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#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: Herbin, il rosso per sempre nella storia dei verdi

#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: Herbin, il rosso per sempre nella storia dei verdi
giovedì 30 aprile 2020, 01:05Serie A
di Marco Conterio

Robert Herbin è stato l'uomo che ha reso possibile l'impossibile. Riccioli rossi e il verde del Saint-Etienne come seconda pelle, al suo nome si legherà per sempre la storia dorata dell'ASSE. Una squadra che riconosci subito, perché è speranza ma ai suoi tempi pure successo. 9 scudetti, di cui 4 da giocatore e 5 da allenatore. Il palmares è di quelli da Olimpo e se subito dopo la sua scomparsa, nell'aprile di questo maledetto 2020, a 81 anni, L'Equipe ha dipinto la sua prima da 20, significa che nei Campi Elisi c'è un posto anche per lui.

L'intuizione di Pierre Garonnaire Nato a Saint-Etienne nel maggio del 1916, Pierre Garoinnaire è stato prima calciatore ma poi, per quasi quarant'anni, talent scout dell'ASSE. E per lei ha scoperto talenti come Georges Bereta, due volte giocatore francese dell'anno per France Football, sei Ligue 1 in bacheca coi Verts, o come Jean-Michel Larqué, oltre quattrocento presenze e più di cento gol coi verdi e un dopo carriera da scrittore, da musicista, da attore. E poi Robert Herbin, che aveva sempre i riccioli, sempre rossi, ma non la chioma che poi lo avrebbe reso celebre.

Palmares da sogno All'ASSE, Herbin vincerà tutto. Cinque campionati di cui quattro consecutivi e tre Coppe di Francia. Da calciatore era un difensore completo ma anche un centrocampista di qualità sopraffina, moderno, avanti coi tempi e col tempo. Era perfetto per il 4-2-4 tanto in voga negli anni '60. E' stato un pilastro di quel Saint-Etienne dove spenderà tutta la sua carriera: con Albert Batteux in panchina gioca dietro a Bernard Bosquier e qui diventa quasi inarrestabile.

Allenatore precoce A causa di un infortunio al ginocchio, correva l'anno 1972, Herbin dice basta col calcio. Dopo le delusioni in Nazionale, di cui pure è stato capitano, dopo i tanti titoli da calciatore, è costretto a smettere. E in quell'anno prende il posto proprio di Batteux, dimessosi. La sua è una rivoluzione copernicana, nei metodi e nei modi. Nel 1973 vince subito il titolo di allenatore dell'anno, stavolta in cravatta, giacca ma sempre coi suoi riccioli fulvi al vento. I suoi Verts saranno una corazzata inarrestabile, tanto da stabilire il record di 28 vittorie di fila, tanto da vincere per 530 giorni consecutivi al Geoffroy-Guichard fino al pareggio per 1-1 contro il Paris Saint-Germain.

Il rigore Tre anni dopo il ritiro, correva l'anno 1975, Robert Herbin tornò in campo. Per una volta, per il finale. l'ASSE aveva già vinto il campionato e lui entrò sul rettangolo e segnò il 5-1 dal dischetto. Vinse da calciatore-allenatore, rarità, curiosità e privilegio. Perderà una finale di Coppa Campioni per 1-0 all'Hampden Park di Glasgow contro il Bayern Monaco ma tanta fu la qualità del gioco dei suoi da essere accolto il giorno successivo sugli Champs-Elysées e sarà accolto dal presidente Valéry Giscard d'Estaing.

Il suo undici da sogno Pochi giorni fa, dopo la sua scomparsa, L'Equipe ha disegnato il suo undici da leggenda. Curkovic tra i pali. Janvion, Piazza, Lopez e Farison dietro. Larqué, Synaeghel, Bathenay in mezzo. Rocheteau, Hervé Revelli e Bereta davanti, l'altro Revelli, Patrick, Larios e Sarramagna in panchina. Da allenatore la sfinge vincerà tanto ma i suoi successi non lo porteranno mai a perdere la giusta dimensione. "Nonostante il suo prestigio e il suo successo sportivo, Robby non si è mai allontanato dai percorsi di semplicità e modestia", avrà modo di scriver di lui nella prefazione della biografia Michel Hidalgo. Le Rouquin, l'uomo che ha reso possibile l'impossibile. Chioma rossa e il verde del Saint-Etienne per sempre sulla pelle.

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