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Vanoli si presenta: "Firenze una sfida, non ho paura. Dobbiamo riconquistare i tifosi"
Oggi alle 19:12Copertina
di Ludovico Mauro
per Firenzeviola.it
fonte dal nostro inviato al Viola Park

Vanoli si presenta: "Firenze una sfida, non ho paura. Dobbiamo riconquistare i tifosi"

È il giorno della presentazione di Paolo Vanoli. Il nuovo allenatore della Fiorentina, dopo aver già debuttato sulla panchina viola nel pareggio contro il Genoa di domenica scorsa, si è presentato ufficialmente in conferenza stampa, prendendo la parola dal Media Center del Viola Park. Queste le sue dichiarazioni: "Intanto è doveroso fare le condoglianze a Richardson, ha perso una persona importante (il padre, ndr). In questo momento è un ragazzo non felice e in futuro dovremo stargli vicini".

Che sfida è?
"So che cos'è Firenze. Perché qui si è dimostrata negli anni una grande crescita, il presidente ha voglia e forse era destino che accettassi questa sfida. Queste sfide mi motivano, mi danno energia. E soprattutto non ho paura, so che sarà lunga e difficile, infatti ho detto ai ragazzi di mantenere lucidità. Perché per uscire da questo momento ci vuole tanto lavoro".

Aggiunge poi: "Lasciamo stare il mercato di gennaio. Ho sentito molte cose sulla preparazione estiva: non mi voglio paragonare a una persona che qua ha fatto cose per il bene della Fiorentina, parlare di questo o del mercato non sarebbe corretto. Pensiamo alla prossima partita, che sarà per noi importante e difficile".

Crede di avere la doppia identità? Cioè puntare alla salvezza in Serie A e alla vittoria in Conference?
"Noi dobbiamo fare la grande squadra. Ossia lavorare partita dopo partita, il campionato adesso ha un obiettivo diverso dalla coppa. L'errore, adesso, sarebbe pensare a cosa possiamo fare. Pensiamo partita per partita, a piccoli passi: è un messaggio troppo importante. Diamoci piccoli traguardi, altrimenti rischiamo per l'ennesima volta di uscire. Ai ragazzi ho detto: "Siamo qua sotto. Magari siamo anche bravi, ma siamo qua sotto". Per cui adesso dobbiamo metterci l'elmetto. Una prima risposta l'ho avuta a Genova, c'è sicuramente tanto da lavorare ma ho vissuto squadre che hanno vinto, con giocatori che non avevano la presunzione del vincente. Ora lavoriamo con questa mentalità, da umili: i vincenti fanno così. Questo è un posto che emoziona, ora guardiamo avanti senza voltarsi indietro. Dobbiamo dare qualcosa al nostro presidente e ai nostri tifosi, servono grande lavoro, umiltà e consapevolezza, con grande lucidità".

Come si costruisce la mentalità operaia, di chi deve salvarsi?
"È come avere dei figli. Quando ero a casa, mia figlia mi diceva: "Papà mi sono cresciuti i followers perché è uscita la notizia che vai al Panathinaikos". La società di oggi è questo, bisogna insegnare di più come sapersi comportare. Perché oggi sei dentro a un "Grande Fratello", ma io non sono capace neanche di andare su Instagram. Oggi bisogna prendere le persone e dirgli come ci si comporta, facendo capire gli errori. Un po' come quando dico ai giocatori di non parlare coi giornalisti (ride, ndr)".

C'è possibilità di passare alla difesa a quattro?
"Oggi si lavora tanto sui dati, noi nelle prime undici riscontriamo dati che ci fanno capire che c'è da lavorare su tutto. A partire dalle cose più semplici, come la compattezza. Prendiamo tanti gol su calcio piazzato, in un solo allenamento ho solo deciso di fare la marcatura a uomo. Adesso bisogna fare le cose basiche, anche elementari, il momento dice questo. Poi le cose evolvono a stagione in corso, la passata stagione ho avuto l'infortunio di un grande attaccante (Zapata, ndr) e ho dovuto riflettere. Adesso bisogna essere chiari, compatti, anche perché nelle partite ci sono più partite. E infatti ai ragazzi ho detto: "Bisogna sempre provare a vincere, però non bisogna perdere"".

Come si inserisce nel momento attuale?
"Oggi dobbiamo essere noi a riconquistare i tifosi. L'ho detto ai giocatori, perché i tifosi stanno facendo tanto e tocca a noi riconquistarli. Come? Con sacrificio, voglia di conquistare qualcosa, di uscire da questa situazione. È il momento di prendersi la responsabilità, abbassare la testa, stare zitti e accettare tutte le critiche".

Come ha trovato lo spogliatoio?
"Sono qua da poco, quello che abbiamo notato però è la fragilità con cui si prendono gol. La paura è un sentimento negativo, e trovarsi lì oggi porta a questo. Abbiamo le qualità per uscirne, però serve l'umiltà dei forti, come andare a Marassi e capire che non puoi far scappare il Genoa. Di sicuro, garantisco che questo gruppo è affamato, voglioso di uscirne. Ma questo non deve portare alla frenesia, perché non si esce da tutto ciò in due partite, ma piano piano".

Come vede Fagioli?
"Fagioli è un giocatore di qualità. Può fare la mezzala come il play, però deve dimostrare chi è. Non posso stare dietro a guardare se un giocatore è bravo, perché io devo portare risultati: è un passo per tutti a livello mentale. La mentalità parte dalla testa, non dai piedi. Oggi abbiamo cinque cambi a disposizione, il 50% della formazione: chi entra, deve entrare bene".

Aggiunge poi, su domanda fatta a Goretti: "Io penso che le cose si debbano conquistare. Al club, quando c'era la trattativa per il contratto, ho solo detto: "Io voglio allenare la Fiorentina, poi fate voi"".

Com'è andato l'allenamento stamani?
"A me piace lavorare. Abbiamo un centro sportivo in cui si può anche dormire e riposare, ne devo approfittare. È una grande opportunità e la voglio sfruttare. Stamattina, ad esempio, ho fatto i test fisici. Ma non perché devo sapere quali siano le loro condizioni attuali, bensì perché devo capire come improntare il lavoro su ognuno. Piccoli non ha il fisico di Dodo, per dire. Quindi devo capire su quali parametri posso spingere e farli migliorare".

Cosa ne pensa di Gudmundsson?
"Deve lui capire me, non il contrario. E anche velocemente. Un po' lo stesso discorso di Fagioli, sono giocatori importanti e che sono stati presi perché hanno qualità, ma bisogna cambiare mentalità. Albert è un giocatore su cui crediamo, ma ora siamo tutti sulla stessa barca. Non si può guardare l'aspetto tecnico, ogni giocatore deve fare una corsa in più per il compagno, a partire dagli attaccanti".

Qual è la qualità del gruppo che le dà più fiducia?
"La risposta l'ho avuta domenica su un campo ostico, trovando un gruppo con grande responsabilità. Non è certamente qualcosa che mi ha tolto le paure, ma neanche poco".

Come si fa a rompere con quel che faceva Pioli? Cosa scriverebbe sulla lavagna in spogliatoio?
"Ai ragazzi ho detto che abbiamo l'opportunità di scrivere una pagina nuova. Se ci attacchiamo al passato, diventa ancora più difficile. Nella vita si sbaglia ma ci si può rifare, e accade anche nel calcio. Il primo passo di questa pagina vuota lo abbiamo fatto a Genova, però andremo partita per partita. Ci uccideremmo se guardassimo indietro".

Un pensiero per il futuro?
"Un passo alla volta. Adesso penso all'allenamento di domattina, quando metteremo un altro tassello. È così che si esce dalle difficoltà. Non ho mai guardato più avanti, mi sono sempre tirato su le maniche. Nel 2001 vincemmo qua la Coppa Italia, c'erano campioni è vero, ma anche tanti 'operai' che avevano voglia di prendersi qualcosa. Mi piacerebbe vedere oggi qualcuno con un atteggiamento del genere".

Possono coesistere Kean e Piccoli?
"C'è un parco attaccanti da sfruttare. È come il discorso della difesa a tre o a quattro: devo capire come mettere in condizioni gli attaccanti di far gol, questo è quel che conta. Piccoli e Kean hanno caratteristiche molto simili, ma se si mettono a disposizione l'uno dell'altro in futuro potrebbero anche giocare insieme. Non è la priorità, devono essere bravi a giocare anche da soli e mettersi a disposizione della squadra".

Quanto è pesante essere alla Fiorentina?
"È una maglia pesante. Ci sono tanti ragazzi giovani e che arrivano in realtà diverse, trovandosi in una importante e che vuole vincere. Piano piano, bisogna fargli capire che cosa vuol dire il Viola Park, i tifosi e la maglia della Fiorentina".

Incide sulla squadra giocare con lo stadio coi cantieri?
"Sicuramente, ma è un passaggio di cui eravamo a conoscenza. Ma non deve essere un alibi, perché i tifosi ci sostengono e l'hanno fatto anche a Genova. Ripeto, dobbiamo dimostrare noi a loro cosa vuol dire indossare questa maglia, perché loro a noi stanno già dimostrando".