
Protti: "Al 'Picchi' ho pianto per gioia, nostalgia e paura che fosse l'ultima volta"
Per ripercorrere la propria carriera e parlare della lotta contro il brutto male che lo ha colpito, a La Repubblica ha parlato l'ex attaccante Igor Protti. Queste le sue parole, ripartendo dall'ovazione che lo stadio del Livorno gli ha riservato: "Venerdì, quando lo stadio “Picchi” ha cantato il mio nome, ho pianto. Avevo la chemio attaccata al corpo e ho pianto. Non mi sono mai vergognato delle mie lacrime. In quelle di venerdì c’erano gioia, nostalgia e paura che fosse l’ultima volta. Ho tanta paura. Dopo la botta di adrenalina, il crollo è sempre in agguato".
Sulla malattia.
"Come l'ho scoperta? Qualche perdita di sangue, pensavo un’altra cosa. Poi gli esami, e un quadro più grave del previsto. Non ho realizzato subito, però mi sono detto che un infarto o un incidente sarebbero stati peggio, perché non avrei potuto passare nemmeno un minuto in più con i miei cari. Mi sento molto stanco e un po’ confuso, ho momenti di buio profondo che alterno a pensieri più positivi. Il cancro sta vincendo 3-0 ed è sleale, perché non mi ha fatto sentire il fischio d’inizio. Ora mi tocca rimontare, ho il dovere di provarci anche se sarà dura. Non ci giro intorno".
È stato l’ultimo calciatore a segnare in serie A con la maglia numero 10 del Napoli.
"Da ragazzino, il mio idolo era Rivera. Nel ’95 chiesi la 10 al Bari, poi alla Lazio e quindi al Napoli, dove naturalmente non potevo neanche pensare di avvicinarmi a Diego, nessuno al mondo poteva farlo. Una cosa simile è anche imbarazzante, però spero che quella maglia incredibile, poi ritirata, sia stata almeno un po’ contenta di essere indossata da me".
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