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tmw / fiorentina / L'editoriale
Firenze delusa, ma questa società non cambia mai. Commisso e i dirigenti si sono presi responsabilità e ora spieghino il senso delle scelte. Il vero capolavoro è stato farsi amare in modo commovente dalla curva per 6 anni: sostegno mai visto primaTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00L'editoriale
di Angelo Giorgetti
per Firenzeviola.it

Firenze delusa, ma questa società non cambia mai. Commisso e i dirigenti si sono presi responsabilità e ora spieghino il senso delle scelte. Il vero capolavoro è stato farsi amare in modo commovente dalla curva per 6 anni: sostegno mai visto prima

La Fiorentina è riuscita in un'impresa, quella di buttarsi via nella stagione in cui aveva la rosa più forte da quando c'è Commisso. L'assenza di gioco è stata coperta dalle prodezze dei migliori, ma al momento decisivo alcuni infortuni, la paura e l'inesperienza dell'allenatore - riconfermato platealmente al presidente Commisso con una mossa che avrebbe dovuto aggiungere stabilità, ma a quanto pare invece l'ha tolta - hanno determinato il crack. Perché di questo si tratta, nonostante la sconfitta della Roma a Bergamo: l'Europa è poco più di un miraggio.

La squadra è stata fischiata dai 700 tifosi viola presenti a Venezia e vedremo se questo sarà l'antipasto di un cambio di posizione da parte delle Curva (ne parleremo poi in questo articolo). Qui a caldo dobbiamo ancora una volta sottolineare che la Fiorentina ha giocato la sua quarta 'finale di maggio' con un atteggiamento determinato da scelte di formazione discutibili. Come a Roma, anche a Venezia sono partiti titolari Richardson e Ndour (con Adli in panchina), con Mandragora arretrato a fare il play. Sorvoliamo sulla sorpresa di Gudmundsson in tribuna per un infortunio di cui nessuna era stato informato, ma in questo modo Mandragora - che guarda caso ha segnato quando ha alzato la posizione - è stato ancora una volta arretrato play e la Fiorentina ha perso un contributo prezioso per provare a vincere la prima delle tre partite che avrebbero dovuto portare nove punti. Ndour trequartista e i lanci lunghi per Beltran hanno aggiunto altri motivi di riflessione, anche se purtroppo di ragioni per criticare le valutazioni di Palladino ce ne sono state tante durante la stagione. Vogliamo farci del male ricordando la gara di ritorno contro il Betis? In campo la formazione migliore, ma gradualmente sono usciti alcuni dei giocatori più forti per lasciare spazio a riserve che hanno deluso per stessa ammissione di Palladino. Il messaggio per il Betis è stato chiaro e infatti nei supplementari gli spagnoli hanno forzato il loro cambio di atteggiamento, attaccando per vincere la partita. Perché quella rinuncia alla qualità e all'esperienza in una gara così importante? Perché un centrocampo mai visto contro la Roma, altra partita da vincere assolutamente che invece è stata persa?

Il Venezia è uscito dalla zona retrocessione dopo 8 mesi e questo record è stato raggiunto grazie a una Fiorentina che avrebbe dovuto lottare per entrare nell'Europa vera, l'obiettivo dichiarato di questa stagione. Vogliamo aggrapparci, come ha fatto in parte Palladino, ai dubbi per il gol segnato da Candè dopo un probabile tocco di mano? Non lo ha fatto il Ds Pradè, ancora una volta molto critico dopo una sconfitta: 'La Fiorentina non può perdere a Venezia, faremo riflessioni profonde' . L'impressione è anche quella che all'interno del club ci siano visioni non necessariamente coincidenti a proposito della conduzione tecnica, anche se poi tutto viene ricollocato nell'ambito della normalità quando la delusione svanisce. Firenze è al limite della sopportazione, ma questa società nel corso degli anni ha dimostrato di non sapere o volere cambiare. Commisso e i dirigenti si sono presi pubblicamente responsabilità che non possono essere dimenticate e a questo punto dovrebbero essere spiegate alcune scelte (per esempio l'assenza di un vice Kean, la cessione di Kayode, un buon mercato di riparazione fatto però per un altro modulo, il 4-2-3-1, la stessa plateale conferma dell'allenatore in un momento in cui non ce n'era bisogno, al punto che Palladino stesso si è dichiarato sorpreso).

E ora? Chi conosce la storia della Fiorentina sa bene che i veri cambiamenti sono stati determinati dalle posizioni forti prese dalla Curva, dalla quale negli ultimi sei anni è arrivato sempre un atteggiamento perfino commovente nei confronti della squadra e della proprietà. Con pochissime eccezioni, compreso il comunicato dello scorso finale di stagione. In passato il feeling è stato determinato anche dal fatto che la Fiorentina è rimasta in corsa almeno nelle finali, il fatto che poi le abbia sistematicamente perse ha contribuito a incrinare il rapporto con Italiano ma non deve cancellare il lavoro fatto da un allenatore che aveva obiettivamente a disposizione risorse tecniche inferiori a queste.

E comunque sta per finire un'annata stramba, con imprese contro le grandi e autosabotaggi contro le piccole. Gli 8 punti lasciati per strada fra Monza e Venezia sono l'esempio più clamoroso, male però anche il ko contro Udinese, il pareggio interno contro il Toro in 10 per una vita, la sconfitta al Franchi contro il Verona e altre quisquilie, direbbe Totò, che hanno complicato la vita di una squadra capace - fra l'altro - di perdere anche contro l'Apoel in Conference. Poi però le imprese contro tutte le big, a parte il Napoli. E allora? Una stagione fondata soprattutto sulle individualità, che però Palladino ha curiosamente centellinato da maggio in poi, nelle partite che valevano tutta la stagione.

E ora, per non farsi mancare nulla, arriva il Bologna di Italiano. Al quale se non altro il coraggio non è mai mancato.