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UN BRODINO PER MONTELLA, ORA LA RIVINCITA DI COPPA CON L’ATALANTA. SOTTIL IMMATURO, BENASSI ESEMPIO. LUI E CHIESA ARMI IN PIÙ PER USCIRE DALLA CRISI
mercoledì 4 dicembre 2019, 00:00L'opinione
di Leonardo Bardazzi
per Firenzeviola.it

UN BRODINO PER MONTELLA, ORA LA RIVINCITA DI COPPA CON L’ATALANTA. SOTTIL IMMATURO, BENASSI ESEMPIO. LUI E CHIESA ARMI IN PIÙ PER USCIRE DALLA CRISI

Un brodino per Montella. E a offrirglielo è stato proprio colui che finora, da capocannoniere dello scorso anno, era stato praticamente ignorato. La Fiorentina non è ancora fuori dal tunnel, ma intanto può respirare e prepararsi alla rivincita di coppa con l’Atalanta, la squadra che pochi mesi fa tolse proprio a Montella la possibilità di giocarsi la finalissima all’Olimpico. Marco Benassi è stato il protagonista indiscusso di una serata delicatissima, che poteva diventare beffarda soprattutto dopo il rosso a Venuti. I viola invece, pur frenati dalle insicurezze dovute al periodo nero, hanno saputo soffrire insieme, da squadra. Un ottimo segnale di unione e spirito di sacrificio, che rinfranca Montella e fa gioire Commisso, il quale, finalmente, si è potuto godere la sua prima vittoria al Franchi. 

I meriti maggiori come detto li ha Benassi. Escluso spesso, al punto di diventare comparsa, il centrocampista viola si è comportato da vero capitano: ha trascinato i suoi fuori dai guai, ha segnato, si è sfogato e ha giocato in mille ruoli diversi. In una parola, ha dato l’esempio di come si reagisce alla panchina. Tutto il contrario del giovane ribelle Sottil, che invece si è preso la libertà di contestare Montella e andare a discutere anche con il vice Russo. Un comportamento inaccettabile fortunatamente alleggerito dalle scuse arrivate nello spogliatoio già all’intervallo. Sottil ha talento e forse non avrebbe meritato di uscire, ma niente giustifica una mancanza di rispetto del genere, soprattutto perché la Fiorentina in quel momento aveva bisogno di tutto fuorché di ulteriori tensioni. 

Maluccio nel primo tempo anche la difesa, impacciata in più di un’occasione (compresa quella dell’espulsione di Venuti), mentre Vlahovic ha girato spesso a vuoto. Il suo dovere comunque i viola l’hanno fatto, soprattutto compattandosi nel secondo tempo, in un 4-4-1 (poi diventato 3-5-1 con l’ingresso di Caceres) che ha lasciato le briciole al volenteroso Cittadella. Come detto però, questo è stato solo un brodino per scaldarsi dal gelo del Franchi. Le tre sconfitte di fila in campionato pesano e Torino sarà un banco di prova molto duro. In campo ci saranno due squadre convalescenti, deluse da questo avvio di campionato (i tifosi granata sono sul piede di guerra) e chiamate a non fallire ancora per scacciare la crisi. Montella, come si sa, si gioca moltissimo da qui a Natale: Commisso gli ha concesso altre chances perché in questo momento crede che cambiare possa far meglio che peggio, ma soprattutto perché ingaggiare un nuovo allenatore oggi potrebbe compromettere il progetto futuro di una Fiorentina che dovrà puntare in alto. A fine anno Montella - salvo clamorose sorprese -  non sarà confermato e sarà in quel momento che Rocco farà la sua prima vera scelta tecnica da quando è proprietario viola. Ecco perché queste le prossime tre partite saranno fondamentali: servono punti per togliersi dai guai e per ritrovare fiducia. Serve ridare tranquillità a un allenatore (anche ieri fischiato per il cambio di Sottil) nel mirino della critica da tempo, ma che proprio in questi giorni sta impostando il mercato di gennaio con Pradé. Guai fallire a Torino dunque, magari con un Chiesa ritrovato in attacco e un Benassi in più a centrocampo, per altro grande ex della partita. L’entusiasmo di un giocatore ritrovato, in certi casi, può fare la differenza. 

Ps: Ho visto con piacere le foto di Betlemme e delle partite giocate dai ragazzini del Cagliari mischiati con bimbi israeliani e palestinesi. Il campo intitolato ad Astori da quelle parti è qualcosa di bellissimo, un simbolo di integrazione e di pace che onora il capitano e chi lo ha reso possibile. Peccato che la Fiorentina non ci fosse. Commisso, sabato scorso, aveva altro a cui pensare, ma una delegazione viola avrebbe dovuto esserci. Sarà per la prossima volta, la proprietà è cambiata ma Davide resta nel nostro cuore.