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Potenza, Caiata e lo stadio: il paradosso di un'Italia che dice no e resta fermaTUTTO mercato WEB
lunedì 6 gennaio 2020, 15:00Primo Piano
di Redazione TuttoPotenza
per Tuttopotenza.com
fonte Ivan Cardia - TuttoC.com

Potenza, Caiata e lo stadio: il paradosso di un'Italia che dice no e resta ferma

Nel consueto "Punto di..." a firma di Ivan Cardia, TuttoC.com è ritornata sulla questione stadio che ha visto il Potenza protagonista anche sulla stampa nazionale dopo l'intervento del presidente della Lega Pro Ghirelli.

Di seguito il lungo estratto dell'articolo di Ivan Cardia pubblicato su TuttoC.com in data 06/01/2020.

[...] Sarà un gennaio coi fiocchi, proviamo a guardare anche ad altri temi. 

Per esempio quello degli stadi. A Potenza, c’è il presidente Caiata che ha promesso un maxi-investimento per costruire un nuovo impianto sportivo e ha sollecitato risposte dalle istituzioni. Con qualche problema di conflitto d’interessi, se vogliamo (Caiata è anche senatore), ma nel corso degli anni ne abbiamo visto di peggiori. In giornata è intervenuto anche il presidente della Lega Pro, Ghirelli, con argomentazioni che condividiamo in pieno. Anche perché, e da queste parti lo scriviamo da troppo tempo, la vera battaglia per il futuro del calcio italiano si gioca sugli stadi, sugli impianti, sulla possibilità di trasformarli in risorse (economiche e non solo) per la società. 

Adesso, chi scrive non ha conoscenza diretta della situazione di Potenza. Leggiamo per esempio che la proposta di Caiata insiste in una zona molto discussa a livello cittadino, perché una buona parte della popolazione vorrebbe trasformare l’area in uno spazio verde. Leggiamo, però, anche che le prime polemiche sulla proposta di Caiata sono della serie “per conto di chi?” e “chissà quanto ci guadagnerà”. Alla speculazione edilizia. Ora, sul tema è forse il caso di essere onesti: col calcio non si guadagna, salvo rari e clamorosi esempi. Si può guadagnare attorno al calcio, però. Per esempio, trasformando l’area circostante allo stadio in una zona viva della città (e non morta come troppo spesso succede). Negozi, case, centri commerciali: all’estero succede sempre e comunque, e nessuno se ne lamenta. Non si tratta di giustificare la speculazione edilizia scriteriata. Però pretendere che una squadra, un soggetto privato, costruisca uno stadio per il bene comune e solo per quello è utopia pura. Chiedere che lo faccia un ente pubblico non ne parliamo. Troppo spesso, in quest’Italia paradossale dove chi propone un progetto, peraltro molto oneroso (e su quello di Caiata non scendiamo nel merito, perché, per carità, ci saranno pure luci e ombre), non abbia nemmeno una risposta ma vada soltanto incontro a dubbi e scetticismi, rimaniamo fermi ad aspettare. Col risultato che, negli anni, abbiamo impedito grandi progetti e ci godiamo le nostre cattedrali del deserto. Dove magari non si specula, ma con le quali di sicuro non facciamo bella figura. E se il problema è un parco, non blocchiamo il presidente Caiata (o, ancora, chi per lui): lavoriamo con lui, chiediamoli di assicurare nel suo progetto delle aree verdi, e concediamogli di costruire strutture limitrofe allo stadio. Per guadagnarci, che non è un delitto ma l’obiettivo di qualsiasi imprenditore. Cambiamo modus operandi, e forse qualche passo in avanti lo faremo.