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La Juve sbatte su se stessa. Ma Sarri vincerà comunque, tra meriti e mancanza d'alternative

La Juve sbatte su se stessa. Ma Sarri vincerà comunque, tra meriti e mancanza d'alternativeTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
mercoledì 8 luglio 2020, 12:23Il corsivo
di Ivan Cardia

La Lazio deraglia, la Juve va a sbattere contro il Milan e contro se stessa. È la fotografia di un martedì che rimanda, si fa per dire, ancora una volta il discorso Scudetto, tutto racchiuso in quei sette punti di distanza tra bianconeri e biancocelesti. Con l'incognita Atalanta: giocherà oggi contro la Sampdoria, poi sabato sfiderà la Vecchia Signora. Nel migliore dei casi, per gli uomini di Gasperini ovviamente, si porterà a -6 dalla vetta. Troppo per una rimonta? Probabile, anche se la Dea sembra avere benzina infinita.

I meriti del Milan sono innegabili. Facciamo un passo indietro, alla sfida di San Siro. Vinta da Stefano Pioli e dai suoi, con abbondanza di meriti perché oggi il Milan è la miglior squadra del campionato. Dei rossoneri, a livello societario, colpisce pur sempre il tempismo: puntare su Rangnick, intendiamoci, è legittimo e comprensibile. Farlo mentre il tecnico che c'è oggi vola in classifica è come minimo anacronistico.

Ma la Juve ha sbattuto su se stessa. Quanto ai bianconeri, evidenziarne le contraddizioni non sminuisce il valore degli avversari. Però è vero che, tra il gomito di Bonucci e il cross di Alex Sandro, la Vecchia Signora s'è fatta male da sola. Anche prima e al di fuori degli episodi: quaranta minuti di buon calcio, persino sessanta di "livello mondiale", non bastano, se poi sul 2-0 non si può ancora considerare chiusa la partita. Sono venute meno le alternative, perché in alcuni casi non ci sono mai state davvero: chiudere in soffitta Rugani poi ti restituisce un giocatore che non può rendere al suo massimo. E sono mancati anche alcuni meccanismi più collaudati: il giochino di buttar dentro Douglas Costa non può funzionare sempre.

Il punto non è il processo ai bianconeri. Perché coi giudizi si va poco lontani, specie se si gioca ogni tre giorni e tutto diventa il contrario di tutto. Dopo la Coppa Italia, CR7 e i suoi sembravano un ammasso di brocchi. Dopo quattro vittorie di fila, una corazzata inaffondabile. La ricerca di un giusto mezzo suonerà politically correct, ma ci deve essere, soprattutto alla Continassa, una strada tra il dramma e l'esaltazione, per analizzare una sconfitta deludente soprattutto per come è arrivata. Perché perdere ci sta, specie se gli altri vanno più forte. Perdere così, dopo il match point servito su un piatto d'argento dalla Lazio, ancor più ghiotto del previsto, proprio no.

Gioco o DNA? È questa l'incredibile dicotomia su cui si sta arrischiando il futuro Maurizio Sarri. Da un lato la filosofia nuova, la svolta tattica inseguita in estate: fin qui s'è vista a sprazzi, e contro il Milan s'è vista poco o punto. La Juve, ancora una volta, è bella soprattutto quando si affida alle soluzioni individuali. Sembra connaturato all'indole di questa squadra, troppo abituata ad affidarsi ai suoi campioni per poter sposare davvero un progetto collettivista. Quanto al DNA, è stato la vera arma in più dei bianconeri negli ultimi anni: quando serviva vincere, la Juve in campionato ha sempre vinto. È una certezza che Sarri non può permettersi di perdere, perché altrimenti il castello rischia di rivelarsi di carta. E gli darà fastidio sentirsi dire che non ha mai vinto in Italia, ma otto promozioni non fanno uno Scudetto.

Vincerà comunque. In surplace o di corto muso: poco importa, o forse no. Le gare di ieri, dicevamo, rimandano il discorso Scudetto. Ma questo è più l'augurio di chi insegue, di chi s'immagina un campionato ancora combattuto. La Lazio in questo momento pare scoppiata e l'Atalanta troppo indietro per potersi davvero rifare sotto. L'Inter? Pazza come la sua storia insegna, difficile immaginarla di nuovo in corsa. In mezzo a tante contraddizioni, la Juve ha costruito un vantaggio che è utopistico immaginare scalfito: vincerà, appunto, sia per meriti suoi che per improvvisa (e per gli altri improvvida) mancanza d'alternative. Se poi convincerà anche, è tutto un altro discorso.

Le buone notizie: Rabiot. E poi torna Dybala. Due sorrisi, almeno, affiorano per i tifosi bianconeri. Adrien Rabiot, per una volta, è sembrato un giocatore da Juventus. Che la sua miglior partita sia coincisa con una delle peggiori gare dei piemontesi in questo campionato, è discorso che meriterebbe di essere approfondito. E poi c'è Paulo Dybala. O meglio, ci sarà contro l'Atalanta: senza l'argentino, evapora la bellezza e non solo. Il 10 degli ultimi tempi è concretezza, mica solo classe. Da lui Sarri può ripartire, perché in questo connubio mette insieme le due cose che più servono alla Juventus.

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