraviglioso perché vivevamo momenti di gioia dopo le vittorie che arrivavano. Chiudemmo a 91 punti punti e con uno Scudetto perso un po' così, in maniera strana, rocambolesca".

Maradona si fidava solo di lei.
"Solo nominarlo mi fa venire i brividi. È stato immenso. Ha fatto capire al popolo napoletano cosa vuol dire vincere uno Scudetto, come si affronta il divario tra il nord e il sud. Diego ci ha difeso in tutti i sensi, dentro e fuori dal campo. Non può essere descritto in poche parole. Vi racconto un aneddoto: Diego ci ha portato al suo matrimonio in Argentina. Eravamo 350 persone dall'Italia, ci ha caricati tutti su un aereo. C’erano politici, personaggi dello spettacolo, e c’ero anche io con mia moglie. Nessuno avrebbe mai fatto una cosa simile. Gli invitati in totale erano mille. Fu una festa bellissima, un'intera settimana di gioia intensa. Prima della sua morte venne a Napoli, eravamo al centro sportivo di Castel Volturno e quando mi vide mi disse: "No, stasera devi venire con me a Roma, dobbiamo fare una festa e ti voglio lì". Andai lì con lui, c’era anche Ciro Ferrara, altri calciatori ed ex calciatori. Uno juventino gli chiese di autografare una maglietta e lui lo fece senza problemi. Purtroppo il personaggio Maradona era un po' ingestibile. Chi gli è stato vicino non ha fatto tutto evitare che andasse così. Lo hanno sempre e solo portato allo sbaraglio".

Higuain alla Juventus. Cosa ricorda di quei giorni?
"Higuain non voleva andare alla Juventus. Ma l’offerta della Juventus non si poteva rifiutare, fu enorme. Purtroppo i contratti sono quelli che valgono e tu non ti puoi dire: "No, io non vado alla Juve". Lui sapeva cosa sarebbe accaduto. Qualche anno prima eravamo a Torino e ci fu una chiamata col mio telefono fatta da Maradona a Higuain, dinanzi a tutti i ragazzi. Diego gli disse: "Mi raccomando fai gol domani, bisogna vincere contro la Juve". E lui promise di farlo. Sapeva cosa significava, come è fatto il tifoso del Napoli".