Vanoli a gamba tesa. Goretti imponga la discontinuità. Mercato: rinforzi nel mezzo e dietro
Le parole ci sono state e in generale (salvo qualche distinguo) ci sono piaciute. Ora i discorsi vanno in archivio, spazio solo ai i fatti che tradotti in italiano sono il sinonimo dei punti. La Fiorentina ne deva fare tanti: diciamo altri 31-32 per sperare. Sempre che la media salvezza non si alzi lungo il percorso per arrivare alla fatidica quota 40 ovvero quella classica. L’allenatore ha mostrato idee chiare.
Lo stato dell'arte
Vanoli è entrato a gamba tesa. Ha inviato messaggi ai suoi uomini che non sono negoziabili: “Non voglio calciatori bravi, voglio uomini che mi portino risultati”. Poi rivolto ai giocatori di maggior qualità, Fagioli e Gudmundsson, li ha inchiodati alla realtà: “Non sono io che devo seguire loro, ma loro me. E velocemente…”. Vanoli è un duro e non ha nessuna intenzione di smentirsi. Ma forse questa squadra adesso ha bisogno proprio di un elettroshock. O la va o la spacca. Vale la pena tentare. Il gruppo ha una sola chance: seguire alla morte il proprio allenatore. Crederci ciecamente. Se Vanoli rispetterà quanto ha promesso, e non abbiamo dubbi al riguardo, non farà sconti a nessuno. Ma con questa modalità sarà un tecnico equo. Giocherà solo chi lo merita. Non conteranno i nomi. Nemmeno i cognomi. I viola non hanno soluzioni alternative perché ora hanno la faccia fuori dalla finestra. Sono crollati almeno un paio di alibi e la tifoseria è inferocita. Vuole vedere gente in campo che corre, possibilmente bene, e che lotti con un furore agonistico degno del calcio in livrea. Vuole undici leoni, come ricordato appena conclusa la partita di Genova. In fin dei conti non è difficile, ma è obbligatorio farlo.
Dieci anni o una settimana...
Lo ha detto Goretti quando gli è stato chiesto se sulla nuova poltrona si sentisse Caronte, cioè un traghettatore, oppure un dirigente pronto a restare a lungo. Lui ha risposto con convinzione: “Lavoro come se dovessi restare 10 anni anche se poi resterò solo una settimana…”. Fotografia perfetta, è l’atteggiamento corretto. Il ragazzo (si fa per dire) è carico. Gli occhi in conferenza stampa gli brillavano, probabilmente dentro aveva un vulcano acceso. Goretti è un uomo di calcio, su questo poche discussioni. Sa di avere una bella carta tra le mani. Ha voglia e soprattutto diritto di giocarsela.
Tocca a Goretti anche perché dopo l’addio di Pradè è l’unico garante tecnico della società. Gli darà una mano il bravo Raffaele Palladino, ma sarà l’ex Perugia a decidere tutto.
Gli diamo un consiglio non richiesto: Goretti segni subito una netta discontinuità rispetto al passato più o meno recente. Butti sul piatto le sue idee con il coraggio che è richiesto, senza paura di sbagliare. Saranno campo e tempo a stabilire la bontà della sua azione o gli eventuali errori. Ha la fortuna di conoscere bene Vanoli, parlano la stessa lingua. Sconosciuta a chi non è avvezzo a questioni pallonare.
Niente scherzi a gennaio
Partiamo da un paio di punti fermi. Primo: siamo consci che il presidente Commisso in estate ha tirato fuori 92 milioni. Secondo: da oggi all’inizio del mercato di gennaio ci saranno 8 partite di campionato (anche se l’ultima di andata sarà il 7 con la Lazio), 3 in Conference e forse a dicembre (da stabilire se in quel periodo o a gennaio) l’ottavo di Coppa Italia. Stiamo a 11 incontri prima di accendere le micce delle trattative. Significa che Vanoli avrà un numero sufficiente di test ufficiali per capire dove sono le reali lacune e come intervenire. Anche facendo partire qualcuno che lui non ritenga organico alla causa. Detto tutto questo, a gennaio la società dovrà intervenire comunque in due reparti: a centrocampo cercando un elemento di forte personalità, in grado di dosare qualità e quantità. Uno che nel mezzo si faccia sentire. E poi in difesa: sono stati presi 18 gol in 11 sfide, la peggior retroguardia del campionato. Un innesto che dia più sicurezza serve come il pane. Un ulteriore sforzo economico della proprietà potrebbe aiutare a salvare la Fiorentina dalla B. La retrocessione sarebbe un bagno di sangue dal punto di vista delle casse societarie.






