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Migliore: "Il mio addio al calcio per portare il turismo di lusso alle Cinque Terre"

ESCLUSIVA TMW - Migliore: "Il mio addio al calcio per portare il turismo di lusso alle Cinque Terre"
mercoledì 27 luglio 2022, 08:55Che fine ha fatto?
di Gaetano Mocciaro

Francesco Migliore ha deciso di lasciare il calcio, pur avendo ancora diversi anni di carriera davanti a sé. Una scelta consapevole, che l'ha portato a un bivio a 32 anni. Oggi è a tempo pieno un imprenditore nel campo dell'alberghiero e della ristorazione. Ha scelto la sua Liguria, dove ha vissuto gli anni migliore da calciatore, per le sue attività. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta la sua storia:

Francesco Migliore, cosa fai oggi?
"Ho smesso col calcio a 32 anni e in parallelo avevo avviato un'attività alle Cinque Terre, un albergo diffuso con 16 camere di lusso: si chiama "The First Luxury" e ha ospitato anche diverse persone famose. Ora ho avviato un altro progetto, sempre alle Cinque Terre: c'era un terreno abbandonato che abbiamo valorizzato e da esso abbiamo creato un ristorante (qui la pagina Instagram)".

Come è nata l'idea di un albergo diffuso di lusso?
"Si è sempre detto che alle Cinque Terre vengono solo le persone con gli zaini, allora ho pensato di creare qualcosa di lussuoso perché mancava quel segmento. Ha funzionato, perché siamo pieni tutto l'anno e lo eravamo anche durante il periodo di Covid. Posso dire di essere stato fra i primi che ha puntato sulla qualità delle Cinque Terre, ho investito in comfort più alti e i turisti apprezzano".

Già da calciatore avevi chiare le idee sul tuo post carriera
"Direi di sì, considerando che a 25 anni ho preso il mio primo appartamento e l'ho messo a reddito. Devo dire che quando giocavo tutti i miei guadagni li reinvestivo in questa attività, puntando sugli appartamenti".

Hai altri progetti futuri?
"Siamo solo all'inizio:l'anno prossimo apriremo un altro ristorante. Il difficile è iniziale, poi acquisisci il know how e tutto si fa più semplice".

Non hai mai visto un futuro nel calcio?
"Appartengo sin da bambino al mondo del calcio: sono andato al Lione, ho fatto la trafila delle giovanili, poi sono tornato in Italia e ho fatto tanta Serie B e sono arrivato anche in A. Dopo 4 anni a La Spezia, dove ero anche capitano, ho iniziato a intraprendere questa carriera imprenditoriale. Mi sono ritrovato a 32 anni a dover fare una scelta. La mia attività era cresciuta al punto tale da avere più o meno 35 dipendenti e questo mi ha fatto capire che non potevo più andare avanti nel calcio. All'inizio delegavo, poi mi sono reso conto che dovevo solo concentrarmi su questo. Non mi pesa, ho riscoperto una bella passione: parlo 3 lingue e sto in contatto di gente di tutto il mondo".

Sicuramente raro trovare un giocatore che arriva in A e decide di smettere
"Potevo giocare altri 3-4 anni ma più avanti sei con l'età più devi stare attento a gestirti e mi rendevo conto di non avere più testa. Ho scelto l'imprenditoria e le cose devo dire che stanno andando bene, dato che il ristorante fa 300 coperti al giorno".

Mai avuto il rimpianto di aver smesso così prima?
"Hanno provato a farmi cambiare idea, il mio agente mi chiamava dicendomi dell'interesse di varie squadre, tipo Bari o Entella. Ma no, non mi andava più. E non mi vedevo nemmeno in un altro ruolo, come l'allenatore: sarebbe stato un ricominciare a fare la gavetta, inziare nuovamente a viaggiare e io volevo creare le mie basi con la famiglia".

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