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tmw / milan / Editoriale
Giù le mani da El ShaarawyTUTTO mercato WEB
© foto di Pietro Mazzara
venerdì 13 settembre 2013, 00:00Editoriale
di Luca Serafini
per Milannews.it

Giù le mani da El Shaarawy

Mercoledì sera durante il programma "Novastadio" sull'emittente Telenova (Sky canale 830, streamin www.telenova.it), la redazione aveva preparato - tra i vari temi di dibattito - "Prandelli in Brasile sicuro solo di Balotelli, chi portereste tra gli attaccanti?". Questa è la realtà delle cose: in un campionato che oltre al milanista esprime soltanto Totti e Di Natale come possibili scialuppe dell'ultima ora, in una Nazionale in cui Gilardino è ancora in concorrenza con Osvaldo e Insigne, Giovinco e Matri o Pazzini o Destro o addirittura Cassano, uno come il Faraone non dovrebbe essere sicuro, ma stracerto di andare ai Mondiali tra un anno. Perché non è così? Perché nessuno sembra seriamente interessato ad approfondire il tema, a difendere il valore eccezionale di un ragazzo così giovane e così bravo, di difenderlo e casomai aiutarlo a ritrovare la via illuminata dei primi 4 mesi di stagione del 2012-2013. In questi casi siamo sempre un po' severi anche con i diretti interessati: El Shaarawy deve capire e affrontare da solo e per primo i suoi problemi, cercando di risolverli da protagonista e non da fastidioso comprimario. In ogni caso le entità che fruiscono dei servigi di un talento così verde e splendente, hanno il dovere appunto di recuperarlo. El Shaarawy non ha segnato per caso 16 gol nel suo primo anno da titolare, non è stato il miglior giocatore del Milan per coincidenza: è bravo, bravissimo, va coltivato, innaffiato, curato.

La Nazionale l'ha buttato in un angolo e sembra trascinarselo appresso come un ingombrante, inutile bagaglio. Il Milan è sembrato per molto tempo più occupato a bacchettarlo, punirlo e casomai venderlo. Tanto da metterlo in concorrenza con Matri e Pazzini che hanno molti anni più di lui o trattenendo festosamente Robinho che non ha la metà del talento del Faraone, e se lo aveva lo ha bruciato. La famiglia ha il dovere di capire che Stephan non è ancora (e forse non sarà mai) né Messi né Ronaldo, quindi non deve né ovattarlo né esaltarlo né trattarlo come se fosse una star di Hollywood. Il rischio in questi frangenti è sempre quello di perdere da una parte il senso della misura, dall'altra di non riuscire ad esaltare le doti di un giovanissimo campione. Uno dei doveri di Allegri e di sponda di Prandelli, è di affrontare la situazione con grande disponibilità, visto che oltre tutto si tratta di un ragazzo educato e perbene col quale non si rischiano balotellate in campo e fuori. Lui, ripetiamo, deve metterci del suo, ma è il momento che i suoi allenatori dicano che l'attacco del Milan e dell'Italia parte da Balotelli ed El Shaarawy poi si vedrà. Nell'assumersi pubblicamente una responsabilità così grande, un tecnico ha poi la necessità di proteggere la sua scelta. E' successo in passato per Pato, per Giovinco, per Alvarez, per lo stesso Balotelli, non si capisce perché nessuno veda nel Faraone un tesoro da cui tenere lontani ingordi e magari inetti.