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TMW RADIO - Giaretta: "In Bulgaria si riparte dal 5 giugno. Questo che vediamo però non è calcio"

TMW RADIO - Giaretta: "In Bulgaria si riparte dal 5 giugno. Questo che vediamo però non è calcio"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
lunedì 18 maggio 2020, 19:03Calcio estero
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Cristiano Giaretta, direttore sportivo del Cska Sofia, ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Cristiano Giaretta, ds del CSKA Sofia, è intervenuto ai microfoni TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto, raccontando delle misure prese in Bulgaria per far ripartire il campionato: "Una settimana fa hanno messo la data ufficiale del 5 giugno per la ripresa, con le ultime due giornate della regular season. Poi invece di dieci partite, nei playoff ce ne saranno solo cinque, e sarà terminata anche la Coppa di Bulgaria".

Com'è il protocollo in Bulgaria?
"Per ora gli allenamenti devono essere fatti mantenendo il distanziamento: sono ammessi quattro calciatori a campo e noi per fortuna ne abbiamo tre regolamentari. L'allenamento di gruppo purtroppo è permesso solo da una settimana prima della ripresa, limita un po' ma è una criticità che accomuna tutti, siamo alla pari".

Quando finisce la stagione?
"Intorno al 10 luglio, e il 25 poi riprende subito quella successiva, con il campionato. Normalmente sarebbe cominciata già dal 10, si tratta di slittare un pochino ma non è male come soluzione".

Per la preparazione estiva come funzionerà?
"Praticamente sarà fatta con le ultime partite della vecchia stagione, poi ci sarà circa una settimana per staccare e si riparte subito. In generale è questa la criticità più grande per i professionisti, con anche gli infortuni dietro l'angolo. Mi pare che in Bundesliga, tra prima e seconda serie, ci sia stata subito una quindicina di infortuni muscolari. Le sessioni individuali non possono essere paragonate agli allenamenti di gruppo. Incrociamo le dita, perché ci vorrà anche tanta fortuna".

Il mercato come si svilupperà?
"Il tema ancora non è stato affrontato. Normalmente già chiude una ventina di giorni dopo l'Italia, vedremo ma credo che bene o male saranno mantenute le vecchie date, ho questa impressione. Ci sarà tempo per fare le squadre, come tutti bisognerà avere più fantasia con budget potenzialmente più bassi".

Come sono state accolte queste misure?
"Direi bene. Qui la sosta vera e propria in estate non c'è mai, quella lunga è in inverno, tanto che di solito noi in quei periodi andiamo in località marittime a fare la preparazione che le italiane solitamente fanno in montagna in estate. Non è una novità di grande impatto".

Queste tempistiche sono adatte anche per l'Italia?
"Per una volta potrebbe adattarsi. Vero che i giocatori non hanno fatto vacanza, ma sono a casa da due mesi e mezzo. Tutto sta nell'avere le garanzie mediche per iniziare, poi ci saranno vari problemi, anche fisici, ma se la nuova stagione iniziasse due settimane dopo la fine di quella prima, ci sta. Per una situazione straordinaria ci vogliono provvedimenti straordinari".

Cosa si fa in Bulgaria al primo positivo rilevato?
"Il dibattito vero e proprio non è mai iniziato, siamo stati tutti testati prima di riprendere gli allenamenti, e tra tutti c'erano solo due positivi. In generale in Bulgaria i numeri sono bassi, hanno chiuso tutto già dal 10 marzo e sono stati lungimiranti. Oggi ancora non si pone il problema di cosa fare al primo infetto, ma ho la percezione che l'elemento sarebbe isolato, posto in quarantena, ma il campionato proseguirebbe".

Quando si rivedranno i tifosi?
"Indecifrabile. Saranno i numeri a dare indicazioni, fare previsioni è molto complicato, sia per l'Italia che in generale. Già trovare una cura sarebbe una bella certezza, e mi sembra di capire che stiano per arrivare. Da lì si deciderà eventualmente sugli assembramenti pericolosi, come stadi e concerti".

Cosa ne pensa di questo nuovo spettacolo del calcio?
"Per diversi motivi è una forzatura, anche per i giocatori che rischiano a livello fisico. Fossi un giocatore sarei preoccupato, come lo sono ora io da dirigente. Certi pensieri li hai in testa, e non sarei sereno. Magari tanti non lo saranno, anche se durante la partita forse ci pensi meno... Fossimo stati nella pausa avremmo pensato bene prima di riprendere, ma ora servono i soldi dei diritti tv e si pensa anche alle persone che gravitano intorno al sistema. Ma servono garanzie per rischiare meno possibile".

Ha senso non potersi abbracciare nell'esultanza di uno sport di contatto?
"Giusto provare ad adottare certe misure, ma parliamo di uno sport che alla sua base ha il contatto fisico. Punto. Vedere una partita così è parodia: a parte che sembra un'amichevole, non c'è pubblico e neanche intensità, questo non è calcio. Dobbiamo riprendere anche per il messaggio, ma ad ora vediamo solo delle partite, non il calcio, che è tutto l'insieme della festa: stadi pieni, gente che mangia il panino fuori... Questo è il calcio. Lo spettacolo vuole la sua parte, e in questo momento non ce n'è".

Come giudica il dibattito italiano sul calcio?
"Qui quello che si è evince è che fondamentalmente ci sia sempre stata una gran baruffa. Le parti ancora adesso non si trovano d'accordo, non viaggiano coordinati. C'è chi dice che in Germania sono stati molto più bravi ma non lo so, arriva però che il Governo deve mettere bocca sulle dinamiche del calcio perché non si riesce a ripartire. Non è facile però neanche farlo in una situazione sanitaria come quella italiana, con tanti morti e feriti, ma spero che le varie parti riescano a parlarsi di più e meglio, mettendo da parte gli interessi personali".

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