
Pochissime squadre sono già in vantaggio con le strategie sul mercato in Italia. Inter spiazzata dai tanti casi, alla Juventus si è inceppato l'algoritmo di Comolli su dirigenza e cessioni? Milan, il problema dei big in uscita non è solo per te
Il Napoli che festeggia ancora lo Scudetto e ha le idee chiarissime sui rinforzi, sui nomi, sui ruoli. Il Como che è pronto per fare il grande scalino e puntare alle Coppe Europee. Anche il Bologna, che è riuscito a blindare il suo allenatore, e che adesso dovrà scegliere quale gemma far partire per poi cercare ancora di puntare alla Champions. Le altre sono tutte in ritardo. Incredibilmente o inevitabilmente. E al venti giugno è stupefacente che per un motivo o per un altro, tutte le grandi del nostro calcio siano ancora con strategie zoppe, con organigrammi da definire, con big troppo pesanti in bilico per poter fotografare con chiarezza il futuro. L'Atalanta dobbiamo includerla a latere. Perché il tira e molla gasperiniano certo non ha facilitato la pianificazione, però la firma del ds Tony D'Amico con Ivan Juric è stata forte e chiara. Però ci sono tanti big in bilico: partirà Ademola Lookman? Andrà via Mateo Retegui? Entrambi non disdegnerebbero fare uno scalino in avanti. Ma arriverà l'offerta giusta?
L'Inter, partiamo allora da chi è arrivata in scia al Napoli, andando per tre volte a Roma ma senza vedere il Papa in stagione. Spiazzata dall'addio di Simone Inzaghi, inutili strascichi e polemiche compresi, impreparata nella successione. Senza girarci intorno: ha mancato prima, seconda e terza scelta. Christian Chivu (a lui e a tutti gli altri di cui parliamo e parleremo auguriamo sempre il meglio, ovviamente), parte con il peso gravoso di chi verrà visto almeno inizialmente come l'allenatore di ripiego. E il mercato? Bene Sucic e Luiz Henrique, ma poi? Sta provando a serrare le fila su Hakan Cahlanoglu, ma non è certo colpa del turco se riceve proposte e ha estimatori. Un po' come Yann Bisseck o come Denzel Dumfries. Semmai dovrà essere capace la dirigenza di risolvere alcuni casi in uscita (Taremi, Arnautovic, Asllani), sostituirli e poi svecchiare anche la squadra. Il Milan ha preso un grande allenatore, Max Allegri, un ds di enorme esperienza, Igli Tare, e ha chiarito i ruoli: tuto passa da Giorgio Furlani. Curioso capire quando e come verrà risolto anche urbi et orbi il ruolo di Zlatan Ibrahimovic, ma è chiaro che in questo preciso momento, la dirigenza avrebbe sì le idee chiarissime sul mercato e pure sui nomi ma non riesce a sistemare le uscite come vorrebbe. Maignan, Theo Hernandez, Tomori, Thiaw, tantissimi 'esuberi', poi il caso Leao (che Allegri vorrebbe ma che è l'unico ad avere una proposta pronta difficile da rifiutare). Un grande dirigente come Pantaleo Corvino ha sempre detto che comprare è facile, ma l'esame vero sono le cessioni.
Della Juventus, presto detto. Damien Comolli ha una strategia e una filosofia affascinante, è vero. Ma per adesso non è riuscito a convincere Antonio Conte e Gian Piero Gasperini, ha confermato Igor Tudor (bene, benissimo, meritato), ma non ha trovato squadre per i tanti (troppi) calciatori in uscita, da Dusan Vlahovic a Douglas Luiz, da Lloyd Kelly a tutti quelli non considerati incedibili (e la lista è lunga). Così il mercato è bloccato, per adesso confermare Kolo Muani e Conceicao in prestito per il Mondiale per Club non è neppure da considerare una vittoria. E l'algoritmo si è inceppato anche nella ricerca del direttore sportivo e del direttore tecnico e del capo scout. Vuole decidere tutto lui? Non faccia come Icaro, e soprattutto consideri che il tempo corre (e gli obiettivi sfuggono). La Roma ha stravolto il progetto in corsa, da Ghisolfi a Frederic Massara è un upgrade in dirigenza anche perché con Ranieri e Gasperini al fianco potrà fare il ds 'puro' e non un ruolo a 360 gradi che lo ha messo in difficoltà al Rennes. Bene, ma cambiare adesso significa dover correre, e il 30 giugno per fare le cessioni e le plusvalenze s'avvicina. La Lazio la giudicheremo sempre (Sarri che torna, ottima scelta) dalle cessioni dei big e da come verranno sostituiti, urge sospendere il giudizio. La Fiorentina prende un 39enne davanti, Edin Dzeko, sconfessa i tanti prestiti e scommesse della scorsa stagione e ritorna all'antico con Stefano Pioli dopo l'addio tumultuoso con Raffaele Palladino. L'idea di puntare sull'usato sicuro è chiara, ma tanto passerà da quello che vorrà fare Moise Kean sicché anche qui urge attendere. E le promosse? Conte che resta, De Bruyne che arriva, i tanti milioni pronti per essere investiti sul mercato dal Napoli. Sartori che brinda con Italiano che resta, la certezza di aver già scelto gli obiettivi aspettando solo di decidere chi far partire. E poi il Como che tiene Fabregas e prende (spendendo) Baturina e ora sogna le Coppe facendo l'upgrade col mercato anche con Morata o chi per lui.
L'Inter, partiamo allora da chi è arrivata in scia al Napoli, andando per tre volte a Roma ma senza vedere il Papa in stagione. Spiazzata dall'addio di Simone Inzaghi, inutili strascichi e polemiche compresi, impreparata nella successione. Senza girarci intorno: ha mancato prima, seconda e terza scelta. Christian Chivu (a lui e a tutti gli altri di cui parliamo e parleremo auguriamo sempre il meglio, ovviamente), parte con il peso gravoso di chi verrà visto almeno inizialmente come l'allenatore di ripiego. E il mercato? Bene Sucic e Luiz Henrique, ma poi? Sta provando a serrare le fila su Hakan Cahlanoglu, ma non è certo colpa del turco se riceve proposte e ha estimatori. Un po' come Yann Bisseck o come Denzel Dumfries. Semmai dovrà essere capace la dirigenza di risolvere alcuni casi in uscita (Taremi, Arnautovic, Asllani), sostituirli e poi svecchiare anche la squadra. Il Milan ha preso un grande allenatore, Max Allegri, un ds di enorme esperienza, Igli Tare, e ha chiarito i ruoli: tuto passa da Giorgio Furlani. Curioso capire quando e come verrà risolto anche urbi et orbi il ruolo di Zlatan Ibrahimovic, ma è chiaro che in questo preciso momento, la dirigenza avrebbe sì le idee chiarissime sul mercato e pure sui nomi ma non riesce a sistemare le uscite come vorrebbe. Maignan, Theo Hernandez, Tomori, Thiaw, tantissimi 'esuberi', poi il caso Leao (che Allegri vorrebbe ma che è l'unico ad avere una proposta pronta difficile da rifiutare). Un grande dirigente come Pantaleo Corvino ha sempre detto che comprare è facile, ma l'esame vero sono le cessioni.
Della Juventus, presto detto. Damien Comolli ha una strategia e una filosofia affascinante, è vero. Ma per adesso non è riuscito a convincere Antonio Conte e Gian Piero Gasperini, ha confermato Igor Tudor (bene, benissimo, meritato), ma non ha trovato squadre per i tanti (troppi) calciatori in uscita, da Dusan Vlahovic a Douglas Luiz, da Lloyd Kelly a tutti quelli non considerati incedibili (e la lista è lunga). Così il mercato è bloccato, per adesso confermare Kolo Muani e Conceicao in prestito per il Mondiale per Club non è neppure da considerare una vittoria. E l'algoritmo si è inceppato anche nella ricerca del direttore sportivo e del direttore tecnico e del capo scout. Vuole decidere tutto lui? Non faccia come Icaro, e soprattutto consideri che il tempo corre (e gli obiettivi sfuggono). La Roma ha stravolto il progetto in corsa, da Ghisolfi a Frederic Massara è un upgrade in dirigenza anche perché con Ranieri e Gasperini al fianco potrà fare il ds 'puro' e non un ruolo a 360 gradi che lo ha messo in difficoltà al Rennes. Bene, ma cambiare adesso significa dover correre, e il 30 giugno per fare le cessioni e le plusvalenze s'avvicina. La Lazio la giudicheremo sempre (Sarri che torna, ottima scelta) dalle cessioni dei big e da come verranno sostituiti, urge sospendere il giudizio. La Fiorentina prende un 39enne davanti, Edin Dzeko, sconfessa i tanti prestiti e scommesse della scorsa stagione e ritorna all'antico con Stefano Pioli dopo l'addio tumultuoso con Raffaele Palladino. L'idea di puntare sull'usato sicuro è chiara, ma tanto passerà da quello che vorrà fare Moise Kean sicché anche qui urge attendere. E le promosse? Conte che resta, De Bruyne che arriva, i tanti milioni pronti per essere investiti sul mercato dal Napoli. Sartori che brinda con Italiano che resta, la certezza di aver già scelto gli obiettivi aspettando solo di decidere chi far partire. E poi il Como che tiene Fabregas e prende (spendendo) Baturina e ora sogna le Coppe facendo l'upgrade col mercato anche con Morata o chi per lui.
Altre notizie
Ultime dai canali








Primo piano