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Marco Negri: "Vorrei vedere un Cagliari più ambizioso"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 06:43Altre Notizie
di Redazione TMW
fonte Matteo Bordiga per tuttocagliari.net

Marco Negri: "Vorrei vedere un Cagliari più ambizioso"

Marco Negri, ex bomber del Cagliari - anche se solo per pochi mesi, nel lontano campionato di serie B 2001-2002 - nel valutare la stagione della formazione allenata da Davide Nicola mette i puntini sulle “i”: a suo giudizio quella in procinto di concludersi non può essere considerata un’annata negativa, ma “dovrà essere l’ultima in cui la società isolana si accontenta di una semplice salvezza ottenuta sul filo di lana”.

Tuttocagliari.net ha raccolto il parere - approfondito e articolato - di Negri sul presente e sul futuro del Cagliari.

Marco, c’è da essere soddisfatti per aver ancora una volta mantenuto la categoria o prevale invece la delusione per l’ennesima annata segnata da tante sconfitte e da un rendimento - a voler essere generosi - alquanto altalenante?

“Una cosa non esclude l’altra. In effetti quest’anno i tifosi rossoblù hanno vissuto dei sentimenti un po’ contrastanti. La salvezza raggiunta in anticipo è sempre un traguardo da festeggiare, perché si tratta dell’obiettivo stagionale dichiarato della squadra. Una volta celebrato il mantenimento della categoria, però, bisogna andare un po’ più a fondo nei ragionamenti e nelle valutazioni. Si deve analizzare il ‘come’, oltre che il ‘cosa’: che stile di gioco ha proposto il Cagliari durante il campionato? In che modo ha tagliato il traguardo della permanenza in serie A? Io dico che una squadra come quella sarda, nel compiere la sua missione-salvezza, avrebbe dovuto esaltare un po’ di più i suoi singoli. Insomma, è mancata la valorizzazione del parco giocatori, e questo a fine campionato lascia un po’ l’amaro in bocca. Anche perché la rosa era ben strutturata, forte di alcuni interpreti dotati di sicuro talento. Insomma, uno degli obiettivi di una società non di primissima fascia in serie A deve essere anche quello di crescere giovani prospetti da mettere poi sul mercato e da rivendere una volta divenuti giocatori ‘fatti’ ed esperti. Allevando contestualmente degli elementi che poi possano magari togliersi la soddisfazione di essere convocati in Nazionale. Tutto questo a Cagliari avrebbero potuto farlo di più e meglio.
Affrontiamo poi il capitolo allenatore. Devo essere onesto: quando affidi la tua squadra a un tecnico come Davide Nicola da un lato sai per certo che i calciatori non molleranno mai e che sputeranno sangue dal primo all’ultimo minuto; per converso, devi anche mettere in preventivo che non giocherai un calcio spumeggiante e garibaldino. Per cui in vista dell’anno prossimo la società dovrà innanzitutto stabilire dove vuole andare e cosa vuole ottenere: la scelta dell’allenatore al quale affidarsi - che potrebbe anche essere di nuovo lo stesso Nicola - sarà una logica conseguenza.”


Si ripete spesso che il Cagliari è una squadra che non molla mai e che in casa propria “si trasforma”… Eppure proprio all’Unipol Domus, quest’anno, i rossoblù hanno fin qui perso - quasi sempre meritatamente - ben nove partite. E molto spesso non hanno dato nemmeno una grande dimostrazione di furore agonistico e di vis pugnandi. Come si spiega?

“Va detto che ci sono alcune squadre che tendono a comandare la partita e a tenere sempre in mano il pallino del gioco, a prescindere dalla loro posizione in classifica. Mi riferisco ad esempio al Venezia, che ha meno punti del Cagliari ma non tradisce o rinnega mai la propria filosofia aggressiva e propositiva. E poi ci sono altre compagini che preferiscono aspettare gli avversari per provare a colpirli al momento giusto, e di conseguenza corrono meno rischi. Quando scegli un allenatore poi devi accompagnarlo per mano nel percorso calcistico che farà compiere alla squadra. Quello che da ex rossoblù mi sento di dire è che vorrei vedere un po’ più di presunzione da parte dei giocatori del Cagliari. Una presunzione positiva, naturalmente, che fa rima con personalità. Stiamo parlando di una società storica che ha vinto uno scudetto, ha lanciato tanti campioni e ha fatto le coppe europee. Insomma, perché non provare a rinverdire quei fasti?

Iniziare la stagione puntando prima di tutto alla salvezza può anche essere giusto, ma poi - quando ci si allena settimanalmente e quando ci si guarda negli occhi nel chiuso dello spogliatoio - bisogna avere la presunzione di dirsi: ‘Andiamo a battere il Milan, l’Inter o la Juventus’. Oppure ‘il nostro obiettivo è quello di portare almeno due giocatori in Nazionale’. Il Cagliari ha una società solidissima, buone strutture e un tifo incendiario. Oggi come oggi la serie A offre la possibilità di fare punti contro tante squadre: bisogna però mettersi in testa di essere forti e avere voglia di competere, di andare oltre i propri limiti. È una questione di mentalità.

In definitiva, non archivierei certo la stagione che sta per concludersi come un’annata negativa, perché sarebbe ingiusto. Ma d’ora in avanti mi piacerebbe che la salvezza fosse solo uno dei tanti obiettivi del Cagliari, non l’unico elemento catalizzatore nell’arco di un intero campionato.”