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Gurenko: "Mentre il mondo era in lockdown, allenavo in Bielorussia"

ESCLUSIVA TMW - Gurenko: "Mentre il mondo era in lockdown, allenavo in Bielorussia"
mercoledì 23 settembre 2020, 06:10Che fine ha fatto?
di Gaetano Mocciaro

Che fine ha fatto Sergej Gurenko? Ex difensore di Roma, Piacenza e Parma, ebbe uno sponsor d'eccezione in Fabio Capello che rimase folgorato dalle sue qualità. La sua esperienza in giallorosso non fu troppo fortunata, complice anche la presenza di grandi campioni. Dopo esperienze in Spagna e Russia è tornato nella sua Bielorussia dove ha iniziato la carriera d'allenatore, inframezzata da un breve percorso dirigenziale. Ai microfoni di Tuttomercatoweb si racconta:

Che cosa fa oggi Sergej Gurenko?
"Sono un allenatore, l'ultima squadra che ho allenato è la Dinamo Minsk ma nel curriculum c'è anche un'esperienza come assistente di Mladen Krstajic sulla panchina della nazionale serba, con la quale ho partecipato agli ultimi Mondiali".

Cosa l'ha portato a diventare allenatore?
"Ho giocato a lungo nella Dinamo Minsk e il presidente mi chiese di prendere le redini della squadra e portarla in una competizione europea. Sono stato anche direttore sportivo ma non mi piaceva, perché è un lavoro di pubbliche relazioni, mentre a me piacciono più i fatti, il campo".

Da qualche settimana non è più alla guida della Dinamo
"La squadra ha cambiato molto, investito sui giovani. Serviva tempo. Adesso non c'è il presidente, ma tanti direttori. Troppi, direi".

La Bielorussia negli scorsi mesi è salita agli onori delle cronache per la scelta controcorrente di convivere da subito col Covid. Il campionato è uno dei pochi al mondo in cui si è giocato regolarmente
"La Bielorussia non è come l'Italia, la sua economia non è così forte. Fermare tutto sarebbe stato un problema, avrebbe avuto conseguenze gravi".

Alcune dichiarazioni del presidente Lukashenko hanno sorpreso: 'Vodka, sauna e lavoro per contrastare il virus'
"Per me il presidente ha fatto bene. E poi non ci sono stati casi di focolai in seno a nessun club. Al massimo uno o due contagiati".

Il campionato si è giocato regolarmente col pubblico sugli spalti
"Consideriamo che gli stadi bielorussi sono molto più piccoli di quelli italiani. Da noi non c'è un San Siro o un Olimpico. La media spettatori è molto bassa, al massimo si vedono 4 mila spettatori quando c'è un incontro di vertice. Quindi il problema è relativo. Detto questo, chiaramente il Covid ha scoraggiato diversi tifosi a frequentare gli stadi".

Al netto di qualche piccola misura precauzionale la vita è proseguita come nulla fosse
"Qualche regola c'è, come quella di bere in bottiglie differenti e il divieto degli abbracci. Ma niente di troppo stringente. Anche nel quotidiano la situazione è abbastanza tranquilla: chi vuole indossare la mascherina lo fa, ma non è un obbligo".

Venendo alla sua esperienza in Italia, che ricordi ha?
"Sono grato a Capello perché mi ha portato in Italia. Mi vide con la nazionale bielorussia proprio contro gli azzurri e in un Lazio-Lokomotiv Mosca di Coppa delle Coppe. Cercava un terzino sinistro sinistro e mi volle. Peccato che poi giocai poco, ma del resto il mio concorrente era Vincent Candela, un campione del mondo. Dall'altra parte un altro fenomeno come Cafu. Nonostante le poche presenze imparai molto da giocatori così. Ricordo anche un giovane ma già fenomenale Totti in attacco: non è un caso che abbia finito molto tardi a giocare".

Non solo Roma nella sua carriera, ma anche Parma e Piacenza
"A Parma e Piacenza ho trovato bravi allenatori e bravi compagni di squadra. A Parma c'erano tanti nazionali e anche lì era complicato trovare spazio. Poi è arrivato Sacchi, ha ridotto la rosa e mi sono ritrovato a Piacenza. Lì ho conosciuto un allenatore bravissimo come Agostinelli, che mi faceva giocare con continuità. Peccato però che in campo non riuscivamo a raccogliere quanto seminato".

Guardando indietro alla sua carriera, ha qualche rimpianto?
"Sono molto contento, ho potuto giocare nel campionato più forte del mondo. Ho lavorato con i migliori allenatori del mondo come Capello e Sacchi. L'unico rammarico è che sono arrivato un po' tardi. Fossi arrivato prima avrei potuto cambiare la mia mentalità, sarei stato più elastico. Arrivare in un nuovo campionato a 28 anni è difficile".

Da allenatore a chi si ispira?
"Sicuramente a Fabio Capello".

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