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La laguna del Chino
venerdì 4 giugno 2021, 17:16Focus
di Redazione Tuttoveneziasport
per Tuttoveneziasport.it

La laguna del Chino

Nella storia del calcio mondiale pochi giocatori sono stati determinanti per le sorti di una squadra in maniera così decisa da esserne la linfa vitale, senza la quale tutto il resto del gruppo sarebbe stata poca cosa. Possiamo citare due esempi eccellenti come Diego Armando Maradona nella vittoriosa campagna iridata dell’Argentina ai Mondiali di Messico ’86, oppure la vittoriosa rinascita di Ronaldo “il Fenomeno” nei Mondiali nippo-coreani del 2002. Per il calcio di casa nostra invece c’è stato un semestre in cui un calciatore dalle sembianze asiatiche ma venuto dall’Uruguay diventa il padrone della Laguna, prendendo il Venezia ormai condannato alla retrocessione e portandolo ad un passo dalla “Zona Uefa”: Alvaro Recoba.

Il Venezia di Novellino, appena promosso dalla Serie B, nella stagione del ritorno in Serie A ha fatto le cose in maniera molto oculata grazie al lavoro del Dg Beppe Marotta e del direttore sportivo Di Marzio, con le finanze sempre ben gestite dal patron Maurizio Zamparini. Viene confermata l’ossatura della stagione precedente che vede in Stefan Schwoch la punta di diamante nonché capocannoniere della stagione precedente in cadetteria. Vengono acquistati giocatori di indubbia esperienza come Sergio Volpi, Carnasciali, Valtolina ed anche giocatori esotici come Tuta e Bilica dal Brasile, Ahinful dal Ghana e Zeigbo dalla Nigeria. Ma sono soprattutto due gli acquisti fondamentali per i lagunari prima dell’arrivo del “Chino” e vengono dall’altra sponda di Milano, quella rossonera: Massimo Taibi tra i pali e Pippo Maniero in attacco che, dopo una stagione opaca in rossonero, vogliono riscattarsi nella terra dei dogi.

Il girone d’andata di quella Serie A 98-99 è terribile sia per Recoba che per il Venezia; il Chino è diventato l’ultima scelta in un attacco interista che prevede Ronaldo, Baggio, Zamorano e Ventola, riuscendo così a collezionare solo 4 presenze in tutte le competizioni senza mai andare a segno, mentre il Venezia vince solo 2 delle prime 14 giornate, una a Cagliari per 1-0 grazie all’autogol di Federico Zanoncelli ed una di prestigio per 2-0 contro la Lazio di Eriksson con reti di Tuta e Pedone. Per Marotta è arrivato il momento di agire sul mercato e sacrificando Schwoch venduto al Napoli decide di portare Recoba all’ombra del campanile di San Marco, per deliziare gli appassionati di calcio arancioneroverdi di un “artista” sublime del mondo del calcio.

Recoba ha mostrato già nel primo anno e mezzo di Inter di essere un giocatore estremamente estroso e capace di colpi straordinari, ma pecca un po’ di impegno soprattutto negli allenamenti, caratteristica che cozza un po’ con Walter Alfredo Novellino, allenatore che fa sempre dell’impegno e della coesione del gruppo nel credere nel proprio lavoro il suo mantra. Recoba però ha qualcosa di diverso e tutto lo staff del Venezia lo capisce, in qualche modo lo asseconda, perché il “Chino” mostra subito di cosa è capace.

L’esordio di Recoba al “Penzo” avviene il 17 gennaio del 1999, in un Venezia-Juventus con i lagunari che provengono dalla sonora sconfitta per 6-2 subita a San Siro proprio contro l’Inter appena lasciata dal “Chino”. La partita è tesa ed equilibrata, Recoba nei 55 minuti in cui resta in campo mostra lampi di classe, che ridanno speranza alla squadra nel credere in una rimonta salvezza che avrebbe del miracoloso e contribuisce all’insperato 1-1 firmato dai gol di Pedone e Fonseca.



L’apoteosi dei sei mesi lagunari del “Chino” viene raggiunta il 14 marzo del 1999 quando al “Penzo” si gioca Venezia-Fiorentina, con i viola di Trapattoni ancora in corsa per lo scudetto: Recoba offre una delle sue versioni più splendenti. Al 18’ minuto Recoba con il suo sinistro magico inchioda Toldo per l’1-0 e, dopo il raddoppio di Miceli, al secondo minuto di recupero del primo tempo nuova punizione dal limite e nuovo sinistro magico che costringe anche Toldo a finire in fondo alla rete. Esposito segna il rigore del 3-1 all’88 ma Recoba al ’90 raccoglie un lancio dalla trequarti, supera con la suola l’uscita disperata di Toldo, suo compagno di squadra poi all’Inter, ed insacca il 4-1 e la sua tripletta personale.

Alvaro Recoba poi si toglierà la soddisfazione di battere anche alla penultima giornata la “sua” Inter, contribuendo con giocate di classe e due assist al 3-1 finale con le reti di Maniero, autogol di Frey e Pippo Maniero che portano dopo 20 minuti i veneti già sul 3-0, mitigato poi dal rigore di Ronaldo nel secondo tempo.

Alvaro Recoba chiuderà la sua parentesi in Laguna con 19 presenze e 10 gol e contribuirà in maniera più che determinante all’undicesimo posto in classifica del Venezia, conquistato contro tutti i pronostici degli esperti. Quell’anno il Venezia per un breve periodo ha creduto anche di poter raggiungere le posizioni valide per le Coppe Europee. Il “Chino” tornerà da protagonista all’Inter nella stagione successiva, diventando a tutti gli effetti il pupillo del Presidente Massimo Moratti, anche se la sua esperienza nerazzurra sarà costellata più da ombre che da luci visto che la sua voglia di vivere il calcio semplicemente come un gioco sarà per lui deleteria con molti allenatori. Nonostante tutto i colpi di classe non gli mancheranno per tutto il prosieguo della sua carriera, conclusa in patria con il Nacional di Montevideo dopo le esperienze con Torino, Panionios e Danubio.

Questa è la storia di sei mesi del 1999, quando la Laguna di Venezia divenne “proprietà” di un Chino venuto dall’Uruguay; storie di un calcio che non c’è più.

Tullio Imperatrice