Se 3 indizi fanno una prova, 4 cosa significano? La Fiorentina non c’è. Ma oggi, più che al tecnico, tocca alla squadra
Altro che Halloween, la paura fa 90 in casa viola. Il primo novembre della Fiorentina passa alla storia per l’addio di Daniele Pradè, ds nei 7 anni della gestione Commisso. La decisione prende di sorpresa tutti, da Commisso a Ferrari, ma resta ferma nella testa del dirigente, ormai deciso a farsi da parte sperando di eliminare un problema ulteriore a una Fiorentina sommersa dai guai. Il resto è la cronaca di una giornata febbrile al Viola Park, aspettando di sapere se servirà cambiare l'allenatore o basterà cercare un nuovo ds (ma nessun contatto, con nessun nome, è stato avviato, che sia Giuntoli, Maldini o tutte le altre ipotesi piovute ieri)
La caduta di un fragile castello di carte
Con la mossa di Pradè è come se cadesse il fragile castello di carte che Commisso aveva (ri)costruito dopo la scomparsa di Barone. Se nel primo lustro della gestione americana la Fiorentina aveva puntato tutto sulla presenza h24 di Barone, dopo la sua tragica scomparsa il proprietario ha allargato mansioni e responsabilità di Ferrari e Pradè, ma senza inserire nuove figure a esclusione del dt Goretti. La storia, o meglio le storie, dell’ultimo biennio si arricchiscono adesso di un nuovo crollo strutturale (quarto caso di dimissioni preceduto da tre tecnici, praticamente un record che bissa quello della peggior partenza in campionato) avvenuto ieri quando alle 5:00 americane Commisso ha ascoltato la versione di Pradè. Il segnale definitivo di una debolezza cronica, di una struttura societaria troppo sguarnita di figure di calcio (anche a giudicare dai risultati del passato) ma pure la conferma che determinati errori del passato sono stati semplicemente ripetuti
Pradè stupisce tutti lasciando un vuoto societario da colmare
Il passo di Pradè era nell’aria, certo, il tempismo colpisce, anche perché giunto alla vigilia di una gara dal valore enorme e sul cui risultato pesano decisioni determinanti come quelle sul tecnico, ma non cambia lo stato delle cose. Un momento di difficoltà enorme sul campo ma pure di vuoto assoluto in società, già attaccata dai tifosi allo stadio. Insomma l’emergenza è adesso totale, e il pensiero più immediato non può che citare in causa il proprietario ora chiamato a intervenire, sempre che non debba pensarci il CEO Stephan il cui ritorno in città non poteva comunque passare inosservato. Di certo c’è che oggi la Fiorentina è come se non esistesse, con un dg molto poco abituato a determinate situazioni calcistiche, e un dt come Goretti che ad oggi non ha mai goduto di autonomia decisionale e responsabilità. Ennesimo dazio salatissimo a un’idea chiara di calcio, e di progetto sportivo, che in casa viola probabilmente non c’è mai stata. D’altronde se 3 indizi (o dimissioni) fanno una prova, 4 cosa significano?
I calciatori chiamati alle loro responsabilità
A onor del vero andrà ricordato come l’attualità arrivi prima di qualsiasi altra riflessione, perché la classifica parla chiarissimo (pure troppo) e oggi in campo c’è in ballo tantissimo. Pioli per esempio si gioca tutto, all’orizzonte pareva esserci il nome di Paolo Vanoli come eventuale successore, ma ora la prima domanda è la stessa che riguarda un nuovo direttore sportivo: chi deciderà le figure in questione? In questo inizio di novembre da incubo la Fiorentina dovrà comunque fare punti oggi, fosse solo per una questione di credibilità. La stessa che chiama in causa i calciatori ancor prima che il tecnico, soprattutto oggi che in campo servirà mettere gambe, testa, cuore e molto altro. Perchè al cospetto di un’avversaria alla portata come il Lecce la Fiorentina può e deve fare la prestazione, a prescindere da tutto quel che sta avvenendo intorno al mondo viola.






