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INTERVISTA TC - Gerbino: "Covid-19? In Svezia niente grosse limitazioni"TUTTO mercato WEB
© foto di Gilberto Poggi/TuttoLegaPro.com
venerdì 10 aprile 2020, 19:00Interviste TC
di Giacomo Principato
per Tuttoc.com

INTERVISTA TC - Gerbino: "Covid-19? In Svezia niente grosse limitazioni"

Finora non sono state imposte delle regole, soltanto delle raccomandazioni. La gente si sta muovendo non dico come se niente fosse, ma nemmeno prendendo particolari precauzioni”. Con l’Italia e non solo costretta al lockdown per il contenimento dell’emergenza Coronavirus sembra si stia parlando di un altro mondo, eppure si tratta della “vicina” Svezia. La testimonianza è quella di Luca Gerbino, uno di quegli emigrati del pallone che ha lasciato l’Italia in cerca di nuovi stimoli ed esperienze dopo qualche stagione nelle serie minori. “Ho giocato solo nel campionato di seconda divisione, la massima serie non l’ho mai vista. Ho vinto la Serie B svedese, la Superettan, con il Brommapojkarna ma una volta promossi in Allsvenskan non sono rimasto – racconta a TuttoC.com l’ex attaccante classe ’87 -. La B svedese potrei paragonarla all’attuale Serie C italiana, non a quella di una decina di anni fa. Non ci sono realtà a parte come il Monza, però nel 2018 quando l’Helsingborgs era in Superettan c’era un buon giro di soldi”.

Nessuno stop per il calcio?

Alcune squadre si allenano regolarmente, in tanti continuano a fare amichevoli e si pensa di fare di far cominciare il campionato a giugno, anche se non c’è ancora nulla di definito in tal senso. Qui, con la stagione ancora da iniziare, è più facile lavorare sulle date rispetto all’Italia che va verso la chiusura dei tornei. E poi in Italia la scadenza dei contratti per calciatori e staff è fissata al 30 giugno, qui in Svezia al 31 dicembre”.

Non c’è il timore che il contagio possa diffondersi esponenzialmente?

"La mia famiglia e quella della mia ragazza sono a Treviso, anche se sono chiusi in casa un po’ di preoccupazione per loro c’è sempre... così come per noi che stiamo qua. Ce ne stiamo chiusi in casa, ma grosse limitazioni non sono ancora arrivate. C’è chi limita le proprie uscite e chi vive la propria vita esattamente come prima del Covid-19".

Facciamo un passo indietro. A Ravenna vive delle buone stagioni, nell’ultimo periodo trova però una realtà societaria complicata…

Nei quattro anni a Ravenna sono stato tanto bene e ci sarei rimasto ben volentieri, i problemi sono arrivati nell’ultimo anno con la cessione al nuovo proprietario che nel giro di poco tempo è riuscito a far sparire sia il Ravenna sia la Triestina. A quel punto sono stato costretto a lasciare la squadra”.

Poi l’esperienza di Rimini e la scelta di lasciare l’Italia e provare una nuova avventura.

A Rimini avevano fatto grossi proclami, poi, con la sconfitta in semifinale playoff di C2, i programmi societari si sono ridimensionati e da lì la squadra non è stata più quella di una volta. In quell’estate avevo ricevuto offerte da squadre di media-bassa classifica di C2 che non mi hanno soddisfatto, avevo voglia di provare un’esperienza nuova e avendo la ragazza italo-svedese mi sono trasferito qui”.

Nessuna nostalgia del calcio italiano?

C’è da fare una grossa premessa, ho lasciato l’Italia nel 2013 e non so com’è la situazione adesso. Se parliamo di amici, affetti e conoscenze direi anche di sì, se parliamo di confusione, poca serietà e quant’altro per niente”.

Le capita di seguire qualche partita o sentire degli ex compagni rimasti in Italia?

Qualche ex compagno che seguo e sento regolarmente mi ha un po’ confermato le stesse idee. La Serie C non è la stessa di 10-15 anni fa: prima c’erano più soldi e interessi differenti, adesso è una realtà nuova in cui è sempre più difficile vivere”.

In Italia si sta discutendo molto di taglio degli stipendi, una misura attuabile a pochissime realtà della Serie C. In Svezia si sta parlando di mosse simili?

È stata attuata una misura economica per venire incontro alle società. Ai calciatori e dipendenti viene diminuito il monte ore lavorative in maniera tale da essere pagati in proporzione al loro stipendio, il resto viene in parte coperto dallo stato”.